Forse non ci si sofferma mai a pensare che tutto ciò che accade ed è destinato ad entrare nel mito ha avuto un “prima”, quel momento in cui tutto sembra possibile e poi, quasi magicamente, accade. E’ stato così anche per Woodstock; un Festival che è, ad oggi, simbolo non solo di una generazione ma di un’epoca che ha fatto una “nuova” Storia. Quei “tre giorni di pace, amore e musica”, nacquero da una volontà, certo, ma anche da un’intuizione e da quella che potremmo definire una favorevole congiuntura astrale che Elliot Tiber, nel 1969, contribuì a portare sulla Terra sotto la forma di un raduno entrato nella leggenda.
L’autobiografia di Tiber, alla quale il film si ispira, è un vero e proprio viaggio verso Woodstock o meglio verso White Lake, dove si è realmente svolto il Festival. I gruppi di culto degli anni Sessanta, dai Grateful Dead ai Doors, si diedero appuntamento su quel palco ma Ang Lee non ci mostra nulla del concerto raccontando, invece, cosa accadde prima che questo grande sogno musicale divenisse realtà.
Il motel fatiscente della sua famiglia, dall’esotico nome El Monaco, si trasforma in una sorta di crocevia temporale che fa di quell’anno un momento mitico della Storia. È l’America di Nixon, dei reduci del Vietnam e dello sbarco sulla luna quella che vedrà radunarsi migliaia di giovani a Woodstock, per una manciata di giorni all’insegna di una parola destinata ad essere invocata a lungo negli anni a venire: pace.
In quel piccolo motel passa una generazione che si scopre libera dal retaggio borghese dei padri, proprio come Elliot che, attraverso questa avventura ritrova se stesso, affrancandosi finalmente dalla finta quiete familiare. Lee, che ha ammesso di aver voluto girare “una commedia dove non ci fosse cinismo”, si lascia andare alla travolgente vicenda di Tiber e, finalmente, si libera di quei barocchismi che caratterizzano certi suoi film, per realizzare un’opera in cui, tra split screen e la grana del Super8, si respirano leggerezza ed ironia con i protagonisti meravigliosamente in parte, tra i quali svettano l’irresistibile Elliot/Demetri Martin e la grande Imelda Staunton nel bisbetico ruolo della madre. Oltre la collina c’erano, sì, Joan Baez e Joe Cocker e ma della loro musica Lee, intelligentemente, ci fa ascoltare solo la loro mitica eco rifuggendo dal tentativo di fare un’imitazione cinematografica del celebre happening. Ci racconta, infatti, che Woodstock è nato prima, concepito dalla volontà di cambiamento di una generazione che in quel raduno trovò la consacrazione. Di irripetibile forza.
© CultFrame 10/2009
TRAMA
Elliot lavora come arredatore al Greenwich Village e, incoraggiato dal movimento per i diritti degli omosessuali, cerca di trovare la sua strada. Tuttavia è ancora molto legato alla famiglia e, nell’estate del 1969, torna al motel dei suoi genitori per salvarlo dalla rovina. Intanto viene a sapere che la vicina cittadina di Wallkill (stato di New York) ha negato i permessi agli organizzatori di un festival musicale e offre la disponibilità dell’albergo di famiglia proponendo di trasferire l’evento nei suoi dintorni.
CREDITI
Titolo: Motel Woodstock / Titolo originale: Taking Woodstock / Regia: Ang Lee / Sceneggiatura: James Schamus tratto dal libro Taking Woodstock di Elliot Tiber e Tom Monte / Interpreti Demetri Martin, Dan Fogler, Johnatan Groffm Imelda Staunton, Emile Hirsch, Liev Schreiber/ Fotografia: Eric Gautier / Montaggio: Tim Squyres / Musiche: Danny Elfman / Prodotto da James Schamus, Ang Lee, Celia Costas/ Distribuzione: BIM / USA 2009 / Durata: 121 minuti
SUL WEB
Sito ufficiale del film Motel Woodstock di Ang Lee
Filmografia di Ang Lee
BIM