Quando hai cominciato a pensare ad un film sull’Italia, dato che vivi in Svezia?
C’è un mondo che mi fa paura: la tv ha un potere pazzesco, ha invaso l’immaginario del nostro paese. Questo mi interessava! Io sono italiano, sono cresciuto qua, ricordo l’inizio di quest’epoca. Se qualcuno ci avesse detto, allora, che certi programmi, o spogliarelli, avrebbero cambiato il paese, avremmo riso! La scelta di fare il film ha significato per me non essere uno spettatore passivo: il mio lavoro di documentarista mi spinge a questo…
Perché, secondo te, la democrazia si è trasformata in videocrazia?
In questo paese, divertirsi è una religione e la banalità è diventata uno strumento di potere. La banalità del male, qui, è diventata la malvagità del banale. In Italia sono mancate scelte collettive su come utilizzare il mezzo: il potere della tv è in pochissime mani.
Come hai lavorato sulla struttura di “Videocracy”?
In un documentario, non puoi decidere prima come andrà a finire! Io volevo capire la cultura della tv ed era importante trovare personaggi che fossero il prodotto di questa cultura. L’idea del film era raccontare questo mondo, che si racconta da solo, ma senza indignazione, bensì attraverso elementi cinematografici, come la musica. In altre parole, tirar fuori quello che sentivo attraverso il cinema..
Come è stato l’incontro con i personaggi: Corona, Mora, ecc..?
Sono persone abituatissime ad esporsi: sono i re dell’esposizione. Io sono molto curioso e il mezzo del documentario è utile per comprendere a fondo: forse, questa, per loro era la novità. Non sono abituati al documentario. Comunque, c’è stata grande disponibilità da parte loro e grande interesse mio.
Le immagini degli studi televisivi sono autorizzate o rubate?
Non è difficile andare negli studi tv e riprenderli. Molto materiale, poi, c’è stato dato con piacere da loro stessi, per esempio l’inno di “Forza Italia”.
Quali sono state le reazioni in Svezia?
E’ un progetto nato perché i miei amici, in Svezia, ridono dell’Italia ed io volevo farli smettere. Così è stato! Voi siete, forse, abituati: da noi, tutto ciò è surreale.
Il film vuole essere un monito anche per gli altri paesi?
L’Italia è, per me, l’esempio di una cultura della banalità che si propone come innocua e che, invece, non lo è affatto: è molta pericolosa!
Videocracy avrebbe potuto nascere con una produzione italiana?
Questo non lo so. A me piacerebbe lavorare qua, con questo tipo di progetti ma, forse, è stato bene che io abbia avuto la massima libertà nel farlo!
La Rai ha rifiutato di mandare i trailer del tuo film…
Quando ho letto la lettera della Rai mi sembrava un testo di Orwell: più leggevo, meno capivo. Ho l’impressione che ci sia una guerra in atto e che abbia a che fare proprio con la libertà di espressione. Dire le stesse cose che dico io, magari scrivendo, fa meno impressione: usare il cinema, che è un linguaggio più emotivo, colpisce, invece, di più… Sembra che le parole non contino più e che sia necessario ricorrere ad altro.
La videocrazia finisce con Berlusconi?
Siamo noi a farla finire! Se la tv è lo strumento più forte, allora, facciamola noi. Ho portato mio figlio, tre anni e mezzo, a vedere un film e lui mi ha detto: “Papà, al cinema si può solo guardare avanti…”.
Forse, Berlusconi ha trovato il terreno adatto…
Io descrivo la mia versione della storia italiana: ho scelto di partire dall’avvento della tv commerciale. Può essere discutibile, ma mi prendo questa libertà.
La responsabilità della situazione attuale è, comunque, anche dei telespettatori italiani. O no?
Spero che chi veda il film pensi che puoi dare tu una visione del mondo. La situazione attuale non ha a che fare con la genetica degli italiani, dipende molto dall’alto. Io cerco di fare qualcosa per cambiare le cose.
Credi davvero che il film possa cambiare le cose?
La Rai e Mediaset hanno censurato il trailer e il risultato è stato che è cresciuto l’interesse. E’ chiaro che le cose cambieranno, non c’è destino: decidiamo noi il futuro!
Per concessione di CineCriticaWeb-Sindacato Nazionale Critici Cinemagrafici Italiani.
CultFrame 09/2009
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CULTFRAME. Videocracy. Un film di Erik Gandini