Tetsuo The Bullet Man. Un film di Shinya Tsukamoto. 66a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Il corpo e le sue mutazioni. La tecnologia e l’impossibile sconfitta della morte. La modernità e l’ossessione della perfezione. La malattia e il sesso. DNA impazzito e sentimenti umani. Il percorso registico/autoriale di Shinya Tsukamoto è universalmente conosciuto per la sua connotazione sperimentale e per le sue tematiche, elementi inseriti anche nella saga di Tetsuo, giunta ora al suo ennesimo capitolo. Stiamo parlando di Tetsuo The Bullet Man, episodio filmico nel quale il cineasta giapponese ha di nuovo dato sfogo a una poetica convulsa e ossessiva, tutta concentrata nello sviluppo di un racconto i cui fattori principali non sono la struttura e i personaggi quanto piuttosto la collocazione dei suoi argomenti portanti dentro una complessa gabbia espressiva.

Tsukamoto è un autore totalmente visivo e visionario. Le immagini guidano il racconto, lo costruiscono facendolo diventare un mosaico di emozioni violente. Le inquadrature, anche quelle assolutamente avulse dal senso cronologico della narrazione impongono il ritmo al film.

Tetsuo The Bullet Man potrebbe essere proiettato alla Biennale Arte piuttosto che alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il mondo creativo di Tsukamoto ha infatti oltrepassato il linguaggio del cinema per situarsi in un territorio mutante (come i suoi personaggi): ora cinema, ora fotografia contemporanea, ora videoarte.

Nel suo ultimo film, Tsukamoto alterna brucianti accelerazioni a inquadrature fisse algide, montaggio frenetico a immagini fredde e bloccate. Tokio è avvolta in una luce blu, cimiteriale. È una città fantasma popolata solo da grattacieli immobili e spenti. La metropoli giapponese è una sorta di “luogo” altro, di palcoscenico della deriva visionaria collettiva, di culla di un incubo spaventoso.

In Tetsuo The Bullet Man, l’autore non risparmia allo spettatore tensioni, trepidazioni, sorprese ma trova i suoi veri punti di forza nelle sospensioni del ritmo, lì dove il protagonista della vicenda riflette in maniera angosciosa sulla sua orrenda mutazione e guarda attonito l’atroce fissità di una Tokio plumbea, deserta e metallica.

 

©CultFrame 09/2009

 

 

TRAMA

Anthony vive a Tokio. Ha una bella moglie e un figlio molto amato. L’uomo è figlio di due medici/scienziati: un americano e una giapponese. La madre è morta di malattia e il padre continua a visitare ogni mese Anthony per paura che il figlio si ammali come l’amata moglie. Un giorno però Anthony scoprirà l’orrenda verità sulla sua famiglia e sulla sua condizione umana. Inizierà per lui una terrificante mutazione genetica.

 

CREDITI

Titolo: Tetsuo The Bullet Man / Regia: Shinya Tsukamoto / Sceneggiatura: Shinya Tsukamoto, Hisakatsu Kuroki / Fotografia: Shinya Tsukamoto, Takayuki Shida / Montaggio: Shinya Tsukamoto, Yuji Ambe / Musica: Chu Ishikawa / Prduzione: Kaijyu Theatter, Asmik Ace Entertainment / Giappone 2009 / 79 min.

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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