Si dice che “il crimine non paga” ma, in alcuni casi, si trasforma in un’occasione di celebrità. E’ quello che è accaduto a John Dillinger, rapinatore che imperversò nell’America degli anni Trenta e la cui figura, ancora oggi, è ammantata da un’aura di leggenda. Sorridente, ammiccante, addirittura visionario, questo gangster salì alla ribalta mediatica grazie alle sue doti di comunicatore ante litteram. Svaligiava le banche ma non toglieva un quattrino ai clienti coinvolti nella rapina, era gentile con gli ostaggi e detestava che si imprecasse di fronte ad una signora. Con il mitra in mano ma in guanti di velluto, John Dillinger divenne una sorta di eroe pupulista di quell’America strangolata dalla Grande Depressione. La sua breve vita (nato nel giugno del 1903, morì nel luglio del 1933) fu una parabola fatale ma anche simbolica di una società che si ritrovò nel baratro. Era l’epoca di Bonnie e Clyde, di “Pretty Boy” Floyd e di “Baby Face” Nelson; tutti “cattivi” (solo per citarne alcuni) che diedero filo da torcere all’autorità ma, in questo scenario, le scorribande di Dillinger e della sua banda esplosero in tutto il Paese e determinarono l’ampliamento e l’ottimizzazione – scaturiti fondamentalmente dalla smodata ambizione di J. Edgard Hoover – di un misconosciuto dipartimento di Giustizia, il Bureau of Investigation, nel Federal Bureau of Investigation, storico “seme” di quell’Fbi che ora conosciamo.
Michael Mann si trova così tra le mani una materia complessa, affascinante e rovente e da regista intelligente qual è evita accuratamente la trappola del film “d’epoca” per mettere in scena un eccellente gangster movie dall’anima tragica. Racconta di crimini e rapine sotto una pioggia di pallottole ma quel che emerge, con maggior forza, è il dolore unito alla disperazione: di una vita, di un Paese, di un’intera epoca. Ispirandosi all’interessante saggio di Bryan Burrough, Public Enemies: America’s Greatest Crime Wave and the Birth of the FBI, 1933-43, Mann, attraverso Dillinger e le sue “gesta”, traccia un’opera al nero: l’America della Grande Depressione è lo sfondo e Dillinger e la sua banda i protagonisti di una tragedia sul proscenio buio di un periodo che fece più vittime che prigionieri.
Il film di Mann non giudica e non celebra ma rappresenta, attraverso il linguaggio del grande cinema, tutta la drammaticità di un indimenticato momento storico.
Johnny Depp, in uno dei suoi ruoli più riusciti a maturi, fa del suo personaggio un uomo pericolosamente in equilibrio tra la violenza e la fragilità, che ha scelto, consapevole del rischio, di avere tutto e subito e di dare assalto alla vita, con la stessa furiosa voracità con la quale svaligiava una banca. Dalla parte opposta, quella della legge della quale Dillinger si faceva beffe, Melvin Purvis, interpretato da un ottimo Christian Bale, è disposto a tutto pur di catturare il nemico. Come già avvenne in Heat – la sfida del’95, Michael Mann si rivela un maestro nei confronti. Anche qui mette Dillinger e Purvis uno di fronte all’altro, ingaggiando una lotta virile, non solo a colpi di mitra ma anche di astuzia e non priva di un certo rispettoso antagonismo. Entrambi uomini al limite, il fuorilegge e il detective, vivono la stessa, angosciosa, solitudine della caccia. Intorno a loro entrano in azione meccanismi politici, strategie, tradimenti ma il nucleo emotivo del film ruota intorno alla sfida tra i due.
Nemico pubblico è un film che si può fruire su più livelli, dalla spettacolarità al dolore, in cui la perfetta regia di Mann converte in immagini la potenza, visiva ed emotiva, del tessuto narrativo. Centoquarantatre minuti da godere fino all’ultima inquadratura e ti fanno venir voglia di rubare la battuta ad Humphrey Bogart: “Questo è grande cinema, bellezza…”.
© CultFrame 11/2009
TRAMA
Negli anni Trenta, John Dillinger, con la sua banda, imperversava svaligiando le banche del Paese. La sua cattura diventò il principale obiettivo dell’agente Melvin Purvis, uno degli uomini migliori del Bureau of Investigation di J. Edgar Hoover. Riuscendo sempre ad evadere dalle prigioni nelle quali finiva dopo la cattura, Dillinger si godeva i suoi soldi e l’amore della sua donna, Billie Frechette. Hoover, allora, decise di dichiarare apertamente una vera e propria guerra al crimine e trasformò la sua agenzia nel dipartimento di polizia federale che oggi conosciamo come Fbi. Il rapinatore, che intanto godeva di una grande attenzione da parte della stampa e riscuoteva enorme simpatia presso gli americani, divenne il “nemico pubblico numero uno” e Purvis gli diede una caccia senza quartiere, che fece molte vittime tra i criminali e gli uomini di legge, fino alla cattura nel luglio del ’34.
CREDITI
Titolo: Nemico pubblico / Titolo originale: Public Enemies / Regia: Michael Mann/ Sceneggiatura: Ronan Bennet, Michael Mann, Ann Biderman basata sul saggio di Brian Burrough Public Enemies: America’s Greatest Crime Wave and the Birth of the FBI, 1933-43 / Interpreti: Johnny Depp, Marion Cotillard, Christian Bale, Billy Crudup / Fotografia: Dante Spinotti / Montaggio: Jeffrey Ford, Paul Rubell/ Musica: Elliot Goldenthal / Produzione: Forward Pass, Misher Films, Tribeca Productions / Distribuzione: Uip / Usa, 2009 / Durata: 143 minuti
SUL WEB
Sito ufficiale del film Public Enemies di Michael Mann
Filmografia di Michael Mann
Universal Pictures