In un ipotetico ritratto di gruppo dei nuovi protagonisti dell’arte, così come della fotografia contemporanea internazionale, mai come oggi il volto degli italiani risulterebbe fuori inquadratura. Penalizzati dalla mancanza di sostegno istituzionale e privato, dall’assenza di centri d’arte indipendenti ma anche dalla difficoltà, tutta italica, di creare e promuovere sinergie reciproche, i Nostri sono distanti dal centro dell’obiettivo del cosiddetto “sistema dell’arte contemporanea” da almeno venticinque anni.
Ne è consapevole Massimo Minini, storico gallerista bresciano che per ricondurre lo sguardo sull’Italia ha deciso di aprire la sua collezione privata di volti d’artista, ideando il progetto espositivo internazionale United artists of Italy.
Già ospitata dal Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne Metropole e dal Palais des Beaux Arts di Bruxelles, la mostra fa ora tappa a Milano, proponendo un archivio di 200 immagini scattate dagli anni sessanta ad oggi da 22 tra i più importanti fotografi italiani, tra cui Ugo Mulas, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice, Ferdinando Scianna, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin. In occasione dell’edizione italiana, un’interessante sezione è stata inoltre dedicata alla giovane fotografa siciliana Michela Forte – tra i partecipanti del progetto “TWISTER. Rete Musei Lombardia per l’Arte Contemporanea” – che ha ritratto, tra gli altri, alcuni giovani artisti Ofri Cnaani, Loris Cecchini e Lara Favaretto.
La collezione nasce dal desiderio di Minini di edificare nel tempo una sorta di “Panthéon italien”, come lo definisce Pier Luigi Tazzi in uno dei testi critici del catalogo, suggerendone le affinità d’intenti con il Panthéon fotografico creato da Nadar a metà Ottocento. Un progetto che, contrariamente a quanto il titolo dell’esposizione potrebbe far troppo facilmente intendere, non ha la pretesa di promuovere un “marchio di fabbrica” ma vuole piuttosto ribadire l’unicità delle singole esperienze artistiche. Non a caso, al centro di questo racconto per immagini non vi sono le opere, gesti conclusi e tangibili d’artista, ma gli uomini e le donne che se ne sono resi artefici. E se già di per sé, per catturarne l’imprendibile essenza, risulta efficace la scelta del ritratto fotografico, che per definizione dice tutto senza mai esprimere nulla esplicitamente, l’alternanza di diversi generi – dal reportage alla foto in studio ai ritratti d’artista – si presta in modo eccellente a restituire con immediatezza, senza necessità di analisi, anche la specificità dei diversi contesti storici e socio-culturali.
Tra i volti più ricorrenti, tanto familiari quanto enigmatici, spicca quello di un italiano “d’elezione”, il pittore Cy Twombly, sfuggente protagonista di due lavori dal taglio fortemente cinematografico: uno scatto romano di Mario Dondero che risale agli inizi degli anni sessanta e un ritratto di spalle, realizzato dieci anni più tardi da Paolo Mussat Sartor alla Galleria Sperone di Torino. Un’altra imprescrutabile, prepotente presenza è quella di Giorgio De Chirico, uno degli ultimi rappresentanti delle avanguardie storiche, che ha dominato, con la sua “pregnanza” – fisica e intellettuale – il panorama dell’arte contemporanea fino alla fine degli anni settanta. Una istantanea emblematica del 1972 di Claudio Abate lo immortala in uno dei suoi classici completi scuri, mentre si dilegua dalla Biennale di Venezia, lasciandosi alle spalle un frizzante, e non ancora trentenne, Gino De Dominicis, che lo segue sorridente con lo sguardo.
Premonitrici sono anche le ombre che si stagliano su fondo bianco in un altro doppio ritratto dechirichiano – scattato nello stesso anno da Gianfranco Gorgoni – in cui il vecchio maestro della Pittura metafisica è affiancato al giovane amico Warhol, che sei anni più tardi firmerà la serie intitolata appunto “Ombre” (Shadows). Immobile con un bicchiere in mano, l’artista abbozza qui un inusuale sorriso, guardando in macchina. Il nuovo vate della Pop Art, invece, si protende in avanti con la testa reclinata e la bocca quasi spalancata, in una posa tra il drammatico e il camp, mentre l’occhio del fotografo – questo come molti altri dei ritratti in mostra lo rivela con chiarezza – prefigura ciò che lo stesso artista ancora non vede dentro di sé.
©CultFrame 09/2009
IMMAGINI
1 Nino Migliori, Luigi Ontani “Oltraggio a Leonardo”, Bologna, 1974, stampa ai sali d’argento, 50×50 cm. Copyright ©Nino Migliori, courtesy Massimo Minini
2 Mario Dondero, Cy Twombly, Roma, stampa ai sali d’argento, 18×24 cm. Copyright ©Mario Dondero, courtesy Massimo Minini
3 Gianfranco Gorgoni, Giorgio De Chirico e Andy Warhol, New York, 1972, computer print B/N, 30×40 cm. Copyright ©Gianfranco Gorgoni, courtesy Massimo Minini
INFORMAZIONI
Dal 24 settembre 2009 al 31 gennaio 2010
Fondazione Stelline / Corso Magenta 61, Milano / Telefono: 0245462.411
Orario: martedì – domenica 10.00 – 20.00 / chiuso lunedì
Biglietto: intero € 8 / ridotto € 6
Un progetto di Massimo Minini
Catalogo Photology 45 euro in mostra / 49 euro in libreria
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