Thriller psicologico con venature da horror gotico, Shutter Island rievoca le atmosfere noir di Cape Fear e porta a compimento l’involuzione del cinema di Scorsese cominciata con Gangs of New York e passata attraverso il lezioso The Aviator ed il remake fotocopia The Departed. In evidente affanno creativo, il regista si affida alle rassicuranti coordinate del cinema di genere e confeziona una pellicola robusta ed a tratti suggestiva, quando riesce a sottrarsi al proprio imbarazzo da blockbuster, riservando le uniche parentesi autoriali alle eccellenti sequenze in flashback. Il resto è assolutamente mainstream (e soprattutto questo gli scorsesiani duri e puri non riescono a perdonare), dall’ottima ambientazione gotica e selvaggia, al soundtrack cupo ed opprimente, fino al cast di lusso con comprimari di rango come il vecchio von Sydow, il cui volto luciferino è sufficiente a rendere sinistro anche un drink davanti al caminetto.
Scorsese sceglie la via più facile mettendo in scena un romanzo mediocre di uno scrittore di gran successo a Hollywood (Lehane è quello di Mystic River, per intenderci) e girando con robusto mestiere ed astuzie d’antan, come inquadrare Di Caprio di sbieco e dal basso verso l’alto per sottolinearne l’instabilità. I primi 90 minuti di Shutter Island viaggiano veloci e divertenti, belli pieni di gustosi stereotipi: il padiglione dei pazzissimi violentissimi, sinistri psichiatri di sinistre origini tedesche, laide guardie carcerarie, complotti e psicofarmaci, tempeste ululanti e coste squassate dai marosi. In questo canovaccio di puro genere Scorsese riesce qua e là ad insinuare qualche sprazzo del suo sguardo, a forzarne i confini nei flashback allucinati e nelle deliranti sequenze oniriche da cui emergono i dolenti fantasmi di Shining, circondati dall’intero campionario di metafore e simbologie psicanalitiche, l’acqua, il fuoco, il faro, la stessa isola, ecc…. Il problema però è che alla fine l’autore rimane imprigionato dai limiti del genere, dalla rigidità dei suoi canoni, senza avere il coraggio o la forza di rompere lo schema, di sorprendere con un’altra verità, una diversa visione.
Invece la parte finale si incarta in uno spiegone meccanico ed un po’ banale, accumulando minutaggio superfluo e chiacchiere inutili, insistenze allucinatorie ed ingenuità psicanalitiche che finiscono per umiliare lo sguardo costringendoci ad una comprensione/razionalizzazione superflua e fuori tempo massimo.
©CultFrame 03/2010
TRAMA
Stati Uniti, 1954. L’agente dell’F.B.I. Teddy Daniels e il suo nuovo compagno di squadra Chuck Aule vengono inviati a Shutter Island, sede del manicomio criminale Ashecliffe, per indagare sulla misteriosa scomparsa di una detenuta pluriomicida fuggita da una cella blindata. I due poliziotti, circondati da psichiatri inquisitori e da pazienti psicopatici e pericolosi, si troveranno immersi in un’atmosfera imprevedibile dove nulla è in realtà come appare, costretti nel frattempo a dover fare anche i conti con alcune delle loro più profonde e devastanti paure.
CREDITI
Titolo originale: Shutter Island / Regìa: Martin Scorsese / Sceneggiatura: Laeta Kalogridis dal romanzo “L’isola della paura” di Dennis Lehane / Fotografia: Robert Richardson / Montaggio: Thelma Schoonmaker / Scenografia: Dante Ferretti / Interpreti principali: Leonardo Di Caprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Max von Sydow, Emily Mortimer, Michelle Williams / Produzione: Phoenix Pictures, Paramont Pictures / Distribuzione: Medusa/ Paese: U.S.A., 2010 / Durata: 138 minuti
LINK
CULTFRAME. Shutter Island. Incontro con Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio
CULTFRAME. Quei bravi ragazzi. Il film di Martin Scorsese in Dvd
Sito ufficiale del film Shutter Island di Martin Scorsese
Filmografia di Martin Scorsese
Medusa