Mine vaganti. Un film di Ferzan Ozpetek

SCRITTO DA
Eleonora Saracino

Ferzan OzpetekLe mine vaganti sono pericoli in potenza, ordigni di emozioni che, se esplodessero, potrebbero polverizzare certezze, equilibri, intere vite. Nella famiglia Cantone sembrano disseminate un po’ ovunque, dalla nonna legata ad un passato di mai sopito dolore, passando per la zia che nell’alcool affoga il rimpianto di una libertà negata, fino ad arrivare ai due fratelli che celano, sotto la parvenza della “normalità”, il loro segreto.
Ozpetek, dopo il drammaticamente dimenticabile Un giorno perfetto, si cimenta con la commedia, alleggerendo il tono e, con mano (fin troppo) lieve racconta la storia di una famiglia che mette in scena, quotidianamente, un gioco delle parti fondato sull’apparenza per nascondere quelle verità che risulterebbero socialmente scomode.
Molti dei Cantone sono degli outsider costretti a vivere negli angusti limiti che impone loro la tradizione e il buon senso di una meridionalità che, qui, attinge dalla banalità del luogo comune. Intorno a Tommaso – uno Scamarcio visibilmente spaesato nel ruolo – gravitano una serie di personaggi che, quando nel migliore dei casi risultano mediamente simpatici (la zia Luciana),  in altri scivolano nella macchietta più desolante (il cognato napoletano). L’impossibilità di essere felici, che il regista vorrebbe tingere dei toni forti dell’ironia o della sfumatura amara del grottesco, risulta invece una mera “condizione” di partenza dalla quale far scaturire una sequela di ovvietà che, dalla battuta più pruriginosa allo struggimento di un amore non corrisposto, compongono un quadro assolutamente prevedibile.

Restando alla superficie del dramma Ozpetek, ancora una volta, ammicca allo spettatore, lo blandisce con il fascino dei luoghi e dei volti, lo stuzzica con le voci suadenti di Patty Pravo e Nina Zilli e gli regala una storia che sembra riflettersi fiera nello specchio dell’artificio oltre la cui lussuosa cornice non c’è traccia di pathos o di verità.
Il regista turco confeziona ad arte, e lo sa fare, la superficialità della narrazione  in un involucro di bellezza che, qui, prende in prestito da una Lecce magnifica fino allo stordimento ma che non basta a camuffare la banalità di certi siparietti, né la retorica di certi gesti… È appannaggio di pochi cogliere il riso nella lacrima o scuotere nel colore il nero profondo. Ozpetek non è Almodovar e tra il dolore e il nulla, preferisce non scegliere – come scriveva Faulkner – il primo ma optare per il secondo al quale non nega nemmeno il rassicurante finale.

© CultFrame – Punto di Svista 03/2010


TRAMA
Tommaso fa ritorno a casa, nel Salento, dove la sua famiglia ha un pastificio. Suo padre e sua madre vorrebbero che, insieme al fratello Antonio, prendesse in mano le redini dell’azienda ma il giovane sogna di fare lo scrittore e di vivere a Roma con il suo compagno. Decide così, pur sapendo di gettare tutti nello scompiglio, di dichiarare le sue intenzioni e la sua omosessualità durante una cena ma un evento assolutamente imprevisto scombina i suoi piani e il suo breve soggiorno diventerà molto più lungo del previsto.

CREDITI
Titolo: Mine vaganti / Regia: Ferzan Ozpetek / Sceneggiatura: Ferzan Ozpetek, Ivan Cotroneo / Interpreti: Riccardo Scamarcio, Alessandro Preziosi, Nicole Grimaudo, Ennio Fantastichini, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Ilaria Occhini/ Montaggio: Patrizio Marone / Fotografia: Maurizio Calvesi / Musica: Pasquale Catalano/ Produzione: Fandango/Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Italia 2010 / Durata: 110 minuti

SUL WEB
Sito ufficiale del film Mine vaganti di Ferzan Ozpetek
Filmografia di Ferzan Ozpetek
01 Distirbution

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Eleonora Saracino

Eleonora Saracino, giornalista, critico cinematografico e membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si è laureata in Storia e Critica del cinema con una tesi sul rapporto Letteratura & Cinema. Ha collaborato con Cinema.it e, attualmente, fa parte della redazione di CulfFrame Arti Visive e di CineCriticaWeb. Ha lavorato nell’industria cinematografica presso la Columbia Tri Star Pictures ed è stata caporedattore del mensile Matrix e della rivista Vox Roma. Autrice di saggi sul linguaggio cinematografico ha pubblicato, insieme a Daniel Montigiani, il libro “American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme” (Viola Editrice).

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