Film d’esordio di Riccardo Grandi (classe’72, con una lunga esperienza televisiva e pubblicitaria alle spalle), Tutto l’amore del mondo è l’ultima opera del “nuovo romanticismo” al quale un certo tipo di cinema italiano attinge con sorridente baldanza, pregustando il successo al botteghino. Fermo restando che il record al box office non è sempre sinonimo di “commercialità”, intesa nell’accezione negativa del termine, va anche detto che sempre di più si ammicca al pubblico giovane in quanto target ideale di consumatore e che rende ancor più appetibile il product placement, per la gioia degli esperti di marketing. Del resto i film che assicurano ai più giovani un’incursione nel sogno (ri)pagano. Eccome! Moccia (Scusa ma ti chiamo amore, Scusa ma ti voglio sposare) ne è un fulgido esempio ma nel caso di Tutto l’amore del mondo (tratto dalla pièce teatrale InterRail di Massimiliano Bruno) l’intenzione sembra farsi un po’ più seria e, addirittura, ambiziosa.
Se nel territorio dei “tre metri sopra il cielo” e/o i vari “scusa” mocciani il disimpegno è allegramente palese, nel suo film Grandi sembra volersi spostare un po’ più in là e, attraverso il viaggio, come (più che sfruttata) metafora di crescita, intende raccontare la difficoltà dei ragazzi nell’approcciarsi all’amore mettendo in campo ogni possibile cliché: la ragazza borghese con la vita già pianificata dalla famiglia, il ragazzo vagabondo e un po’ cinico abbandonato dal padre e arrabbiato con il mondo, l’amico buono ma un po’ schizzato (che sembra fare il verso ai personaggi di Borotalco di Verdone), l’amica benestante ma insofferente alle regole… Insomma tutto il già visto (e, in alcuni casi, fatto meglio) romanticamente girovago tra i luoghi più (turisticamente) suggestivi d’Europa.
I protagonisti, giovani, belli e trendy, affrontano le difficoltà di un percorso – che non è solo geografico ma, principalmente, emotivo – con quel fascino patinato degli eroi da fotoromanzo che esprimono emozioni o dolori con folgorante banalità. Anna, ingenuamente splendida, che costringe il suo sogno di scrittrice tra le scartoffie di una carriera legale voluta dal padre, non esita a passare dai panni della Bella addormentata a quelli ben più grintosi della ballerina di lap dance; così come Matteo, non ancora trentenne che sfoggia un cinismo da uomo rude e navigato, si culla nel sogno di romanziere vissuto ma ruba l’ispirazione “poetica” dalle pagine del diario della sua compagna di viaggio…
Grandi, non vuol far mancare nulla e, condendo ogni situazione con battute più o meno riuscite, mescola tutto (lungosenna al chiaro di luna e ladri in agguato, padri fedifraghi ma pronti al riscatto, gravidanze casuali e coppie improbabili…) in una sorta di Lonley Planet da moderni sognatori , scrivendo ovvietà sul retro di belle cartoline.
Le ragazze sogneranno Vaporidis, i ragazzi riscopriranno Baudelaire come tattica da rimorchio e per 100 minuti tutto sarà lieve e – poi – dimenticabile. Quel che resta è il ghigno ammiccante di Sergio Rubini che (vedi alla voce “attore”) fa del suo nostalgico fricchettone un “cameo? di dolorosa ironia.
© CultFrame – Punto di Svista 03/2010
SUL WEB
Sito del film Tutto l’amore del mondo di Riccardo Grandi
Sito ufficiale del film Scusa ma ti voglio sposare di Federico Moccia