I’m Sorry. Mostra di Eleonora Rossi

eleonora_rossi-I_m_Sorry_II-2010“Un immagine potente, nella la misura in cui essa è accettata dagli altri, non è da poco può avere un temporaneo effetto intimidatorio”. Raymond Geuss

La mostra I’M SORRY presenta i nuovi significativi lavori fotografici di Eleonora Rossi. Il suo metodo di lavoro si è evoluto naturalmente in base ad ogni luogo con cui l’artista si è dovuta confrontare. La sua abilità è la capacità di muoversi in maniera flessibile rispondendo alle caratteristiche date dal contesto; creando un’interazione con l’ambiente circostante e le sue dimensioni e trasformandolo in modo efficace dal punto di vista espressivo. Nel caso di questa mostra ha applicato questa prassi realizzando una serie di immagini fotografiche e video intorno all’atto di esternare una confessione. Un atto laico di coraggio, che si trasforma e muta di significato all’interno di ogni differente contesto culturale e sociale. Il video trittico: A human heart looks like a fist wrapped in blood, simboleggia il coraggio insito nella condivisione, mettendo a nudo gli errori, focalizzando l’attenzione sul momento stesso in cui un uomo apre il proprio cuore verso il pubblico, esponendolo al giudizio. Addressee tratta di una giovane ginnasta, che trova nella performance un modo elegante per coreografare la messa in scena dei suoi pensieri e funge da incoraggiamento per coloro che si sentono isolati e oppressi nello spazio intimo e catartico del confessionale.
Eleonora Rossi sviluppa le varie declinazioni del concetto del perdono, conferendo ad essi diversi timbri estetici consoni alle finalità espressive, arricchendoli di un’aura straordinariamente metaforica e ricca di sensibilità.
Le sequenze del video I’M SORRY riverberano come echi persistenti nelle camere del dolore e si propagano da un lato in luoghi geografici e da un’altro vengono interiorizzati esplorando il concetto di senso di colpa. L’artista conferisce fiducia totale allo spettatore – come essa è stata lo spettatore di sé stessa – e crea così un ambiente costrittivo. Come un testimone,l’osservatore è presente in queste esplorazioni astratte che si dipanano al di là del mero impatto emotivo, che viene comunque percepito interamente in tutti i suoi aspetti.

eleonora_ross-I_m_Sorry_III-2010A Human Heart Looks Like A Fist Wrapped in Blood
DAN: Pensi che l’amore sia semplice. Pensiche il cuore sia come un diagramma.
LARRY: Hai mai visto un cuore umano? Assomiglia a un pugno immerso nel sangue! Vaffanculo. Scrittore! Bugiardo! Patrick Marber

Il titolo del lavoro è un estratto dal testo teatrale originale di Closer (1997), di Patrick Marber, scrittore e sceneggiatore britannico. Il testo ha successivamente ispirato il film di Mike Nichols (2004). Rossi ha trasformato questa metafora letteraria in un’immagine metaforica. Mentre l’artista si trovava in Sud Africa, il concetto di perdono ha assunto per lei un’importanza primaria, in special modo l’aspetto della lotta che devono affrontare il cuore e la mente per tradurre in pratica questo delicato processo.
Un atto di perdono può essere estremamente forte e simbolico, come ad esempio quello sostenuto dall’ex presidente Nelson Mandela nel momento in cui si è sancita la fine politica del regime dell’apartheid.
Il suo messaggio ha prodotto un effetto di tale risonanza nonostante gli inevitabili fallimenti, da ispirare non solo il popolo sudafricano ma il mondo intero.
Il lavoro di Eleonora Rossi riesce, attraverso il registro metaforico, nell’intenzione di esplorare il concetto del perdono superando i parametri di localizzazione geografica e del contesto socio-politico, cristallizzando in una dimensione universalmente percepibile, un’empatica attrazione verso la compassione (nel senso etimologico del latino classico compàssus “moto dell’animo che ci fa sentire dispiacere o dolore dei mali altrui, quasi li soffrissimo noi”) e la compartecipazione.
Il video è stato realizzato secondo una struttura a trittico, che rinvia ai valori simbolici, rituali e percettivi degli altari; la percezione è scandita secondo una gerarchia visiva che vede al centro un’immagine pregnante e ai lati due immagini integrative.

