Glasnost: Soviet non-conformist art. Una mostra a Londra

SCRITTO DA
Claudia Colia

semyon_faibisovichUn ventennio fa, il crollo del muro di Berlino e il collasso dell’Unione Sovietica ponevano fine alla Guerra Fredda, mutando, di conseguenza, le dinamiche geopolitiche intervenute fino ad allora. La mostra in programma alla Haunch of Venison di Londra, curata da Volker Diehl, si situa storicamente negli anni immediatamente precedenti a quegli eventi, quando le riforme economiche (Perestrojka) e il programma di trasparenza e cirolazione delle informazioni (Glasnost) avviate da Gorbaciov, portarono al crollo della visione idilliaca della vita sovietica, puntando l’attenzione su problemi sociali quali l’alcolismo, l’inquinamento, e la povertà, e avviando una stagione di maggior contatto con l’Occidente. Proprio grazie alla Glasnost, si assistette ad una rivoluzione artistica, spesso denominata Sots o Soviet Pop Art, in cui allo spirito di opposizione al regime si univa la vitalità data dalle nuove aperture.

E’ questa un’arte esteticamente molto diversa da quella occidentale, con un forte connotato di corrente underground e con dei valori cromatici e plastici in netto contrasto ed aperta ribellione nei confronti dell’arte sovietica ufficiale. Le opere in mostra, oltre un centinaio per una sessantina di artisti, spaziano dalla fotografia al tessuto, dalla pittura iperrealista al collage, all’installazione, e si avvalgono di una varietà infinita di supporti e materiali, quali smalto, legno, bronzo, cartone (solo per citarne alcuni). Tutte, sia quelle della generazione più anziana degli artisti non conformisti che quelle dei giovani più agguerriti e sperimentali, sono accomunate dalla satira per il regime, dalla parodia e dal sarcasmo.

eduard_gorokhovskyAlcune delle immagini più memorabili della mostra sono sicuramente quelle di fotografi, come Sergei Borisov. Mirabili gli accostamenti vagamente surreali tra architetture di regime e modelle, simboli stalinisti e figure di dissidenti. Si tratta di una fotografia teatrale, dove personaggi comuni si fanno oggetto d’arte e il momento storico è immortalato da gesti, vestiti, espressioni. Forse uno dei migliori pittori iperrealisti dei nostri tempi, Semyon Faibisovich, combina nelle sue tele un’astuta critica sociale unita ad una mirabile visione poetica. Le persone in fila per comprare la vodka, rappresentate nei cromatismi di una polaroid, sono individui anonimi, quelli di tutti i giorni, lontani dall’universo ideologico sovietico. Interessanti i dipinti dalla grafica astratta e spazi illusori di Erik Bulatov e quelli più decisamente pop di Gorokhovsky. Altamente poetico lo spazio creato da Ilya ed Emilia Kabakov, una stanza con un povero letto, qualche pianta e una lampadina penzolante dal soffitto, le memorie di un’infanzia idilliaca passata nella campagna che si infrangono contro il senso di soffocamento della vita in città e l’isolamento fallimentare dell’istituto mentale. Esemplare è anche l’installazione di Andrey Filippov, un’ultima cena che si snoda su un lungo tavolo, drappeggiato di rosso; tredici piatti di ceramica bianca sono affiancati da singolari posate, falci e martelli arrugginiti, a simboleggiare quel regime Sovietico, tanto ostile alla cristianità e già sull’orlo di capitolare.

sergey_borisovDall’insieme di lavori esposti alla Haunch of Venison si evince che i movimenti underground hanno comunque saputo lanciare una sfida visiva all’ordine prestabilito. E, seppure alcune delle opere sono strettamente contingenti al periodo in cui sono state prodotte e oggi difficilmente decodificabili, per la mancanza degli elementi e delle circostanze che le avevano determinate, altre mantenendo intatta la loro forza concettuale trascendono il proprio valore storico e assumono caratteri di opere d’arte più universali.

©CultFrame 05/2010


IMMAGINI

1 ©Semyon Faibisovich. In the Line for Vodka II, 1990. Oil on canvas. 188 x 284.5 cm. Copyright the artist. Courtesy Haunch of Venison and Galerie Volker Diehl
2 ©Sergey Borisov. Glasnost & Perestroika, 1986. Black and white photograph. 30 x 40 cm. Copyright the artist. Courtesy Haunch of Venison and Galerie Volker Diehl
3 ©Eduard Gorokhovsky. Untitled (Stalin), 1987. Silkscreen and oil on canvas. 124 x 149 cm. Copyright the artist. Courtesy Haunch of Venison and Galerie Volker Diehl

INFORMAZIONI
Dal 16 aprile al 26 giugno 2010
Haunch of Venison / 6 Burlington Gardens, Londra /  Telefono: +44(0)2074955050
Orario: lunedì – venerdì 11.00 – 18.00 / sabato 11.00 – 17.00 / Ingresso libero
A cura di Volker Diehl

LINK
Haunch of Venison, Londra

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Claudia Colia

Claudia Colia si è laureata in Storia dell’Arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma e nel 2003 si è trasferita a Londra, dove ha conseguito un Master in Contemporary Art Theory presso il dipartimento di culture visive della Goldsmiths University. Si occupa di scrittura, critica e didattica dell’arte e collabora con diverse istituzioni museali londinesi. Ha recensito mostre per testate online e cartacee ed è corrispondente di attualità per la trasmissione di Rai Radio2, Caterpillar. Dal 2006 fa parte della redazione di CultFrame - Arti Visive.

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