Dalle aspre montagne del Wyoming di Brokeback Mountain al desolato gelo danese dell’opera prima di Nicolo Donato: per parlare di omosessualità e pregiudizio il cinema degli ultimi tempi ha abbandonato l’estetica “queer” alla Priscilla, zepponi e paillettes, per muoversi sulla sottilissima linea di confine che separa amicizia virile e passione, cameratismo ed attrazione, machismo e gaiezza. I cowboys sudati, gli spartani anabolizzati, i tostissimi militari israeliani, gli skinheads ottusi di Fratellanza condividono infatti quell’ambiguità di fondo propria di ogni consesso ossessivamente maschile, il culto della forza e del corpo, l’idealizazzione del rapporto virile, il contatto fisico, il disprezzo verso le donne che rasenta la misoginia, l’esaltazione di un machismo tutto esteriore, muscoli, tatuaggi, jeans abusato ed attillato e soprattutto l’orrore per i gay (condiviso dall’entità più maschilista del mondo, il clero cattolico). Più che l’amour fou improvviso ed inatteso, il cui decorso è piuttosto prevedibile, Donato sembra più interessato alle dinamiche del branco, ai meccanismi istintivi del maschio alfa ed a quell’incancellabile, ineludibile zona d’ombra in cui l’ostilità si tramuta in attrazione ed attraverso la debolezza della carne un barlume di coscienza riesce a rischiarare la mente ottenebrata.
A ben guardare, un gruppo di naziskin presenta in nuce parecchie caratteristiche “omo”, messe benissimo in rilievo da Donato attraverso la studiata eliminazione di ogni personaggio femminile, le riprese ravvicinate di particolari fisici, mani, schiene, nuche rasate, tatuaggi, fino alla straordinaria sequenza del concerto nazirock, un magmatico groviglio di corpi maschili sudati, in cui l’aggressività diviene abbraccio, la forza tenerezza, la violenza desiderio. Molto attento in sede di riprese, abile nella direzione degli attori, preciso nella raffigurazione dello squallido ambiente dell’ultradestra, l’esordiente regista danese sembra soffrire i tempi del lungometraggio, che proprio verso il termine infatti cala di tensione e tenta di sopperire ad una certa prevedibilità affastellando ben tre finali, ognuno meno convincente dell’altro. Sentimentalmente mélo, Fratellanza non spiega come o perché nasca la passione, non indaga sull’omosessualità latente dei machos dalle teste rasate, né ha la velleità di affrontare l’argomento sotto l’aspetto politico, ma sembra più voler confermare l’adagio popolare “al cuor non si comanda”.
© CultFrame 07/2010
TRAMA
Lars, un militare di carriera, nemico acerrimo di extracomunitari e omosessuali, decide di lasciare l’esercito e unirsi a un gruppo di matrice neonazista impegnato in violenti raid notturni contro gay ed immigrati. L’apprendistato nel nuovo gruppo è duro e impegnativo e Lars viene affiancato da Jimmy, scelto dai suoi camerati per tenerlo d’occhio, testare le sue convinzioni e verificarne l’affidabilità. Imprevedibilmente, tra Lars e Jimmy scocca la scintilla e i due uomini si ritrovano a vivere un amore che devono però in ogni modo tenere segreto.
CREDITI
Titolo: Fratellanza – Brotherhood / Titolo originale: Broderskab / Regìa: Nicolo Donato / Sceneggiatura: Nicolo Donato, Rasmus Birch / Fotografia: Laust Trier-Mørch / Montaggio: Bodil Kjǽrhauge / Scenografia: Thomas Ravn / Musica: Simon Brenting, Jesper Mechlenburg / Interpreti principali: Thure Lindhardt, David Dencik, Nicolas Bro, Claus Flygare, Hanne Hedelund, Lars Simonsen / Produzione: Asta Film, Film I Väst / Distribuzione: Lucky Red/ Paese: Danimarca, 2009 / Durata: 90 minuti
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CultFrame. Brotherhood – Fratellanza. Intervista al regista Nicolo Donato
Sito italiano del film Fratellanza – Brotherhood
Filmografia di Nicolo Donato
Lucky Red