Promises Written on Water. Un film di Vincent Gallo. 67a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

vincent_gallo-promises_written_on_waterSempre più spesso il confine che divide il cinema di oggi dall’arte contemporanea viene valicato e abbattuto. Ciò è un bene poiché produce sovrapposizioni di linguaggi e dispositivi e permette a un’opera visuale di divenire territorio meticcio nel quale un autore può agire liberamente, senza i vincoli dei codici e gli obblighi imposti dallo star-system e dal mercato. Tale libertà è poi amplificata quando l’artista che struttura e realizza l’opera visuale ne è anche produttore. Questo è il caso di Vincent Gallo che con Promises Written in Water ha operato secondo livelli creativi ed espressivi che denotano non solo la sua indipendenza ma anche la sua cultura visiva.
La sua ultima fatica è un piccolo film dall’indiscutibile spessore artistico. Gallo abolisce (fortunatamente) la trama e mette in scena solo due personaggi. Non c’è racconto, non c’é crescita narrativa ma solo alcuni quadri drammaturgici essenziali e minimali.
Il rigore formale è l’elemento di maggiore interesse di questa operazione filmica che forse scontenterà gli appassionati tradizionalisti e i cinefili più giovani, come spesso accade con le prove non catalogabili.
Inquadrature molto lunghe e per lo più fisse. Piani strettissimi, quasi sempre sul volto dello stesso Gallo e della co-protagonista. La fissità di alcune immagini diviene fattore linguistico fondamentale. Non è Gallo a creare l’inquadratura ma è l’inquadratura a raccogliere gli sguardi e i movimenti dell’autore/attore. Sembra quasi che il film si sia fatto da sé, sia emerso direttamente dall’universo emotivo del suo autore. Il tutto è girato in un bianco e nero sgranato ma non fortemente impastato, basato su morbidi grigi e su una luce ora più tenue ora più bianca ma mai accecante.

Vincent Gallo ha firmato un’opera intima e tragica, un breve poema visivo sul tema della morte e sul non senso dell’esistenza. Un vuoto raggelante e atroce avvolge la vita di un individuo che accoglie (letteralmente) i morti, li accompagna nel loro ultimo viaggio e li fotografa prima di destinarli definitivamente all’oblio (cremandoli).
Il regista di Buffalo 66 segue le coordinate di Robert Bresson e di Andy Wahrol; lavora sull’assenza, la sottrazione e sull’iterazione di situazioni e parole. Usa la macchina da presa come una sorta di pietoso entomologo che studia la penosa condiziona umana.  Regala anche allo spettatore una sequenza di rara poesia. La macchina da presa, come fosse un pennello, segue le linee del corpo della co-protagonista. Si sofferma sul pube, sul viso. Isola a lungo gli occhi. Più che una sequenza filmica è un atto di amore intimo e misurato nei confronti di un essere umano che come tutti è destinato alla morte, dunque al nulla.

© CultFrame 09/2010


TRAMA

Kevin è un uomo solitario. Lavora in un agenzia di pompe funebri. Prende i cadaveri delle persone e li porta poi nel luogo preposto alla cremazione. Ha una fidanzata, Colette, che però decide di lasciarlo per un uomo molto più grande di lui. Le sue giornate, scandite sempre allo stesso modo, avranno un cambiamento quando incontrerà una ragazza bella e bionda. Sarà a quest’ultima che Kevin proporrà il matrimonio.

CREDITI
Titolo: Promises Written in Water / Regia: Vincent Gallo / Sceneggiatura: Vincent Gallo / Fotografia: Masanobu Takayanagi / Montaggio: Vincet Gallo / Scenografia: Vincent Gallo / Musiche: Vincet Gallo / Vincent Gallo, Delfine Bafort, Sage Stallone, Lisa Love / Produzione: Vincent Gallo / Anno: 2010 / Origine: Usa / Durata: 75 minuti

LINK
Filmografia di Vincent Gallo
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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