Road to Nowhere. Un film di Monte Hellman. 67a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

monte_hellman-road_to_nowhereUna troupe ridotta. Una giovane attrice esile e insicura. Due attori più esperti. Uno sceneggiatore un po’ nevrotico ed esigente. Un regista americano che intende esprimersi nel territorio del cinema indipendente, senza perdere di vista le istanze di Hollywwod.
Ma soprattutto un autore in cerca di sé.
Si tratta di una storia che conduce verso il nulla, appunto. Road to Nowhere, film del mentore di Quentin Tarantino Monte Hellman appare proprio una sorta di concettualizzazione/visualizzazione del nulla nell’ambito della sfera cinematografica.
La vicenda conduce i fruitori verso una non conclusione, uno spazio vuoto: il film che gira la troupe si deve interrompere, il regista non può più proseguire il suo lavoro, la morte irrompe imprevedibilmente nella realtà così come giungeva in modo prevedibile nella sceneggiatura del lungometraggio da portare sul grande schermo.
Hellman è un uomo di cinema molto esperto, ma ha aspettato molti anni prima di cimentarsi nel suo personale “effetto notte”.
La sua ultima opera è un omaggio al mistero (chiarissimo)  del linguaggio del cinema, alla complessità della macchina creativa, all’impossibilità di decifrare il senso del fare film, ma anche di vivere. Non a caso le inquadrature di film “girato” da Hellman e di quello che cerca di realizzare il giovane cineasta “alternativo” si susseguono senza soluzione di continuità. Non solo cinema nel cinema, ma anche finzione nella realtà e realtà nella finzione. Un gioco articolato (e forse un po’ datato) che Monte Hellman sviluppa con discreta lucidità, componendo un sistema narrativo e visivo di assoluta fluidità.

Road to Nowhere appare come un’opera svuotata dell’essenza del cinema, e dunque per tale motivo si manifesta allo spettatore come un film senza direzione. A differenza di Truffaut, Hellman non celebra la macchina-cinema semplicemente la svuota di significato. Toglie senso invece di aggiungerlo, fino a determinare un’inquietante sovrapposizione tra aspetti della realtà ed elementi della rappresentazione. Lo svelamento del dispositivo è, dunque, totale poiché lontano da ogni processo di mitizzazione e di esaltazione.
Così, Hellman intende dirci che non c’è alcuna differenza tra la creazione artistico/visuale e lo sguardo di un essere umano. Tutto si compone da solo in un susseguirsi di immagini che non possono che condurci verso il nulla.

© CultFrame 09/2010


TRAMA

Un giovane regista americano decide di girare un film basato su una storia criminale realmente avvenuta. Per far ciò, si affida al suo sceneggiatore di fiducia e ingaggia una attrice molto inesperta con la quale intreccia anche una relazione amorosa. La vita sul set scorre in maniera decisamente monotona, così come le lunghe giornate in albergo. Fino a quando la guida locale della troupe inizia a dare qualche segno di squilibrio.

CREDITI
Titolo: Road to Nowhere / Regia: Monte Hellman / Sceneggiatura: Steven Gaydos / Fotografia: Joseph M. Civit / Montaggio: Celine Ameslon / Scenografia: Laurie Post / Musiche: Tom Russell / Interpreti: Tygh Runyan, Dominique Swain, Shannyn Sossamon /Produzione: Monte Hellman, Steven Gaydos / Origine: Usa / Anno: 2010 / Durata: 121 minuti

LINK
Filmografia di Monte Hellman
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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