Attraverso allusioni ed evocazioni enigmatiche, Iván Navarro per questa 53ª Biennale di Venezia ha allestito una stanza, che si rivolge alle forme espressive della rappresentazione sociale e politica, ponendo attenzione a una serie di questioni ancora oggi aperte nel suo Paese, ma che servono da filo conduttore a un interesse di ordine metodologico, il legare situazioni simbolicamente di vulnerabilità a processi complessi di ricerca formale.
Iván Navarro posiziona le tre fasi della sua opera Threshold in un Padiglione che farà da cornice a questa esperienza. Death Row è composta da tredici porte di alluminio con luce al neon al proprio interno, in modo tale che ognuna crei una cesura ottica nello spazio, generando così l’effetto di corridoi attraverso il muro.
Resistance è una scultura complementare a un video: una bicicletta con una sedia costruita con tubi fluorescenti che si attivano pedalando. Nel video, la stessa bicicletta compie giri attorno alla rotonda di Times Square, un punto di New York noto a livello mondiale per lo spettacolo di luci e schermi giganti, mostrando il contrasto tra l’ineludibile riferimento urbano e le luci originate dalla forza muscolare di un ciclista. E infine Bed: è una scultura circolare collocata a terra, il cui effetto è quello di una cavità profonda in cui si legge la parola BED illuminata fino all’infinito, come una sorta di linea astratta.
Benché la soglia simbolizzi l’inizio di qualcosa, l’opera interroga la parete su cosa ci sia al di là, ma cancellando al contempo le possibilità di accedere al suo interno illusorio. Le ricerche di Navarro affermano che per ogni energia che si trasforma c’è qualcosa che si perde, e questa è l’idea che cerca costantemente di ricondurre a una forma visiva. I materiali, contraddistinti dall’apparente freddezza e dall’estremo tecnicismo, dipendono totalmente dall’energia elettrica, un elemento che condiziona la vita umana, proponendo quindi una metafora latente dei fluidi corporei e dell’azione del dare vita, dell'”animare” gli oggetti. Questi oggetti sono costruiti secondo le proporzioni del corpo umano studiate a suo tempo da Leonardo da Vinci e che misteriosamente continuano ad essere presenti in molti oggetti prodotti industrialmente, in particolare nei tubi fluorescenti che Navarro usa per realizzare le sue opere.
Ma la tecnologia che anima le sue opere non appartiene esattamente al tempo presente; Navarro colloca il manufatto e rinvia agli anni della sua infanzia e giovinezza in un quartiere periferico di Santiago del Cile, nel momento in cui proliferavano i nuovi strumenti tecnologici per uso domestico, la cui acquisizione o meno era determinante per definire la condizione sociale della famiglia. Per altri versi, la sua stessa attività artistica si fonda su attività manuali: il cablaggio elettrico, l’elaborazione artigianale di oggetti funzionali e altre varie soluzioni di base di ambito domestico. Iván Navarro è cresciuto nella fase conclusiva del XX secolo, nell’estremo Sud del mondo, e la sua opera cerca di catturare i paradigmi della sua epoca, come la realizzazione seriale, con lo spirito politico di “sporcare” la purezza delle forme industriali.
©Testo di Antonio Arévalo e Justo Pastor Mellado, curatori di Threshold – Ivan Navarro, Padiglione del Cile alla 53° Biennale di Venezia
CultFrame 06/2009
IMMAGINI
Iván Navarro. Death Row, 2006. Neon, 13 porte in alluminio separate, specchio, specchio spia, energia elettrica (218.4 x 91.4 x 11.4 cm ognuna – 218.4 x 1524 x 11.4 cm totale). 53a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Fotografia di Orith Youdovich
INFORMAZIONI
Dal 7 giugno al 22 novembre 2009
Arsenale, Venezia
Curatori: Antonio Arévalo e Justo Pastor Mellado
Commissari del Padiglione: Claudia Barattini e Javiera Parada
Catalogo: Edizioni Charta, Milano, New York, 2009 / Edizione bilingue inglese-spagnolo / Testi di Anne Ellegood, Justo Pastor Mellado, Antonio Arévalo
LINK
CULTFRAME. La mostra dell’Arsenale. 53a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia
CULTFRAME. 53a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Anticipazioni