Where Three Dreams Cross. 150 anni di fotografia dall’India, Pakistan e Bangladesh in mostra a Londra

SCRITTO DA
Claudia Colia

bijoy_chowdhuryAlla Whitechapel Gallery di Londra è possibile immergersi in un’affascinante viaggio che, attraverso oltre 400 immagini, racconta gli ultimi 150 anni di cultura e vita sociale in India, Bangladesh e Pakistan.
Ma questa, a ben guardare, è una mostra diversa, prima di tutto perché dietro l’obiettivo non ci sono fotografi occidentali, ma locali, che hanno saputo appropriarsi fin da subito di uno strumento introdotto dal colonialismo, facendone un mezzo di espressione proprio e assolutamente efficace. E poi perché i curatori sono riusciti a non trasformare la mostra in un percorso espositivo da museo etnografico, scegliendo di raggruppare le fotografie per temi, invece che per cronologia o provenienza geografica.
I lavori, provenienti da importanti collezioni, ma anche da archivi privati, si dividono in cinque sezioni, dedicate rispettivamente ai temi del Ritratto, della Performance, della Famiglia, della Strada e della Politica. E’ una suddivisione pratica e al contempo dinamica, in cui si avvicendano esempi di fotografia amatoriale, fotogiornalismo, fotografia d’arte e digitale. Una profusione di contrasti per una zona del mondo così fortemente diversificata, il racconto di un’epoca di cambiamenti politici e sociali e di forti tradizioni culturali in cui la fotografia da subito diviene il mezzo per rappresentare se stessi invece di un ennesimo modo di raffigurare il potere coloniale.

ayesha_vellani

Molti ritratti della fine dell’ottocento mostrano come questo genere fotografico fosse volto a preservare l’immagine dell’aristocrazia locale, ed è interessante notare come l’aggiunta di vivide pennellate di colore avvicini le foto alle miniature della tradizione Indiana. Ben presto però, l’obiettivo si sposta dallo studio alla strada. La varia umanità che anima i ritratti sembra dimentica della rigida suddivisione in caste e religioni, usuale elemento di distinzione e narrazione delle foto occidentali contemporanee.
Le immagini della sezione dedicata alla Performance si concentrano soprattutto sull’epoca d’oro di Bollywood, tra gli anni ’40 e ’50, e in molte immagini di attori  e attrici di quegli anni appaiono chiari ed inequivocabili i riferimenti alle riviste di cinema e costume del mondo occidentale. Affascinanti invece le foto di Saibal Das’, che nella lucida bellezza di un bianco e nero quasi vintage raccontano il dietro le quinte del circo indiano, le vite nomadiche e inusuali di artisti, spesso soli.

saibal_dasIl ritratto nei tempi recenti si è fatto via via meno formale, anche se spesso ancora accuratamente organizzato. Questo cambiamento appare evidente nella sezione dedicata alla Famiglia. Le foto di Anay Mann, nella loro composizione formale, da quadro rinascimentale, documentano i contrasti e le contraddizioni di una società in transizione, sulle cui scene si avvicenda una generazione eclettica e complessa.
Nella stessa sezione l’informalità e la sottile ironia dei ritratti di Nony Singh assumono una valenza quasi pioneristica, spesso connessa ad un ideale di bellezza tipico dell’occidente.
Forse la sezione dedicata alla Politica è quella meno definita. Nonostante le bellissime immagini di Munem Wasif, un iconico bianco e nero, pieno di pathos che esplora le tematiche socio-politiche del Bangladesh (dagli immigrati illegali del Myanmar ai disastrosi effetti climatici), la spesso travagliata e complessa storia politica del subcontinente indiano non viene efficacemente messa a fuoco,

Tuttavia, questa è una mostra che merita una visita lunga ed accurata, e alla quale va sicuramente il merito di avere evitato di cadere nella facile trappola dell’interpretazione post coloniale, regalandoci invece una visione affascinante, intrigante e spesso nuova, dove l’unica cosa che davvero conta è il potere dell’immagine.

©CultFrame 02/2010


IMMAGINI

1 ©Bijoy Chowdhury. Boy with a mask [imitated by a Bohurupi (polymorphic) artist], 2004. Digital print on inkjet archival paper. 40.5 x 51 cm. Courtesy the artist
2 ©Ayesha Vellani. Planting Padi (detail), 2009. Digital print. 33 x 43cm
3 ©Saibal Das. Last Night Show, Jaipur [Heera with Lalitha], 2001. Silver print. 32 x 47.8 cm. Courtesy Poddar Collection, Bangalore

INFORMAZIONI
Dal 21 gennaio all’11 aprile 2010
Whitechapel Gallery, 77-82 Whitechapel High Street, Londra / Telefono: +44(0)2075227888
Orario: tutti i giorni 11.00 – 18.00 / giovedì 11.00-19.00
Biglietto: £8.50 / gratuito la domenica dalle 11 alle 13

LINK
Fotografie di Anay Mann
Fotografie di Munem Wasif
Il sito di Bijoy Chowdhury
Il sito di Ayesha Vellani
Whitechapel Gallery, Londra

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Claudia Colia

Claudia Colia si è laureata in Storia dell’Arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma e nel 2003 si è trasferita a Londra, dove ha conseguito un Master in Contemporary Art Theory presso il dipartimento di culture visive della Goldsmiths University. Si occupa di scrittura, critica e didattica dell’arte e collabora con diverse istituzioni museali londinesi. Ha recensito mostre per testate online e cartacee ed è corrispondente di attualità per la trasmissione di Rai Radio2, Caterpillar. Dal 2006 fa parte della redazione di CultFrame - Arti Visive.

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