Non è raro che videoclip interessanti, ma di certo meno spettacolari e patinati, vengano schiacciati da una programmazione televisiva basata principalmente sulla reiterazione continua di alcuni video che saturano il palinsesto. Perciò, risulta spesso difficile accorgersi di operazioni minori nella produzione ma non nelle idee sottese. Per esempio, è uscito a novembre (abbastanza in sordina per la tv ma non per le riviste specializzate) il primo videoclip del secondo album de Il Teatro Degli Orrori. Si tratta di un gruppo italiano, nato nel 2005, che cerca di coniugare le sonorità del rock hardcore con l’elaborazione di testi che si ispirano alla migliore tradizione cantautoriale italiana (quella di De Andrè e De Gregori). Il brano è A sangue freddo: è la title track e richiama il titolo dell’omonimo romanzo dello scrittore statunitense Truman Capote, romanzo in cui nel 1966 si raccontava di una tranquilla comunità sconvolta da un fatto di inaudita e inaspettata violenza. La canzone, infatti, cerca di scuotere le coscienze ed è esplicitamente dedicata all’intellettuale e attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa (la cui storia è stata ricordata recentemente da Roberto Saviano), il quale fece conoscere al mondo le vicissitudini del proprio paese, come la guerra in Biafra; per questo, venne incarcerato e poi impiccato nel 1995. La sua morte servì a far processare la multinazionale Shell per violazione dei diritti umani.
A sangue freddo è, perciò, un brano impegnativo: la canzone è rabbiosa e viscerale nei suoni, nei testi, nel modo di cantare grazie a una voce molto particolare e per certi versi disturbante; perciò, il regista Jacopo Rondinelli (trentasettenne con un ricco curriculum alle spalle come scenografo, “effettista speciale”, designer, scultore, musicista, video maker e media artist) ha fatto una scelta semplice ed efficace. Ha collocato i quattro componenti del gruppo, tutti vestiti di nero, in uno spazio le cui pareti sono rivestite con tendaggi bianchi. Intorno al quartetto sono schierate persone dalle fisionomie evidentemente diverse e tutte vestite di bianco: a volte sono riprese a figura intera, a volte tramite primi piani i cui visi piangono lacrime nere o le cui mani gocciolano un denso colore nero simile al sangue. Molti campi ristretti (qualche volta decentrati o sfocati ma più spesso a fuoco) mostrano il cantante Pierpaolo Capovilla in mezzo a un tunnel di persone vestite di bianco, mentre parla, urla, digrigna i denti, s’infuria, trasmettendo un’interpretazione rabbiosa del brano. Il montaggio è veloce, ma estremamente rispettoso dei passaggi musicali della canzone.
A sangue freddo è un video semplice e ben studiato che, grazie a scelte sobrie, interpreta perfettamente l’obiettivo dichiarato del gruppo che, già nel nome, richiama volutamente il teatro della crudeltà del commediografo e regista teatrale Antonin Artaud: egli sosteneva che ogni spettacolo deve colpire il più gravemente possibile lo spettatore nello spirito, nei sensi e nella carne, tanto da convincerlo di essere capaci di farlo gridare. A sangue freddo fa proprio questo: fa indignare e arrabbiare. Esiste, poi, anche una versione alternativa e ancora più essenziale del video: la location è la stessa, ma è in bianco e nero e realizzato grazie a unico piano sequenza.
Infine, sempre alla regia di Rondinelli è affidato anche il nuovo video Direzioni diverse uscito l’11 febbraio. È molto diverso perché questa volta l’atmosfera della canzone è crepuscolare: niente montaggio convulso ma un unico fluido piano sequenza, ottenuto grazie all’utilizzo di una tecnica che consente di cambiare il paesaggio. Anche questo videoclip merita di essere visto e di essere ascoltato.
©CultFrame 02/2010
CREDITI
Brano: A sangue freddo / Interprete: Il teatro degli orrori / Album: / Etichetta: La tempesta / Regia: Jacopo Rondinelli / Soggetto e sceneggiatura: Jacopo Rondinelli e Peppo Bianchessi / Fotografia: Mauro Chiarello e Luca Esposito / Montaggio: Jacopo Rondinelli e Manuel Gerosa