Il padre dei miei figli. Un film di Mia Hansen-Løve

SCRITTO DA
Eleonora Saracino

mia_hansen_love-padre_miei_figli1Ci sono passioni ardenti che, talvolta, finiscono per bruciarti e il cinema può essere una di queste. L’attrice e regista Mia Hansen-Løve,  non ancora trentenne, si è ispirata per il suo film alla figura del produttore Humbert Balsan (un lungo sodalizio con la coppia Ivory-Merchant e tante, importanti, collaborazioni, tra le quali, quelle con Youssef Chahine, Elia Suleiman e Claire Denis), morto suicida nel 2005 e che lei stessa conobbe un anno prima della sua scomparsa. Un uomo che alla settima arte ha dedicato la vita per poi porvi fine a causa di una disperata bancarotta e che è stato un nome “illuminato” del cinema francese e non solo.
La regista racconta così la storia di Grégoire Canvel, giovane produttore che riempie la sua vita d’amore, sia per il cinema, sia per la moglie e le figlie. Orecchio incollato al cellulare, una sigaretta dopo l’altra e mai avaro di sorrisi, Canvel è, fondamentalmente, un appassionato. La sua Moon Film è una sorta di nave coraggiosa che salpa verso le acque sempre più impetuose di traballanti economie ma dove non manca mai l’entusiasmo, né il coinvolgimento. Ed è proprio con la forza di questi elementi che l’intrepido Grègoire sembra sopportare stoicamente ogni avversità: dalle difficoltà logistiche fino ai capricci di un viziato regista.

La Hansen-Løve segue Canvel  (interpretato da un convicente Louis-Do de Lencquesaing) come a pedinarlo durante le sue giornate e, dall’ufficio fino a casa, traccia con ampie pennellate il ritratto di un uomo che non si limita a lavorare nel cinema ma vi respira dentro. Grégoire, infatti, sembra sentire dentro di sé il suono del talento, lascia spazio ai giovani cineasti e pare perdonare ogni intemperanza o bizzarria se esse hanno a che fare con ciò che lui considera “genio”. Un uomo fuori dal comune che, purtroppo, si è lasciato sopraffare dalla sua stessa passione, non riuscendo a sopravviere  in un mondo in cui più della poesia dell’estro conta la prosaicità del denaro.
Con un colpo di pistola Canvel cede alla disperazione e il film vira verso un’altra rotta che, tuttavia, non è deviazione di un percorso ma, al contrario, ne è il naturale proseguimento pur battendo un sentiero alternativo. La Hansen-Løve, infatti, passa il testimone a Sylvia, che si trova catapultata nel mondo del marito del quale cerca non solo di comprendere, ma di affrontarne praticamente, i molteplici e complessi aspetti. La morte di Grégoire non è la fine ma una sorta di nuovo inizio, per la vedova  e per le ragazze, a cominciare dalla più grande che, nel momento delicato dell’adolescenza, affronta la scoperta della crescita con lo stesso piglio paterno.

mia_hansen_love-padre_miei_figli2Quello che si respira ne Il padre dei miei figli (Premio Speciale della Giuria nella sezione ‘Un certain regard’ al Festival di Cannes) è l’aria del cinema – e della vita stessa –  che non è solo il soffio dell’ ispirazione ma può divenire satura di fumo e gelosie o viziata di opportunismi e avidità. E’ amore e talento ma anche cinismo e capriccio e, come una dea viziata e crudele, lascia noncurante che alcuni si immolino per lei.
Un racconto asciutto che non rinuncia alla delicatezza e rivela un talento registico di notevole maturità; così la giovane Hansen-Løve , senza cedere al sentimentalismo o all’ammiccamento celebrativo, ci fa entrare in un universo che spesso coniuga arte e dolore, compromessi e cedimenti ma per la cui passione in tanti sono pronti al sacrificio. Non già quello estremo di Canvel ma anche nelle piccole rinunce quotidiane che, tuttavia, stemperano le amarezze nella consapevolezza che si lavora per ciò in cui si crede. In questo modo, anche la morte sembra acquistare un nuovo senso, quello del perpetuarsi di un ricordo in quello straordinario susseguirsi di immagini che chiamiamo film.

©CultFrame 06/2010


TRAMA

Grégoire Canvel è un giovane produttore cinematografico, felicemente sposato e padre di tre figlie. Alla sua famiglia dedica lo stesso amore che mette nel suo lavoro del quale affronta, giorno dopo giorno, rischi che si moltiplicano. La passione e il talento, infatti, non bastano e Canvel, arrivato alla bancarotta, decide di togliersi la vita.


CREDITI

Titolo: Il padre dei miei figli / Titolo originale: Le père de mes enfants / Regia: Mia Hansen-Løve / Sceneggiatura: Mia Hansen-Løve/Montaggio: Marion Monnier / Fotografia: Pascal Auffray / Interpreti: Louis-Do de Lencquesaing, Chiara Caselli, Alice de Lencquesaing, Alice Gautier, Manelle Driss, Eric Elmosnino / Produzione: Les Films Pelléas, Philippe Martin, David Thion / Distribuzione:  Teodora Film / Paese: Francia, 2010 / Durata: 110 minuti

LINK
Sito ufficiale del film Le père de mes enfants (Il padre dei miei figli) di Mia Hansen-Løve
Filmografia di Mia Hansen-Løve
Teodora Film

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Eleonora Saracino

Eleonora Saracino, giornalista, critico cinematografico e membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si è laureata in Storia e Critica del cinema con una tesi sul rapporto Letteratura & Cinema. Ha collaborato con Cinema.it e, attualmente, fa parte della redazione di CulfFrame Arti Visive e di CineCriticaWeb. Ha lavorato nell’industria cinematografica presso la Columbia Tri Star Pictures ed è stata caporedattore del mensile Matrix e della rivista Vox Roma. Autrice di saggi sul linguaggio cinematografico ha pubblicato, insieme a Daniel Montigiani, il libro “American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme” (Viola Editrice).

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