Amos Gitai

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Amos Gitai. 11 ottobre 1950 (Haifa, Israele)

amos_gitai-kadoshAmos Gitai è un regista che persegue un’idea di cinema in cui lo stile e il rigore espressivo rappresentano gli ingranaggi di un metodo di comunicazione di tipo mentale. Si tratta di un modello poetico complesso e non commerciale. Il suo intento artistico ha a che fare con un’analisi oggettiva della storia del suo paese, con una riflessione sulle vicende e sul destino del suo popolo.
Nella trilogia formata da Devarim (1995), Yom Yom (1998) e Kadosh (1999), ha raccontato le tre anime della società israeliana viste attraverso storie ambientate in diverse città: Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme. Il mondo laico e moderno di Tel Aviv, la società mista arabo-ebraica di Haifa, città progressista, la sfera mistico-religiosa di Gerusalemme, luogo sacro per ogni ebreo, ma anche per mussulmani e cristiani. Questa trilogia fa emergere un Amos Gitai impietoso che analizza il magma umano composto da realtà sociali opposte e contraddittorie. La “depressione” degli abitanti di Tel Aviv affonda le radici in un ebraismo secolarizzato, ormai lontano dal mito del sionismo socialista. Il problema dell’identità nella figura del protagonista di Yom Yom, figlio di un arabo e di un’ebrea fa entrare in gioco la questione della convivenza tra due popoli. In Kadosh, la frenesia religiosa degli abitanti del quartiere ortodosso Mea Shearim di Gerusalemme, trasporta il racconto in una realtà quasi arcaica

amos_gitai-kippurI tre lavori successivi, Kippur (2000), Eden (2001) e Kedma (2002) rispondono pienamente a questo criterio. Di queste tre opere appare senza dubbio più compiuta la prima, parabola angosciosa sull’insensatezza della guerra che trova il suo momento più emozionante nella scena simbolica in cui i soldati finiscono in un pantano dal quale non riescono ad uscir fuori. Meno riusciti sono invece Eden, film dedicato alla fase che precedette in Palestina la nascita di Israele, e Kedma, che invece racconta la prima guerra d’indipendenza del 1948, quando subito dopo la risoluzione dell’ONU sulla suddivisione della Palestina in uno Stato ebraico ed in uno palestinese, gli eserciti di sei nazioni arabe attaccarono la neonata repubblica israeliana.
Alila, invece, presenta uno spaccato sociale e umano connesso agli ambienti del sud di Tel Aviv, tra persone non certo abbienti e difficoltà collettive e individuali, mentre in Terra promessa il cineasta israeliano affonda la sua macchina da presa come un bisturi nel corpo malato della “nuova Israele”, quella fetta di società che vive ai margini e che è in mano a una sempre più potente e crudele mafia di origine russa che gestisce in maniera crudele il mercato della prostituzione.

amos_gitai-free_zoneFree Zone è una pellicola che si svolge quasi integralmente in territorio giordano. Il film veicola significanti che vanno al di là del senso cronologico della vicenda. Le tre protagoniste sono portatrici di altrettante condizioni esistenziali che derivano dalla loro appartenenza, dalla provenienza delle loro famiglie e dalla storia dei loro popoli. Hanna è una donna forte e pragmatica che fa emergere con molta precisione il carattere di un certo tipo di israeliano: forte, concreto, apparentemente rude ma in verità dolce come la polpa di un fico d’india, voglioso di conoscere e comunicare, di cancellare il dolore e di vivere in pace. Dietro questo personaggio si percepisce tutta la sofferenza del suo mondo: la Shoah, il confronto con il pericolo, con la morte che può arrivare, improvvisa e assurda, con una bomba al mercato o con un razzo Qassam.
Rebecca è una ragazza che vive una condizione di instabilità. Ha un padre israeliano, ebreo, e una madre non ebrea. La sua identità è però sempre più nitida nella sua mente. Ha deciso di andare a vivere a Gerusalemme, di voler essere israeliana e di provare i suoi tormenti esistenziali, lì dove sente di essere se stessa nella pienezza della sua umana e delicata femminilità. Leila è una donna palestinese che vive in Giordania. E’ bella, con l’atteggiamento fiero e allo stesso tempo morbido. Il suo spirito è accogliente e rispettoso, il suo comportamento riservato ma fermo, la sua ospitalità cristallina.
Il fluire del racconto è affidato a dilatati, struggenti, piani-sequenza spesso fermi su primissimi piani delle protagoniste. La macchina da presa ha quasi sempre un leggero tremolio che esalta l’emotività che viene fuori dai pensieri delle tre donne. A volte l’obiettivo è puntato sulla strada, sul deserto, sul nulla che avvolge il viaggio di Hanna e Rebecca, un nulla che le costringe a confrontarsi e a ripensare alla loro esistenza.

