Miral. Un film di Julian Schnabel

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

julian_schnabel-miralVolete sapere quale può essere l’operazione più semplice e scontata nell’ambito dell’attività cinematografica di oggi? Girare un film politicamente corretto e puntato sulle coordinate mentali di un pubblico che, per ovvie ragioni (e non per colpa), conosce solo la superficie degli eventi storici. Ci vogliono poi i seguenti elementi: una vicenda politica che induce lo spettatore a schierarsi dalla parte giusta, una buona dose di patetismo, una bella protagonista. E il gioco è fatto.
Ora, non intendiamo dire che Miral, ultimo film del pittore-cineasta Julian Schnabel, sia un’opera interamente basata su tale architettura registico-produttiva, poiché le intenzioni di Schnabel sono certamente nobili, alte e piene di partecipazione emotiva. Vogliamo solo sostenere che nonostante sia un film incentrato su tematiche di grandissimo spessore la sua sostanza cinematografica (intendiamo proprio lo specifico filmico) finisce per fare acqua da tutte le parti.

L’aspetto più debole dell’intera operazione riguarda la sua base narrativa. La sceneggiatura, firmata da Rula Jebreal, è fragile, piena di buchi, basata su alcuni raccordi evanescenti e forzati. La vicenda vorrebbe essere fluida e invece è singhiozzante, mentre i personaggi appaiono più come degli stereotipi mediatici che come dei ritratti sinceri di individui costretti a una vita dolorosa e tragica. Si tratta in sostanza di un racconto sostenuto da un’impalcatura  traballante che si poggia solo su una visione ideologica del gigantesco dramma del Medio Oriente. Lo sguardo di Jebreal e Schnabel non va oltre la storia, pur dolente ed emotivamente toccante, di Miral. I continui inserti di materiale di repertorio non contribuiscono a chiarire in modo preciso il quadro, estremamente complesso e angoscioso, della situazione palestinese (nonché di quella israeliana). A ciò si aggiunge una scelta fotografico-registica di Schnabel che esalta lo stereotipo della luce mediorientale, sempre calda e avvolgente.
Come non notare poi l’uso, totalmente gratuito, di sfocature all’interno delle inquadrature, senza che questo potente elemento di linguaggio visuale abbia un senso.

Il personaggio di Miral, incentrato sulla figura della stessa giornalista italo-palestinese autrice della sceneggiatura, è interpretato da Freida Pinto, attrice dal volto certamente straordinario ma a nostro avviso non dotata di grandissimo talento.
Incomprensibile la presenza nel cast di Willem Dafoe, nel ruolo inconsistente di un colonnello americano in servizio presso le Nazioni Unite, così come quella di Vanessa Redgrave.
Infine una notazione. Miral è un film che non mette certo in buona luce la parte israeliana (anzi abbondano poliziotti e militari feroci). Eppure, tra i co-produttori dell’opera c’è anche un importante regista israeliano come Eran Riklis, già autore di significativi film come La sposa siriana e Il giardino di limoni.

© CultFrame 09/2010


TRAMA

Miral è una giovane ragazza palestinese che vive a Gerusalemme Est. La sua esistenza si divide tra il padre e il collegio nel quale è cresciuta, accudita dall’amorevole insegnante Hind Usseini. Con il passare del tempo, Miral prende coscienza della condizione del popolo palestinese ed entra in contatto con i gruppi che si oppongono all’occupazione israeliana. Sarà l’inizio di un periodo difficile che la vedrà entrare in un carcere. All’uscita dalla prigione e dopo un periodo di isolamento presso una zia a Haifa, Miral fa ritorno a Gerusalemme Est. È giunto però il momento di trovare un po’ di serenità. Così la sua insegnante le farà avere una borsa di studio per l’Italia.


CREDITI

Titolo: Miral / Regia: Julian Schnabel / Sceneggiatura: Rula Jebreal / Direttore della Fotografia: Eric Gautier / Montaggio: Juliette Weflfling / Scenografia: Yoel Herzberg / Interpreti: Freida Pinto, Hiam Abbas,Yasmine Al Massri / Produzione: Pathè, Er Production, Eagle Pictures, India Take One Productions / Distribuzione: Eagle Pictures / Paese: Italia, Israele, India, Francia / Anno: 2010 / Durata: 112 minuti

LINK
CULTFRAME. Lo scafandro e la farfalla. Un film di Julian Schnabel
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
Eagle Pictures

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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