La mostra attualmente ospitata sui tre piani della Hayward Gallery e curata da Stephanie Rosenthal, più che intrattenere i visitatori in un percorso espositivo di installazioni, video e performances, li incoraggia ad interagire con le opere stesse e a farne esperienza fisica. Move: Choreographing You si propone di rivelare al pubblico quella connessione tra arti visive e coreografia, nello stesso spirito che inaugurò la collaborazione tra diverse espressioni artisitiche dalla fine degli anni Cinquanta in poi. L’obiettivo principale è quello di creare una mostra che possa avere effetto sulle percezioni e sui movimenti dei visitatori, trasformandoli in partecipanti attivi, se non addirittura protagonisti.
Ci sono opere a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, in cui sculture e installazioni costringono ad una sequenza guidata di movimenti e intensificano la relazione del corpo con l’ambiente.
L’installazione di Bruce Nauman, Green Light Corridor (1970), è uno stretto passaggio saturato di luce verde fluorescente, così stretto che può essere attraversato solo in una direzione ed è costruito in modo da indurre un senso di disagio nel visitatore. Entrare in questo spazio angusto significa divenire partecipi dell’opera d’arte, consapevoli delle negoziazioni che il corpo deve attuare nel percorso da un’estremità all’altra dell’installazione.
D’altro canto, le installazioni di Lygia Clark sottolineano questa consapevolezza del corpo nello spazio e ne investigano le risposte psicologiche e sensoriali nei confronti dell’ambiente e dell’opera d’arte. The House is The Body (1968) evoca le fasi dal concepimento al parto e si riferisce non solo alla condizione femminile, ma anche al processo della creazione artistica. Straight Jacket (1969), è invece una singolare camicia di forza, oggetto sensoriale, che i visitatori sono incoraggiati a provare.
In tempi più recenti, alcuni artisti hanno esplorato le possibilità offerte dalla coreografia per evidenziare meccanismi di manipolazione e dinamiche socio-politiche. In sostanza, l’opera d’arte diviene un’analogia delle forze esterne che controllano le azioni umane nello spazio, siano esse fisiche o psicologiche.
L’installazione di Pablo Bronstein (2010) combina architettura e danza ed esplora la maniera in cui la prima si impone sulla seconda, condizionando movimenti e comportamenti. Un imponente arco trionfale è il palcoscenico di una performance di danza durante la quale i visitatori non sono ammessi nello spazio, ma fungono da spettatori e testimoni dell’evento. L’opera di Tania Bruguera, Senza Titolo, creata originariamente per la mostra documenta11 (Kassel, 2002) esamina invece la relazione tra ideologia, potere e comportamento sociale. Nello specifico, il potere e la politica si fanno sensazione, e il pubblico può sperimentare, mediante l’interazione con l’opera d’arte, vulnerabilità, paura e deprivazione sensoriale. In un gioco psicologico, lo spettatore è soggetto a momenti improvvisi di luce accecante e rumore assordante, seguiti da buio totale e silenzio, scandito appena dalle apparizioni dei nomi di luoghi simbolo di massacri politici dal secondo dopoguerra in poi.
The Fact of Matter (2009) di William Forsythe è un oggetto totalmente coreografico, che invita il visitatore ad usare il proprio corpo per attraversare l’opera d’arte, mediante l’uso di una serie di anelli per ginnastica. L’impresa diviene un test di agilità fisica e mentale, spingendo all’uso cosciente del corpo, creando sensazioni di peso e limitazione durante la traversata e di leggerezza a percorso concluso.
La mostra è corredata da un fitto calendario di eventi e performances di danza dal vivo, che hanno luogo nello spazio espositivo o in altre strutture del Southbank Centre, di cui la galleria fa parte.
Move: Choreographing You è un’esposizione sicuramente diversa, in cui il visitatore può sentirsi a tratti sopraffatto dalla profusione di stimoli e performances. C’è infatti il rischio che il messaggio possa arrivare confuso, e resta comunque la sensazione che alcune opere, come l’installazione video di Isaac Julien (Ten Thousand Waves) o alcuni eventi di danza, non si leghino perfettamente all’obiettivo e al programma.
Tuttavia è chiaro che c’è così tanto da esplorare nell’ambito dei rapporti tra scultura e performance, che non è possibile pensare di esaurire il discorso in una mostra, seppur ambiziosa e cospicua come quella londinese.
Di notevole aiuto è l’archivio digitale interattivo messo a disposizione del pubblico e situato in punti diversi del percorso espositivo. Un archivio contestuale che offre l’opportunità di esplorare la storia dell’arte e della danza in maniera individuale e a chiarire l’idea chiave della mostra, quella cioè di far percepire il proprio corpo nello spazio dell’evento e realizzare, attraverso il movimento e la risposta emotiva, le modalità di fruizione dello stesso.
© CultFrame 11/2010
IMMAGINI
1 William Forsythe – The Fact of Matter – 2009. © foto di Alastair Muir. Per concessione dell’artista e della Hayward Gallery
2 Performance di danza. Per concessione dell’artista e della Hayward Gallery
INFORMAZIONI
Move: Choreographing You / A cura di Stephanie Rosenthal
Dal 13 ottobre 2010 al 9 gennaio 2011
Hayward Gallery / South Bank Centre, Belvedere Road 8XZ, Londra / Telefono: (+44) 08448750070
Orario: tutti i giorni 10.00 – 18.00 / giovedì e venerdì 10.00 – 20.00
Biglietto: £ 11
LINK
CULTFRAME. Corpus – Arte in azione. Tania Bruguera. Una performance?
CULTFRAME. Ten Thousand Waves. Mostra di Isaac Julien
Hayward Gallery, Londra
Move: Choreographing You