Shutter Island. Un film di Martin Scorsese

martin_scorsese-shutter_island2Thriller psicologico con venature da horror gotico, Shutter Island rievoca le atmosfere noir di Cape Fear e porta a compimento l’involuzione del cinema di Scorsese cominciata con Gangs of New York e passata attraverso il lezioso The Aviator ed il remake fotocopia The Departed. In evidente affanno creativo, il regista si affida alle rassicuranti coordinate del cinema di genere e confeziona una pellicola robusta ed a tratti suggestiva, quando riesce a sottrarsi al proprio imbarazzo da blockbuster, riservando le uniche parentesi autoriali alle eccellenti sequenze in flashback. Il resto è assolutamente mainstream (e soprattutto questo gli scorsesiani duri e puri non riescono a perdonare), dall’ottima ambientazione gotica e selvaggia, al soundtrack cupo ed opprimente, fino al cast di lusso con comprimari di rango come il vecchio von Sydow, il cui volto luciferino è sufficiente a rendere sinistro anche un drink davanti al caminetto.

martin_scorsese-shutter_island1Scorsese sceglie la via più facile mettendo in scena un romanzo mediocre di uno scrittore di gran successo a Hollywood (Lehane è quello di Mystic River, per intenderci) e girando con robusto mestiere ed astuzie d’antan, come inquadrare Di Caprio di sbieco e dal basso verso l’alto per sottolinearne l’instabilità. I primi 90 minuti di Shutter Island viaggiano veloci e divertenti, belli pieni di gustosi stereotipi: il padiglione dei pazzissimi violentissimi, sinistri psichiatri di sinistre origini tedesche, laide guardie carcerarie, complotti e psicofarmaci, tempeste ululanti e coste squassate dai marosi. In questo canovaccio di puro genere Scorsese riesce qua e là ad insinuare qualche sprazzo del suo sguardo, a forzarne i confini nei flashback allucinati e nelle deliranti sequenze oniriche da cui emergono i dolenti fantasmi di Shining, circondati dall’intero campionario di metafore e simbologie psicanalitiche, l’acqua, il fuoco, il faro, la stessa isola, ecc…. Il problema però è che alla fine l’autore rimane imprigionato dai limiti del genere, dalla rigidità dei suoi canoni, senza avere il coraggio o la forza di rompere lo schema, di sorprendere con un’altra verità, una diversa visione.
Invece la parte finale si incarta in uno spiegone meccanico ed un po’ banale, accumulando minutaggio superfluo e chiacchiere inutili, insistenze allucinatorie ed ingenuità psicanalitiche che finiscono per umiliare lo sguardo costringendoci ad una comprensione/razionalizzazione superflua e fuori tempo massimo.

©CultFrame 03/2010


TRAMA

Stati Uniti, 1954. L’agente dell’F.B.I. Teddy Daniels e il suo nuovo compagno di squadra Chuck Aule vengono inviati a Shutter Island, sede del manicomio criminale Ashecliffe, per indagare sulla misteriosa scomparsa di una detenuta pluriomicida fuggita da una cella blindata. I due poliziotti, circondati da psichiatri inquisitori e da pazienti psicopatici e pericolosi, si troveranno immersi in un’atmosfera imprevedibile dove nulla è in realtà come appare, costretti nel frattempo a dover fare anche i conti con alcune delle loro più profonde e devastanti paure.


CREDITI

Titolo originale: Shutter Island / Regìa: Martin Scorsese / Sceneggiatura: Laeta Kalogridis dal romanzo “L’isola della paura” di Dennis Lehane / Fotografia: Robert Richardson / Montaggio: Thelma Schoonmaker / Scenografia: Dante Ferretti / Interpreti principali: Leonardo Di Caprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Max von Sydow, Emily Mortimer, Michelle Williams / Produzione: Phoenix Pictures, Paramont Pictures / Distribuzione: Medusa/ Paese: U.S.A., 2010 / Durata: 138 minuti

LINK
CULTFRAME. Shutter Island. Incontro con Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio

CULTFRAME. Quei bravi ragazzi. Il film di Martin Scorsese in Dvd

Sito ufficiale del film Shutter Island di Martin Scorsese

Filmografia di Martin Scorsese
Medusa

Giovanni Romani

Nato a Udine, arraffo un diploma di maturità classica. Mi diplomo a Firenze alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassmann. Me ne vado a Roma a far teatro, in seguito cinema con Gianni Amelio. Scippo una mediocre laurea in giurisprudenza alla Statale di Milano e nel contempo inizio a scrivere recensioni per il Messaggero Veneto. Abbandono la carta per la rete, prima con Cinema.it, per poi approdare a CultFrame - Arti Visive. Attualmente: avvocato tatuato cinefilo cinofilo.

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