Sappiamo tutti chi sia Giancarlo De Cataldo: scrittore e sceneggiatore, autore di quel Romanzo Criminale (il libro intendiamo) divenuto la base per la realizzazione di un film firmato da Michele Placido e di una fortunatissima fiction televisiva, giunta alla seconda serie. Lo scrittore, dopo questo successo, ha ovviamente continuato a produrre lavori letterari. Allo stesso tempo è cominciato un processo di valorizzazione dei suoi precedenti romanzi. Ecco così giungere sul grande schermo la trasposizione di una sua (vecchia) opera del 2004: Il padre e lo straniero.
Non abbiamo letto il libro in questione e, dunque, non abbiamo nessun elemento preciso per poterlo giudicare, operazione che invece possiamo effettuare nei riguardi della pellicola destinata al grande schermo ispirata a questo testo. Si tratta dell’ultimo titolo della filmografia di Ricky Tognazzi, un prodotto audiovisivo che possiamo definire claudicante, irrisolto e superficiale.
Cercheremo di argomentare questa nostra severa posizione puntando la nostra attenzione sul miscuglio contenutistico/narrativo alla base di quel caos espressivo che, di fatto, è il vero punto debole del film. E non possiamo evitare di mettere in evidenza, a questo punto, il fatto che tra coloro i quali hanno firmato la sceneggiatura c’è anche lo stesso De Cataldo.
In una fase iniziale, l’opera sembra avere le caratteristiche del testo socio-antropologico dal tono didattico e pedagogico basato su argomenti di enorme rilevanza: la diversità culturale, la diffidenza verso lo straniero, la capacità di amare coloro che soffrono, la lotta comune di genitori che vogliono alleviare le sofferenze dei loro figli malati. Poi, all’improvviso, la vicenda vira malamente verso il genere spy story, infine approda a questioni di carattere esistenziale e filosofico. Insomma, un guazzabuglio senza precedenti che Ricky Tognazzi non ha saputo governare con mano ferma.
A ogni svolta del racconto, la discesa vertiginosa verso la superficialità e la confusione tematica è sancita da soluzioni narrative la cui plausibilità filmica è pari allo zero assoluto. Anche gli interpreti principali vengono risucchiati all’interno di questo meccanismo tragicamente banale, così Alessandro Gassman e Ksenia Rapoport non fanno altro che recitare in modo rigido, non credibile e, a tratti, quasi caricaturale.
Tognazzi, con questo suo lungometraggio, ha cercato disperatamente di collocarsi dalle parti (molto alte, a dire il vero) di David Mamet e Roman Polanski ma il risultato di questa operazione è stato di una modestia macroscopica.
Non sarebbe stato meglio cercare di volare un po’ più bassi?
© CultFrame 10/2010 – 02/2011
TRAMA
Diego è un funzionario ministeriale che vive una vita abbastanza normale, anche se difficile: il lavoro, una moglie un po’ frustrata, un figlio piccolo con una grave malattia. Un giorno, mentre aspetta che il suo bambino finisca una terapia, viene avvicinato da un signore arabo con cui inizia a parlare. Tra i due uomini si stabilirà quasi subito una forte solidarietà umana che si trasformerà lentamente in amicizia. Il problema è che Diego è un po’ ingenuo e si lascia trascinare dal nuovo “strano” amico in una vicenda dai tratti oscuri, praticamente indecifrabili.
CREDITI
Titolo: Il padre e lo straniero / Regia: Ricky Tognazzi / Sceneggiatura: Giancarlo De Cataldo, Graziano Diana, Simona Izzo, Ricky Tognazzi / Fotografia: Tani Canevari / Montaggio: Carla Simoncelli / Scenografia: Mariangela Capuano / Musiche: Carlo Silotto / Interpreti: Alessandro Gassman, Amr Waked, Ksenia Rapoport / Produzione: Grazia Volpi / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Italia / Anno: 2010 / Durata: 100 minuti
LINK
Filmografia di Ricky Tognazzi
Festival Internazionale del Film di Roma
01 Distirbution