amos_gitai-disengagementDisengagement inizia con una scena emblematica: un uomo israeliano e una donna palestinese si incontrano su un treno. I due parlano dei loro diversi passaporti, e delle loro complesse origini. Poi, si baciano.
I protagonisti sono sradicati, in cerca non dell’appartenenza a un paese, ma degli affetti più cari, quelli che possono illuminare un cammino che appare sempre più buio. Il film è suddiviso in due ampie sezioni: la prima si svolge ad Avignone, città francese dove i due fratellastri si incontrano dopo molto tempo e dove riprendono ad amarsi profondamente. La seconda nella striscia di Gaza, proprio nel periodo (agosto 2005) del cosiddetto disimpegno, quando lo sgombero dei coloni costrinse migliaia di poliziotti e soldati israeliani a mettere in pratica ciò che il governo israeliano aveva deciso: il ritiro unilaterale, anche con l’uso della forza.
Plus tard tu comprendras, film interpretato da Jeanne Moreau, è la sua più recente produzione artistica.


BIOGRAFIA

amos_gitaiAmos Gitai è nato a Haifa, città da sempre di sinistra, nel 1950. È figlio di un architetto, Munio Weinraub Gitai, e di una psicanalista, Efratia Munchick Margalit.
Dopo il servizio militare, si iscrive alla Facoltà di Architettura presso il Technion di Haifa. Si laurea nella medesima disciplina negli Stati Uniti, presso la Berkeley University, qualche anno più tardi. Passa poi un periodo all’interno della televisione israeliana, per la quale realizza diversi documentari che gli creeranno molti problemi. Questi fatti lo spingeranno a trasferirsi in Francia, per poter sviluppare liberamente la sua personale concezione del cinema.
Il suo primo lungometraggio di finzione è Esther, opera basata su un racconto biblico. Il film viene selezionato nel 1986 nell’ambito della Semaine de la Critique, al Festival di Cannes. Nel 1989, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia presenta il suo film Berlin-Jerusalem.
Gli anni che vanno dal 1995 al 1999 sono quelli che vedono Amos Gitai impegnato nella realizzazione di un’importante trilogia connessa alle tre maggiori città dello Stato israeliano: Devarim (Tel Aviv), Yom-Yom (Haifa), Kadosh (Gerusalemme).
A partire dall’anno 2000, la sua attività registica si intensifica con la realizzazione di numerosi lungometraggi.

© CultFrame 06/2010


FILMOGRAFIA

1979 – Cultural Celebrities  (doc.)
1980 – The House (doc.),
1980 – In Search of Identity (doc)
1981 – Wadi (1981)
1981 – American Mytologies (doc)
1982 – Field Diary (doc)
1984 – Regan: Image for sale (doc)
1984 – Travail à vendre (doc)
1984 – Ananas (doc)
1985 – Esther Brand
1987 – New Day (doc)
1989 – Berlin-Jerusalem (1989)
1991 – Wadi 1981-1991 (doc)
1992 – Gibellina, Metamorphosis of a Melody (doc)
1992-  Golem, l’exprit de l’exile (1992)
1993 – Dans la vallée de la Wupper (doc)
1993 – The War of the Sons of Light Against the Sons Darkness (doc)
1993 – Golem, le jardin pétrifié (doc)
1994 – Queen Mary 87 (doc)
1994 – Teatron hahaim (doc)
1994 – In the Name of the Duce (doc)
1994 – Donnons una chance à la paix (doc)
1995 – Devarim
1996 – The Arena of Murder (doc)
1996 – Words (doc)
1997 – Guerre at paix à Vesoul (doc)
1997 – Kippur, War Memories (doc)
1998 – Zion, Auto-Emancipation (doc)
1998 – Orange (doc)
1998 – A House in Jerusalem (doc)
1998 – Yom Yom/Day after Day
1999 – Kadosh
1999 – Kippur
2001 – Eden
2002 – 11’09’’01 (2002 – episodio)
2002 – Kedma
2003 – Alila
2004 – Promise Land
2005 – Free Zone
2006 – News from Home/News from House (doc)
2007 – Disengagement
2008 – Plus tard tu comprendras
2009 – Carmel
2010 – Roses à crédit
2012 – Lullaby to My Father
2013 – Ana Arabia

IMMAGINI
1 Frame dal film Kadosh
2 Frame dal film Kippur
3 Frame dal film Free Zone
4 Frame dal film Disengagement
5 Amos Gitai

LINK
CULTFRAME. Il cinema israeliano contemporaneo. Un libro a cura di Maurizio G. De Bonis, Ariel Schweitzer, Giovanni Spagnoletti
CULTFRAME. Cofanetto Amos Gitai

Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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