La mostra dell’Arsenale. 53a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia

SCRITTO DA
Orith Youdovich

lygia_pape-tteiaSiamo giunti alla 53a edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia con una rinnovata curiosità e ci siamo inoltrati nella bella struttura dell’Arsenale dove ci siamo imbattuti in un lungo percorso espositivo. Alcune scelte risultano opinabili, mentre alcuni lavori, non sempre e necessariamente eseguiti da “grandi” nomi, sono a nostro avviso degni di nota.

 

Tra le prime opere incontrate colpisce il raffinato allestimento (Ttéia I, C, 2002) realizzato da Lygia Pape, artista brasiliana morta nel 2004.  Fili di rame e oro tesi tra soffitto e pavimento diventano raggi che, grazie all’accurata e ricercata illuminazione, si intrecciano e si smaterializzano. Questa perfetta interazione tra materiale e luce è valsa a Lygia Pape una menzione speciale conferitale dalla giuria della Biennale (composta da Jack Bankowsky, USA; Homi K. Bhabha, India; Sarat Maharaj, Sudafrica; Angela Vettese, Italia, presidente; Julia Voss, Germania) che così ha motivato la decisione: “l’intreccio dei fili dorati si mostra come l’esito di esperienze iniziate nell’ambito del Costruttivismo brasiliano. L’opera si converte da struttura geometrica in un’esperienza nuova in termini di visione, emozionalità e attitudine alla performance”.


sara_ramo-quasevazio
 

Il video dell’artista spagnola Sara Ramo (vive a Bel Horizonte, Brasile), intitolato Quasecheio, quasevazio (2008), avrebbe forse meritato una migliore collocazione. L’audio proveniente da un’altra installazione contigua finisce infatti per distogliere l’attenzione e per inquinare il silenzio dei vicoli ripresi, questi ultimi elementi evocativi dell’infanzia che Ramo vorrebbe far riemergere in modo impassibile e straniante. Muri e pavimenti formano spazi senza via d’uscita, rianimati senza grossi sconvolgimenti da una palla di carta in lento movimento, da nuvole di polistirolo che cadono dall’alto o da una scatola semplicemente collocata dietro un muro.

 

Cildo Meireles, artista brasiliano sempre attento ai colori e alle sue particolarità, in questa edizione della Biennale è presente con un’installazione intitolata Pling Pling, costituita da sei stanze spoglie. Pavimento, muri e soffitto sono dipinti con un colore intenso (rosso, arancione, giallo, verde, blu, viola). Un monitor appeso nell’angolo di ogni stanza restituisce un colore complementare in un gioco di richiami che termina nel “vuoto” all’uscita dall’ultimo ambiente.

L’impatto cromatico che vive il fruitore non ha nulla di banalmente estetizzante ma rappresenta un discorso emblematico sulla percezione/esperienza visuale dell’individuo.

 

amy_simon-different_state_of_mindAmy Simon presenta un’interessante serie di fotografie che ha scelto tra le migliaia che ha scattato in un appartamento di Tel Aviv. La sua ricerca creativa sta nella selezione di alcune immagini che rimandano il suo sguardo alle emozioni iniziali da cui sono scaturiti gli scatti. Questo rapporto intuitivo con l’ambiente racchiuso nel lavoro a different STATE of mind (2008-2009) è spiegato dalla stessa artista americana: “Nel momento in cui sono entrata in questo particolare appartamento, in un giorno feriale con 40 gradi di calore e il sole alle 9 del mattino, ho sentito/saputo che lì c’era per me, verso di me, su di me qualcosa di più della semplice architettura di quelle stanze. La luce, la temperatura, gli odori, tutto mi ha convinta di aver avuto esperienze analoghe”.

 

E infine vi segnaliamo l’installazione-ragnatela di Tomas Saraceno. Galaxy Forming along Filaments, like Droplets along the Strands of a Spider’s Web (2008) è formata da fili elastici tesi tra pavimento, soffitto e pareti che in un complesso intreccio creano una “ragnatela” solida e allo stesso tempo fragile. Natura, forma, architettura, scienza e arte si incontrano in questa struttura suggestiva creata dall’artista argentino la cui ricerca è da sempre svolta nei campi della scienza e dell’estetica.

 

Tra gli altri artisti esposti all’Arsenale, una citazione conclusiva merita senza dubbio Michelangelo Pistoletto, il quale ripropone ancora una volta la sua personale indagine sullo “specchio” attraverso l’allestimento di una sala con grandi specchi incorniciati distrutti durante una perfomance.    

 

© CultFrame 06/2009

 

IMMAGINI

1 Lygia Pape. Ttéia I, C, 2002. 53a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Fotografia di Orith Youdovich

2 Sara Ramo. Quasecheio, quasevazio, 2008. 53a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Fotografia di Orith Youdovich

3 Amy Simon. A different STATE of mind, 2008-2009. 53a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Fotografia di Orith Youdovich

 

INFORMAZIONI

Dal 7 giugno al 22 novembre 2009

Arsenale

Orario: Tutti i giorni 10.00 – 18.00 / chiuso martedì

Biglietto: Intero € 18 / Ridotto € 15 / Permanent pass € 60

Curatore: Daniel Birnbaum

 

SUL WEB

Il sito di Lygia Pape

Il sito di Amy Simon

Il sito dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia

 

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Orith Youdovich

Orith Youdovich, fotografa, ha abbandonato il reportage sociale per dedicarsi alla fotografia concettuale e da allora dirige il proprio sguardo sul mondo in un continuo processo di analisi del rapporto tra sguardo soggettivo e paesaggio. Svolge attività di ricerca artistica sulla connessione tra fotografia e cinema. Ha esposto in mostre personali e collettive e ha curato esposizioni per Festival di fotografia italiani. E' co-autrice del volume "Il vento e il melograno - Fotografia Israeliana Contemporanea", del saggio "Cosa devo guardare – Riflessioni critiche e fotografiche sui paesaggi di Michelangelo Antonioni" (Postcart, 2012). Curatrice e giornalista, ha curato mostre di fotografia e dal 2009 al 2018 è stata Direttore responsabile della testata giornalistica Punto di Svista – Arti Visive in Italia.

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