The Road. Un film di John Hillcoat

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

john_hillcoat-the_roadCielo plumbeo e pesante, improvvisi e devastanti terremoti, incendi giganteschi e inspiegabili. Le città sono deserte, tutto è abbandonato. Non ci sono animali in vita e la vegetazione è morta per sempre. Niente cibo, niente benzina, niente elettricità. Non c’è più nulla di vivo e attivo sulla faccia della Terra se non gruppi di sopravvissuti che per vivere sono costretti a praticare il cannibalismo.

The Road è un’opera cupa e dolorosa che possiede due livelli narrativi/espressivi. Il primo: il racconto della lotta feroce che padre e figlio, uniti dal sentimento che li lega, compiono per rimanere esseri umani e per cercare di trovare una salvezza che probabilmente non arriverà mai. Il secondo: la metafora della società contemporanea, sempre più spietata, animalesca e cannibale, orchestrata intorno alla narrazione della spaventosa fine del mondo.

Ma sarà proprio così la fine del mondo? Non siamo già, ora, carnefici dei nostri simili, attraverso il potere economico, le guerre, le differenze sociali, il colonialismo finanziario-mediatico? Certo che è così, ma evidentemente serviva al regista australiano John Hillcoat una vicenda ben costruita che evidenziasse in modo apocalittico/fantastico la devastazione del nostro pianeta e la degenerazione abominevole dell’umanità (ma non c’è già stato con il nazismo, la schiavitù e le dittature?).

L’autore ha trovato un testo appropriato alle proprie esigenze in un romanzo di Corman McCarthy, già autore del libro da cui Joel e Ethan Coen hanno tratto il loro capolavoro Non è un paese per vecchi.

A differenza dei Coen però Hillcoat ha realizzato un’opera prevedibile, monocorde e senza anima che gioca tutte le sue carte (e lo fa molto male) non sulla questione contenutista ma solo su quella visuale. Il problema è che tale scelta ha reso l’opera di una piattezza incredibile e di una ovvietà macroscopica. Tutto è facilmente leggibile. Dunque nessun senso del mistero, nessuna tensione, neanche un sussulto

Per rendere più appetibile la sua operazione, il regista (o magari la sua produzione) ha voluto nei ruoli principali due star come Viggo Mortensen e Charlize Theron. Mentre il primo si è accollato, con non pochi problemi interpretativi, il peso più grande, la seconda si è dedicata a un ruolo più piccolo che nulla ha apportato alla sostanza espressiva del lungometraggio di Hillcoat. C’è anche un’inutile apparizione di un irriconoscibile Robert Duvall, che non ha aggiunto niente a un film poco ispirato registicamente e fortemente scontato a livello tematico.


©CultFrame 09/2009 – 06/2010


TRAMA

Dopo una misteriosa catastrofe planetaria, la Terra sta morendo. Non ci sono più animali, la vegetazione è secca, il mare è diventato grigio e il cielo è una sorta di cappa velenosa che impedisce la vita.

Ci sono solo pochi sopravvissuti che, non avendo più da mangiare, praticano il cannibalismo. In questa barbarie che preannuncia la fine di tutto, un padre e il suo bambino fanno il possibile per tentare di rimanere in vita e per sfuggire ai cannibali che sono sempre in agguato.


CREDITI

Titolo: The Road / Regia: John Hillcoat / Sceneggiatura: Joe Penhall / Interpreti: Viggo Mortensen, Charlize Theron, Kodi Smith McPhee, Robert Duvall / Fotografia: Javier Aguirresarobe / Musica: Nick Cave e Warren hellis / Montaggio: Jon Gregory / Scenografia: Chriss Kennedy / Produzione: Chockstone Pictures, Chrishtine Kelly Producton, Dimension Filmis / USA 2009 / Durata: 120 minuti

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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