Un lungo viaggio per riannodare le fila di un discorso interrotto, un treno che corre su un binario metaforico, avanti e a ritroso, ripercorrendo tracce di vent’anni prima, con le voci di chi c’è ancora e di chi non c’è più, e la speranza di ritrovare qualcosa di sé che è andato smarrito.
Perestroika è il nuovo lavoro di Sarah Turner, un affascinante avventura nei tragitti della memoria e della coscienza, l’invito a seguire il percorso guardando fuori dal finestrino di un treno della linea transiberiana, il viaggio da Mosca a Irkutsk che alterna immagini girate tra il 1987 e il 1988 e quelle più recenti.
Finzione e realtà si mescolano nella narrazione. I cambiamenti avvenuti nello spazio di un ventennio non sono solo sociali, culturali, storico-politici, ma anche, e soprattutto, personali.
La morte è un motivo silenzioso che aleggia costante nello svolgersi della narrazione, velando di nostalgia e attesa le immagini che si scorgono fuori dal treno. Ripercorrendo a ritroso un viaggio compiuto in gioventù, la protagonista tenta non solo di recuperare la creatività e la memoria perdute, ma anche di curare ferite più profonde, quel buco nero in mezzo all’anima in cui si cela la perdita di persone care, persone che avevano condiviso quell’esperienza tanti anni prima.
Il film esplora proprio il rapporto tra fotografia e senso di perdita (sia un lutto che una mancanza di sé o in sé), ma anche le dinamiche che intercorrono tra mezzi espressivi, tecnologici se vogliamo, e memoria. Un ruolo importante hanno le voci fuori campo, quella dell’io narrante, ma anche quelle registrate in presa diretta durante i due viaggi, voci vive, presenti e passate, rievocate o riesumate dal nastro magnetico o dal sistema digitale.
Se l’immagine racchiude già in se stessa una separazione spazio-temporale, la prefigurazione della morte del soggetto, che diviene memoria nell’attimo stesso in cui l’immagine viene fissata per sempre, il suono registrato non conosce divari, in quanto può essere rievocato, se ne può fare esperienza nell’hic et nunc della riproduzione.
Il viaggio è terapeutico, se ne ascoltano le tracce, la voce che ripercorre le lotte dell’animo, mentre fuori dal finestrino scorrono immagini potenti ed evocative, di ponti, di fabbriche, di strade, di foreste di betulle, di case sperdute nella neve, di esseri umani in movimento, sparpagliati all’imbrunire in una stazione remota, intenti a prepararsi una branda, consumare una colazione, nello stesso treno, o quello di fronte.
Un viaggio che è allegoria ambientale: ci si muove mentalmente, nella psiche, tentando di riprovare sensazioni già provate, esperienze già vissute, e fisicamente, nel calore soffocante del treno, metafora di progresso industriale, ma anche di effetto serra, con la neve che a dicembre è meno spessa o addirittura inesistente, rispetto alla volta precedente.
Una storia filmata, di immagini bellissime che scorrono dal finestrino, di scatti in sequenza, che ci narrano una storia che ancora non conosciamo, che fanno riflettere sul modo in cui ricordiamo e dimentichiamo.
Le immagini rinforzano la storia, la meditazione sul tempo e la memoria si presta da cornice, e nel quadro forme e colori rievocano sentimenti, fino a culminare nella bellezza espansa e magica del Lago Baikal.
Riflessioni, rievocazioni, elementi che non si possono catturare, fantasmi.
Perestroika diviene un’esperienza viscerale: mentre si siede e si guarda, ascoltando il fluire dei pensieri, ci si ritrova come in un sogno, su quel treno dall’aria soffocante, percorrendo il viaggio come se fosse nostro.
© CultFrame 09/2010
CREDITI
Titolo: Perestoika / Regia: Sarah Turner / Paese: Gran Bretagna, 2009 / Durata: 115 minuti
PROIEZIONI
1 – 5, 8 – 12, 15 – 16 September 2010
Institute of Contemporary Arts / The Mall, Londra / Telefono: +44(0)2079303647
Biglietto: Intero: £9 / Ridotto: £8