The Photographic Object. Una mostra a Londra

SCRITTO DA
Claudia Colia

wolfgang_tillmans-dropIn un mondo in cui le immagini circolano in rete, sono inviate e ricevute tramite cellulare o posta elettronica e fruite sempre più da uno schermo, la nuova mostra alla Photographers’ Gallery si propone di investigare la fotografia come oggetto materico.

Una serie di artisti internazionali si interroga qui sulle potenzialità del mezzo, rifiutandone la piatta funzione decorativa e l’uso convenzionale di riproduzione della realtà.

 

Lo spazio al piano terra della galleria ospita una sorta di personale dell’artista svizzera Vanessa Billy. Scultrice, Billy da sempre si interessa al valore metaforico e teatrale delle sue opere e, anche se i suoi legami con la fotografia possono apparire tenui, la collezione di oggetti che dispone in mostra e i collage di foto e ritagli di giornale danno vita ad un’alternanza dialettica tra visione e comprensione della realtà, utile premessa alla riflessione sulle qualità fisiche e tattili delle immagini fotografiche.

Corrispondenze materiche e visive che si ritrovano al piano superiore. Qui la fotografia è una superficie che può nuovamente essere inscritta in un’esperienza sensomotoria, su cui l’artista può intervenire fisicamente, con diverse tecniche d’iscrizione o pratiche manipolative.

 

vanessa_billy-lightingWalead Beshty ha da sempre utilizzato la fotografia come strumento per interrogarsi non solo sulle relazioni tra il mondo reale e quello delle immagini, ma anche sulle modalità di costruzione dei significati. Nei suoi lavori astratti risuonano echi della cultura visiva modernista, le tecniche già introdotte da Moholy-Nagy e Man Ray sono reinventate con l’uso dei colori e le stampe in grande formato. Tutto avviene nel diretto incontro tra luce e materia, senza il filtro della macchina fotografica. La carta come tabula rasa, il fotografo come manipolatore di luce, la sensitività che riscrive il modo di percepire il mondo.

 

Una meditazione sulla transitorietà e fragilità dell’oggetto fotografico è invece offerta da una bellissima serie di scatti familiari che Gerhard Richter ha imbrattato di colore a olio. Richter fa in modo che la fotografia sia ancora leggibile al di sotto della pittura, così allo spettatore è data la possibilità di indagare e riscoprire fatti ed emozioni al di sotto degli strati di colore. La pittura diviene una voce espressiva che si impone sull’oggettualità dell’immagine stampata, facendone vibrare le superfici.

 

maurizio_anzeri-priscillaUn procedimento analogo è proposto da Maurizio Anzeri. Trame di fili colorati vengono ricamate geometricamente su vecchie foto ritratto. Storie personali ormai perdute, connessioni e legami familiari annullati dal tempo e decontestualizzati, vengono ora vivificati e rielaborati dall’intervento fisico dell’artista. Fili multicolore mascherano i volti, li trasformano in senso astratto, ne reinterpretano l’esistenza. La foto come risorsa simbolica viene reinterpretata e donata allo spettatore nella nuova veste di elemento tattile.

Giochi di forme, colore e materia sono invece quelli che Wolfgang Tillmans realizza mediante tecniche diverse. Carte fotografiche che piegate, curvate, riconfigurate diventano sculture, riflettono la luce in svariate possibilità; installazioni che cambiano il modo di percepire e ricevere l’immagine.

 

La mostra londinese è l’occasione per avventurarsi attraverso un percorso eclettico e affascinante, che forse non rappresenterà un verdetto finale sulla problematica della fotografia come oggetto, ma che ha il merito di rivelare al pubblico le qualità intrinseche della materia, e le possibilità di intervento fisico in opposizione all’appiattimento e alla standardizzazione operata dal computer e dai sofware.

 

©CultFrame 06/2009

 

 

IMMAGINI

1 Wolfgang Tillmans. Paper drop (star) II, 2007. Courtesy Maureen Paley, London

2 Vanessa Billy. Rattachement (Lightning), 2007. Courtesy the artist, BolteLang, Zurich, and Limoncello, London

3 Priscilla, 1940 – 2008, from the series Second Hand Portrait. ©Maurizio Anzeri

 

INFORMAZIONI

Dal 24 aprile al 14 giugno 2009

Photographers’ Gallery / 16-18 Ramillies Street, Londra

Orario: 11.00 – 18.00 / giovedì e venerdì 11.00 – 20.00 / chiuso lunedì / Ingresso gratuito

 

LINK

CULTFRAME. From The Bauhaus to The New World. Mostra di Albers & Moholy-Nagy

The Photographers’ Gallery, Londra

 

 

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Claudia Colia

Claudia Colia si è laureata in Storia dell’Arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma e nel 2003 si è trasferita a Londra, dove ha conseguito un Master in Contemporary Art Theory presso il dipartimento di culture visive della Goldsmiths University. Si occupa di scrittura, critica e didattica dell’arte e collabora con diverse istituzioni museali londinesi. Ha recensito mostre per testate online e cartacee ed è corrispondente di attualità per la trasmissione di Rai Radio2, Caterpillar. Dal 2006 fa parte della redazione di CultFrame - Arti Visive.

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