Il Torino Film Festival si è sempre contraddistinto per le sue retrospettive. Quest’anno in particolare ecco che sbarca uno dei registi più prestigiosi della classica Hollywood: John Huston. Anche se per la verità Huston è stato uno di quei registi che hanno inventato i generi hollywoodiani e poi li hanno rivoluzionati. Ho rivisto proprio oggi uno dei suoi film, come affermava la critica dell’epoca, “meno riusciti” come Phobia e mi sono reso conto che nonostante i limiti del genere, John Huston rimane uno che i generi li capovolge e li fa esplodere da dentro. Ma ciò è arrivato con la maturità.
Nel 1940 dopo una serie di pellicole in cui il nostro firma la sceneggiatura, arriva The Maltese Falcon che (re) inventa il noir e un attore come Humphrey Bogart accanto ad una dark lady inusitata come Mary Astor. Con loro, Peter Lorre insolitamente “queer” e Sidney Greenstreet in una versione laida che più laida non si può. Da qua in poi il genere nero non sarebbe stato mai più lo stesso.
Dopo una parentesi melodrammatica con la grandissima Bette Davis ecco che arrivano i disperati de Il tesoro di Sierra Madre, paragonabili solo con quelli di Rapacità di Eric von Stroheim, e il gruppo in un interno di Key Largo. Due pellicole di altissimo livello drammatico grazie anche ad un gruppetto di attori formidabili. Ma sarà con Giungla d’asfalto che Huston dirà una parola definitiva sul genere nero. Sterling Hayden, Louis Calhern e Marilyn Monroe in un gioco al massacro tra i più crudeli mai visto sullo schermo.
Dopo il patriottico La prova del fuoco ci troviamo davanti ad una serie di pellicole capolavori che rientrano nei generi più disparati: l’avventura esotica con La regina d’Africa e il binomio Katharine Hepburn e Humphrey Bogart, il biografico Moulin Rouge, la parodia del genere avventuroso con Beat the devil, l’allegorico monster movie Moby Dick e il buñueliano L’anima e la carne. Tutti film che in un mondo o l’altro hanno segnato la storia del cinema e ne hanno definito le regole. Dopo ci saranno un paio di pellicole trascurabili, anche se John Huston persino in queste cura, nonostante quel che si dica, i minimi dettagli.
Ecco allora due film fondamentali: Gli inesorabili, western poetico sulla fine delle certezze e l’arrivo di una nuova area nelle praterie e poi Gli spostati, ultima, tragica pellicola, sorta di western pre-metropolitano, con il quale spariscono due leggende di Hollywood come Clark Cable e Marilyn Monroe e una stella come Montgomery Clift non troverà mai più un ruolo alla sua altezza. Per il resto oltre una straordinaria Monroe ci sono la divertente Thelma Ritter e Eli Wallach. Siamo nel 1962 e si dovrà aspettare fino al 1967 per vedere un film completo di Huston. Cosi dopo Freud, l’esercizio di stile de I cinque volti dell’assassino, La notte dell’iguana. l’avventura de La Bibbia e il pasticcio, ma non troppo, di Casino Royale ci troviamo davanti il morboso Riflessi in un occhio d’oro, con una Elizabeth Taylor umiliata e offesa e un Marlon Brandon omosessuale inconsapevole in un gioco esistenziale. Un piccolo grande capolavoro.
Con un paio di titoli che lanciano John Hurt e Angelica Huston e la spy story de Lettera a Kremlino, arriviamo a Fat City, ambientato nel mondo della box, ancora un ritratto della società contemporanea disperata e senza via d’uscita.
Prima di firmare il suo ultimo capolavoro anche, e soprattutto di scrittura, tratto da Joyce, come The Dead, uscito postumo nel 1987, Huston tocca gli ultimi generi che gli restavano! Dal western satirico con L’uomo dai 7 capestri, la spy-story con L’agente speciale Mackintosh, l’avventuroso L’uomo che volle farsi Re, tratto da Kipling, il grottesco La saggezza del sangue, l’orrorifico Phobia, gli ironici Fuga per la vittoria e L’onore dei Prizzi. Infine, ecco Sotto il vulcano, sorta di canto di cigno, di un autore che ha amato il cinema e sopratttto ha saputo realizzarlo in tutte le sue sfaccettature.
© CultFrame 11/2010
IMMAGINI
Frame del film The Maltese Falcon di John Huston
Frame del film Gli spostati di John Huston
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