Tra gli appuntamenti più significativi proposti nell’ambito della 53a Mostra Internazionale d’Arte di Venezia, dobbiamo senza dubbio segnalare On-Air, personale dell’artista/fotografo sudcoreano Atta Kim.
Si tratta di un’esposizione, già allestita a New York nel 2006 presso l’International Center oh Photography, che in occasione della manifestazione veneziana ha trovato ospitalità nello splendido contesto del Collegio Armeno a Palazzo Zenobio. Posizione ideale (leggermente appartata rispetto al rutilante mondo della Biennale), questa di Palazzo Zenobio, per una mostra che deve necessariamente essere fruita nella tranquillità della meditazione, della riflessione individuale. Sì, perché Atta Kim è un fotografo che parla del nucleo concettuale del fare fotografia: la questione della percezione della realtà, quella della convenzione umana dello spazio-tempo, il problema della caducità del tutto, il tema della fragilità del corpo umano spesso usato come un oggetto commerciale. Le immagini di Atta Kim sono dei (pre)testi linguistico/espressivi il cui scopo è quello di guidare il fruitore in una sorta di percorso filosofico non convenzionale. Per tali motivi, Atta Kim viene definito un filosofo delle immagini, più che un creatore di opere fotografiche, ed è per questo che le sue fotografie sono più che altro dei saggi visuali sull’esistenza e sul rapporto del genere umano con l’indecifrabilità di concetti come spazio, tempo, realtà.
On Air presenta delle opere di grandissimo formato che consentono al visitatore di divenire idealmente parte integrante dell’immagine. È il vuoto che emerge dalle inquadrature di Atta Kim che richiama lo sguardo e che costringe chi guarda a immergersi in una dimensione in cui lo spazio diviene luogo straniante e il tempo perde la sua connotazione ritmica. La città si trasforma in contenitore della contraddizione che viene a crearsi tra spazio pieno e vuoto, tempi serrati e dilatati. I paesaggi urbani proposti dall’artista sudcoreano sono dunque ambienti nei quali, grazie all’uso di tempi di esposizione che arrivano a otto ore, l’elemento umano scompare mutando la sua essenza in apparizione fantasmatica. La metropoli altera la sua condizione di luogo convulso in cui succede sempre qualcosa e arriva a essere “semplice” universo in cui improvvisamente e tragicamente si palesa la sostanza dell’esistenza: il nulla, il vuoto.
In altre opere, invece, Atta Kim utilizza la tecnica della sovrimpressione di immagini, le quali stratificandosi in modo vorticoso (si parla anche di centinaia di scatti) vanno a comporre un nuovo tipo di inquadratura infinitamente più complessa sotto il profilo concettuale.
Nello spazio di Collegio Armeno, Atta Kim ha scelto anche di presentare un video emblematico, nel quale l’artista sudcoreano dopo aver edificato un “Tempio” di ghiaccio lascia che questo “oggetto” costruito dall’uomo si sciolga, implodendo e disperdendosi nella sua stessa materia: l’acqua. Simbolo della fragilità delle “cose” umane, così come del pensiero umano, questo video particolarmente suggestivo rappresenta l’opera-saggio forse più chiara e leggibile di un autore che comunque raggiunge il suo vertice espressivo proprio nella limpidezza del messaggio. Dunque, i risvolti estetici delle sue opere rappresentano una specie di effetto collaterale inevitabile, effetto che serve alla comunicazione dei contenuti ma che non rappresenta il cuore della poetica dell’artista.
©CultFrame 06/2009
IMMAGINI
1 Atta Kim, ON-AIR Project, the New York series. © the Artist, Courtesy the Artist
2 Atta Kim, ON-AIR Project 210-1, the Paris series, Champ-Elysees Avenue, 2008, Chromogenic print, eight-hour exposure, 188x248cm, 96x126cm, © the Artist, Courtesy the Artist
INFORMAZIONI
Dal 7 giugno al 22 novembre 2009
Palazzo Zenobio, Dorsoduro 2596, Venezia
Orario: 10.00 – 18.00 / chiuso lunedì / Ingresso libero
A cura di Jiyoon Lee, Seong Seok Lee / Organizzazione: Gyeongnam Art Museum
LINK
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