Addressee’ Una giovane ginnasta scrive una lettera di scuse. Questa serie di immagini è la rappresentazione di una richiesta di perdono che qui prende la forma di una performance artistica. Margherita si ritrova nella sua quotidianità a contemplare l’alienazione di una compagna di scuola. Comincia a capire la crudeltà del pregiudizio e si rende conto che lei non vuole far più parte di questo schema.
Decide invece di saperne di più sulla compagna fatta oggetto di scherno e pregiudizi. Dopo aver accettato un invito della giovane a passare un pomeriggio insieme, prende tempo per stare da sola e riflettere su questa esperienza. Ne scaturisce una lettera. Nello spazio aperto di un grande magazzino, i suoi gesti risultano discreti ma potenti. Le sue azioni sono scandite in una dimensione estetizzante, come la postura della sua mano con la lettera. La ginnastica è parte integrante e irrinunciabile della vita di questa ragazza, e attraverso questa, Margherita trova il coraggio e lo strumento per esprimere e condividere la sua sensibilità.

eleonora_ross-I_m_Sorry_IV-2010Catharsis’ from the video installation I’m Sorry.
Gli stills da video della serie Catharsis sono tratti dalla video installazione autobiografica dal titolo I’M SORRY. In un particolare e doloroso momento della sua vita, l’artista ha trovato un rapporto unico con il Sud Africa. La relazione che si è instaurata con gli spazi, i luoghi e il mondo esterno, viene qui rappresentata attraverso una prospettiva che segna un al di qua e un al di là dello sguardo. Del sé. Dal punto di vista intimo, rappresenta una sorta di proiezione che traduce visivamente il concetto di errore come parte integrante della vita; simboleggiando esteticamente questo concetto, nel video, sono state mantenute le imperfezioni e le distorsioni di esposizione proprie di una ripresa “in diretta” della realtà circostante.
Nel video l’artista appare distaccata dalla realtà negando la propria presenza fisica, seppure partecipi allo sviluppo narrativo esternando attraverso la voce ogni timbro emotivo e sfumatura emozionale. La questione principale sembra riassumersi in questa domanda: dopo aver perso l’orientamento, qual’è il punto, il momento in cui si ritorna al sé?
Il video richiama al concetto di Punto Omega, un termine coniato dal gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin (1881 – 1955) per descrivere un livello massimo di complessità e di coscienza verso il quale l’universo sembra evolvere. L’installazione video è stata concepita come site specific per essere proiettata in un luogo di raccoglimento spirituale come quello del convento dei frati Gesuiti che si trova nel centro di Lucca. Cause di forza maggiore non rendono possibile questo allestimento, così il video verrà ospitato in Galleria.

Per gentile concessione della curatrice Louisa Adam

CultFrame 09/2010


IMMAGINI

1 Eleonora Rossi. I’m Sorry II, 2010
2 Eleonora Rossi. I’m, Sorry III, 2010
3 Eleonora Rossi. I’m Sorry IV, 2010

INFORMAZIONI
Dal 4 al 30 settembre 2010 / Inaugurazione 4 settembre 2010 ore 18:30
Galleria 38 / Via del Battistero 38, Lucca
Telefono: 329 1692511; 0583 491104 / info@gallerianumero38.com
Orario: martedì – sabato 10.00 – 13.00 e 16.00 – 19.30
Biglietto: Ingresso libero
Catalogo: Booklet tascabile italiano/Inglese / Testo critico di Louisa Adam
Cura: Louisa Adam

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