Il cigno nero. Un film di Darren Aronofsky

SCRITTO DA
Eleonora Saracino

darren_aronofsky-black_swanChajkovskij fa danzare gli angeli e i demoni e ne Il lago dei cigni fa bagnare la purezza e la crudeltà in un balletto immortale in cui si ripete l’eterno duello tra il bene e il male. Nina entra così, sulle punte,  in un universo di contrasti e suggestioni dove la danza si converte in vita e la disciplina si trasforma in ossessione, come se ballare fosse uguale a respirare e quel costante volteggiare l’unico modo di esistere.

Aronofsky mette  in scena uno spettacolo di musica e pensieri, incubi e desideri ma – purtroppo – lontano dalla misurata sensibilità che aveva dimostrato in The Wrestler , ricorre al mezzo di cui proprio un film come questo non aveva bisogno: l’eccesso. Dopo un inizio di folgorante bellezza, il regista sembra abbandonare la pura ispirazione per lasciarsi andare, senza freni, ad un ritmo roboante che mal si adatta alla struggente delicatezza chajkovskijana e in una costante ricerca del “coup de theatre” attinge a piene mani da quelle “trovate” ad effetto già, e fin troppe volte, viste. L’ossessione del doppio e l’immagine di un altro “oscuro” che si ama e si teme, diventano in Black Swan un’occasione di mero virtuosismo registico del quale Aronofsky non avrebbe bisogno di dar prova. Le note di Chajkovskij e la straordinaria bravura della Portman sarebbero bastate per fare di questo un film perfetto, una struggente metafora del dualismo esistenziale come vero “balletto” tra gli opposti: fuga e incontro, innocenza e sensualità, anima e carne… Un concentrato di pure emozioni che la protagonista racchiude in sé e rilascia, inquadratura dopo inquadratura, in un susseguirsi di espressioni intense e di sublime bellezza. La Portman, infatti, non interpreta il Cigno ma “è” il Cigno e ci regala, qui, una straordinaria prova d’attrice. Su di lei si concentrano le luci sfolgoranti della ribalta e le ombre inquietanti della disfatta e sul suo volto, emaciato ma bellissimo, si colgono gli  oscuri bagliori di quei segreti inconfessati che solo il suo specchio interiore riesce a riflettere.

Questa è l’anima di Black Swan (Il cigno nero), la suggestione profonda che emerge dalla storia e, trascendendo gli eccessi di Aronosfsky – anche grazie ad un cast in stato di grazia –  riesce (almeno in parte) a salvarla. Un film che avrebbe potuto – e meritato – di più se si fosse sottratto al gioco dell’ “effetto” e avesse scelto di narrare sottovoce, come un sussurro inquietante che fa venire i brividi o l’ultimo rantolo dell’innocente che soccombe al destino che ha segnato lui stesso.

©CultFrame 09/2010


TRAMA

Nina è una ballerina che vive per la danza. Controllata da una madre ex danzatrice, la giovane si scontra con un ambiente professionale crudelmente competitivo, con l’arroganza del direttore artistico e con i propri demoni interiori. Per il Lago dei Cigni, Nina è disposta a tutto pur di ottenere il ruolo al quale dovrebbe infondere un doppia anima: la purezza del Cigno Bianco e la sensualità del Cigno Nero. In preda a sensazioni contrastanti, Nina inizia a conoscersi sotto una luce nuova.


CREDITI

Titolo: Il cigno nero / Titolo originale: Black Swan / Regia: Darren Aronofsky / Sceneggiatura: Mark Heyman, Andres Heinz, John McLaughlin / Interpreti: Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Barbara Hershey, Winona Ryder / Montaggio:Andrew Weisblum / Fotografia: Matthew Libatique / Distribuzione: Twentieth Century Fox / Usa 2010 / Durata: 103 minuti

LINK
CULTFRAME. The Wrestler. Un film di Darren Aronofsky
Sito ufficiale del film Black Swan di Darren Aronofsky
Sito italiano del film Il cigno nero di Darren Aronofsky
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
20th Century Fox

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Eleonora Saracino

Eleonora Saracino, giornalista, critico cinematografico e membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si è laureata in Storia e Critica del cinema con una tesi sul rapporto Letteratura & Cinema. Ha collaborato con Cinema.it e, attualmente, fa parte della redazione di CulfFrame Arti Visive e di CineCriticaWeb. Ha lavorato nell’industria cinematografica presso la Columbia Tri Star Pictures ed è stata caporedattore del mensile Matrix e della rivista Vox Roma. Autrice di saggi sul linguaggio cinematografico ha pubblicato, insieme a Daniel Montigiani, il libro “American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme” (Viola Editrice).

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