Il nuovo film di Clint Eastwood dal titolo Invictus è una pellicola potente; un film che mette a confronto sport e politica, in una metafora straordinaria, come molti dei lavori del regista di San Francisco, il quale mette in scena Nelson Mandela, con Morgan Freeman nel ruolo dell’ex presidente del Sud Africa, e François Pienaar, il capitano del team di rugby South Af Springboks che vinse la Coppa del Mondo nel 1995, interpretato da Matt Damon. Il tutto mentre la nazione si trovava in mezzo ad una transizione successiva al periodo Apartheid.
Morgan Freeman lo abbiamo incontrato a Roma con un piccolo gruppo di giornalisti e gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Signor Freeman, Mandela sostiene che lo sport ha il potere di cambiare il mondo e unire il popolo: lei condivide?
Sì, anch’io credo che lo sport abbia questo potere di redenzione: basta pensare a quanto i paesi sono disposti a mutare, pur di ospitare le Olimpiadi. Io, comunque, non sono appassionato di rugby: preferisco il golf.
Che cosa ne pensa di Nelson Mandela
Forse dovrei chiedere che cosa ne pensate voi di Mandela. Ma, comunque la prima cosa che mi viene in mente che è stato uno degli uomini più importanti del ventesimo secolo.
Come ha fatto a interpretare un personaggio di così grande carisma?
Come attore, uso il seguente stratagemma: stringendo la mano della persona reale che devo interpretare, cerco di sentirne l’energia. E, nel caso di Mandela, ho percepito soprattutto la sua grande tranquillità, di tipo zen. Una volta lui mi ha detto: “ventisette anni in carcere ti danno tanto tempo per pensare”. Per capire la differenza tra le cose che puoi cambiare e per cui devi combattere e quelle che non puoi cambiare e allora è meglio dimenticarle.
Mandela ha già visto il film e che cosa ha detto?
Si, l’ha visto, ma non ha detto niente. Durante la proiezione si è chinato verso di me e mi ha sussurrato “io quel tipo sullo schermo lo conosco”. Per il resto ha sorriso ed ha annuito. Noi abbiamo interpretato tutto ciò in maniera positiva.
Ha pensato che potessero esserci somiglianze con Obama?
No, non credo che ce ne siano, a parte che sono entrambi neri. Hanno avuto delle esperienze diverse, di certo Obama non è stato per tutto quel tempo in prigione. Mandela aveva una propria idea su qualsiasi cosa e quello che fa acquista una sorta di certezza morale che lo rende irresistibile. Obama, invece, ha parecchi muri ad opporglisi.
Che tipo di regista è Clint Eastwood
È il numero uno!(ride) Noi due ci assomigliamo. Non amiamo gli sprechi. Ci sono registi che girano non so quanti metri di pellicola, fanno ricerche, disegnano storyboard… Clint va diritto allo scopo. È straordinario.
Ha dato dei consigli a Clint Eastwood durante la realizzazione visto che conosceva cosi bene la materia?
Ho un certo livello di arroganza, ma non tanto da arrivare a dirigere Eastwood. Tra noi c’è una bella collaborazione, se c’è qualcosa che devo comunicargli ne parliamo, è sempre disponibile ma di certo non è una persona cui puoi dire cosa fare.
E lui che tipo di consigli da agli attori?
Pochi. Non parla del personaggio, quello è compito nostro. E’ molto educato con gli attori. Di solito dice “quando è pronto” che significa “azione” e poi “taglia” che significa “abbiamo finito”.
Farà un quarto film con Eastwood?
Se sarò estremamente fortunato…
©CultFrame 02/2010