Fotografia astratta dalle avanguardie al digitale ⋅ Un libro a cura di Roberta Valtorta e Arianna Bianchi

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Fotografia come pura e meccanicistica riproduzione della realtà. Tendenza a creare intere generazioni di autori convinti che l’unico territorio possibile di espressione sia quello generato dallo sguardo descrittivo. Negazione delle possibilità creative che possono scaturire dalla ricerca sulla forma e sulla struttura. Strapotere del contenuto e del racconto, a scapito dell’estetica intesa come arte del sentimento percettivo. Disattenzione nei riguardi dell’articolazione della luce, considerata solo come elemento funzionale al contenuto e non come possibilità naturale del vedere.

L’elenco che avete appena letto delinea una concezione della fotografia stretta tra le indicazioni delle agenzie e le linee dettate dal marketing dei mass-media, una concezione che demonizza la ricerca visiva, dipinta semplicemente come “luogo antiprofessionale” e principale causa  di insuccessi economici. Intendiamo, invece, sommessamente evidenziare come la fotografia abbia forti legami con le innumerevoli possibilità espressive fornite dalla luce nonché con l’articolazione delle forme e delle strutture e con la natura allusiva di cromatismi. Insomma, a ben guardare la fotografia è una forma di espressione che si colloca pienamente nel solco della ricerca visuale del Novecento, come ampiamente dimostrato dalla mostra allestita presso Gli Scavi Scaligeri di Verona, a cura di Roberta Valtorta e Arianna Bianchi.

L’esposizione è incentrata sulla presentazione di una selezione di opere astratte, tutte appartenenti alle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo. La medesima iniziativa è stata supportata dalla pubblicazione di un volume, edito da Marsilio, nel quale sono raccolte le immagini presenti in mostra, oltre ad alcuni testi. Tra questi, vi segnaliamo quello intitolato “Modi di essere della fotografia astratta”, firmato dalla curatrice Roberta Valtorta. Si tratta di un saggio di ampio interesse, nel quale la studiosa delinea in maniera sintetica e precisa le correlazioni tra fotografia e tendenza astrattista nell’ambito delle arti del Novecento.

Tutto, ovviamente, sembra scaturire dalle avanguardie storiche, ma il rapporto tra fotografia e astrattismo in Italia va avanti anche nella seconda fase del secolo scorso, anche grazie ad autori che non vengono immediatamente connessi all’evoluzione della fotografia astratta come Mario Giacomelli, Franco Fontana e Paolo Gioli, i quali però hanno saputo in modo personale far interagire realtà e attenzione per le forme e le strutture in maniera per certi versi sorprendente.  Accanto ai nomi appena citati sono presenti nel volume artisti come Luigi Veronesi, Franco Grignani, Nino Migliori e Paolo Monti che invece sono stati assolutamente rigorosi nel loro percorso creativo e hanno dato impulsi decisivi all’astrattismo visuale. Chiudono il catalogo, infine, le forme scure e inquietanti di Roberto Masotti e i cromatismi (alla Rothko) di Silvio Wolf. Il percorso visivo ospitato nel catalogo ci accompagna cronologicamente dal 1937 al 2006, dunque porta il lettore fino a un periodo recente in cui il sopravvento della tecnologia digitale ha fornito un nuovo impulso alla ricerca legata all’astratto.

Nella conclusione del suo saggio Modi di essere della fotografia astratta, Roberta Valtorta punta l’attenzione su Jean-Louis Garnell e sulla sua serie Modules, images. Sostiene la curatrice:

“La scena reale non esiste più, le forme vivono all’interno di un assemblaggio digitale incuranti del mondo quotidiano. Nella nuova dimensione tecnologica il rapporto immagine-reale viene rimesso in discussione e il tradizionale binomio reale-astratto lascia spazio a inedite relazioni dominate da calcoli, numerici, cariche di sorprese”.

Ci sembra questa una conclusione significativa per un testo che analizza un quadro evolutivo della fotografia molto più libero, a livello espressivo, rispetto a quello che lo stesso sistema-fotografia vuole farci credere. Mentre la tecnologia procede e crea nuove opportunità, mentre si sperimenta sempre più per cercare nuovi spazi di intervento, in Italia si discute ancora di impronta della realtà e contenuti come se tali fattori fossero gli unici elementi cardine della fotografia, disciplina che già da decenni ha invece prodotto alternative rilevanti al predominio del messaggio.

© CultFrame – Punto di Svista 12/2009

CREDITI
Titolo: Fotografia astratta dalle avanguardie al digitale nelle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea / A cura di Roberta Valtorta e Ariana Bianchi / Marsilio editori, 2008 / 123 Pagine / ISBN: 978-88-317-9628-6

INDICE DEL LIBRO
Fausta Bresani / DIRIGENTE BENI CULTURALI REGIONE DEL VENETO
Massimo Simonetti / DIRETTORE ARTISTICO ARTEVERONA
Fotografia astratta dalle avanguardie al digitale nelle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea
Roberta Valtorta, Modi di essere della fotografia astratta
Arianna Bianchi, L’archivio, le opere, la mostra
Catalogo / Elenco delle opere / Brevi note biografiche sugli autori

SUL WEB
Marsilio Editori

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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