Stanno per concludersi le riprese de L’industriale, l’ultimo film diretto da Giuliano Montaldo e girato in diverse località del Piemonte tra Torino, Pinerolo, Stresa, Gavi e Avigliana la cui uscita è prevista in autunno dopo una probabile partecipazione a uno dei principali festival cinematografici italiani.
La sceneggiatura del film è stata scritta dallo stesso Montaldo con Andrea Purgatori e nasce da un’inchiesta che il giornalista ha svolto anche grazie all’esperienza di un vero piccolo imprenditore del fotovoltaico, il bresciano oggi attivo in Slovacchia Luca Ruggenenti, che dopo aver ereditato un’azienda di successo dal padre si è trovato tramortito dalla crisi e in grosse difficoltà con le banche, con i propri settanta dipendenti, che conosceva uno per uno, e con la famiglia che non poteva tollerare un suo fallimento.
Se la vicenda professionale cui il film s’ispira è a lieto fine, e Ruggenenti non nasconde il suo entusiasmo per aver potuto collaborare alla pellicola, partecipando anche ad alcune fasi delle riprese, non ci è ancora dato di sapere il finale dell’opera di Montaldo. Ma il protagonista interpretato da Pierfrancesco Favino si impegnerà a salvare la propria fabbrica e il suo matrimonio “con una bella grinta”, per citare il primo film del regista dedicato nel 1965 alla storia di un rampante industriale negli anni del Boom: L’industriale racconta però la parte terminale di questa parabola, essendo Nicola (Favino) figlio di un emigrato dal Sud Italia che proprio negli anni Sessanta ha costruito la sua impresa.
Lo stesso Favino ha voluto appronfondire il suo personaggio documentandosi e riflettendo su quanto il lavoro rappresenti una componente importante dell’identità delle persone sia quando c’è sia quando viene a mancare: “Quando si parla di crisi si parla sempre di soldi. Ma la disoccupazione non è solo mancanza di soldi, è anche perdita di identità. L’ho capito lavorando nella fiction su Di Vittorio (Pane e libertà). Mi sono appassionato a questo tema e ho fatto anche delle interviste in una piccola azienda scoprendo che il lavoro non è importante solo per i danari che porta ma anche come specchio di sé: lavorare è vivere, è essere impegnati in qualche cosa dal punto di vista pratico ma anche spirituale. Non avere un progetto di sé a vent’anni è spiritualmente devastante. In questo film la crisi aziendale interviene in maniera radicale nella vita del protagonista che si ammala quando nonostante i suoi progetti e sogni sbatte contro la logica del profitto che lo respinge.”
Carolina Crescentini intepreta la moglie dell’industriale e il rapporto tra i due permette di mostrare le ricadute delle difficoltà economiche sulla vita emotiva della coppia, costretta ad affrontare tensioni e silenzi: “Il mio personaggio ama molto il marito ma ciò che succede crea una situazione d’incomunicabilità per cui diventa difficile per i due guardarsi e parlarsi. Quando accadono certe cose non hai più voglia di parlare, è un problema di tatto, di umore e di emotività personale. Interpreto una donna che vive un momento difficile e contraddittorio in cui non sa che cosa vuole.”
Come ha spiegato Montaldo, “il personaggio interpretato da Favino reagisce alle difficoltà lavorative chiudendosi nei confronti della moglie e della famiglia abbiente di lei per via di un certo orgoglio e della voglia di dimostrare a se stesso ma anche agli operai e agli impiegati che lo hanno visto crescere, di essere in grado di farcela da solo. La vicenda è ambientata a Torino, città che diventa proiezione emblematica di realtà che si ripresentano oggi un po’ ovunque in Italia e non solo. Tra l’altro Torino è una città che offre spazi cinematograficamente straordinari e versatili: può facilmente diventare Praga o Parigi”. E in effetti è proprio nella città sabauda che Montaldo ha girato il suo lavoro precendente, I demoni di San Pietroburgo (2007).
Il nuovo film del regista sembra quindi indagare non solo i rapporti di fabbrica e lo scontro con gli istituti di credito che iniziano a negare il proprio sostegno al protagonista, ma anche e soprattutto il suo privato. La letteratura italiana degli ultimi anni ha affrontato questo tema con alcuni romanzi di Gianfranco Bettetini (L’imperfezione del fare), Edoardo Nesi (L’età dell’oro) e in parte Massimo Lolli, di cui è stato trasposto al cinema Volevo solo dormirle addosso (2004) dedicato però a una diversa figura, un responsabile delle risorse umane. Era quindi ora che anche il cinema scoprisse questo mondo, e c’è da sperare che i contributi di Purgatori e Ruggenenti permettano al film di essere un valido ritratto del nostro tempo presente.
Quel che è fin d’ora sicuro, è che a ottant’anni e sessant’uno di carriera alle spalle, Giuliano Montaldo conserva per il cinema e per il lavoro sul set una passione inestinguibile. Una buona parte delle riprese de L’industriale sono state girate durante la notte richiedendo una notevole energia ma il regista sembra proprio non poter fare a meno di questo mondo: “Quando ero direttore di Rai Cinema, e per alcuni anni non ho fatto film, è capitato a mia moglie Vera di sentirmi urlare nel sonno “motore, azione”: così ho capito che dovevo tornare al cinema. Quando dopo lo spettacolo si chiude la saracinesca del cinema e gli ultimi spettatori ancora restano in piccoli capannelli a discutere, significa che film è riuscito e lascerà un segno nel tempo, questo è quello che mi auguro per ogni mio film.”
© CultFrame 02/2011
IMMAGINE
Il regista Giuliano Montaldo con Pierfrancesco Favino durante le riprese del film L’industriale. Foto di Gianfranco Mura
CREDITI
Titolo: L’industriale / Regia: Giuliano Montaldo / Soggetto: Giuliano Montaldo, Vera Pescarolo Montaldo / Sceneggiatura: Giuliano Montaldo, Andrea Purgatori / Direttore Della Fotografia: Arnaldo Catinari / Montaggio: Consuelo Catucci / Interpreti: Pierfrancesco Favino , Carolina Crescentini, Eduard Gabia, Elena Di Cioccio, Elisabetta Piccolomini / Produzione: Bibi Film in collaborazione Con Rai Cinema / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Italia, 2011