Morgan Fisher: Films and Paintings and In Between and Nearby

SCRITTO DA
Claudia Colia

morgan_fisher-standard_gauge2E’ un percorso ad anello attraverso i piani e gli ambienti di due case del XVII secolo, ora sede della Raven Row Gallery, quello che ci conduce alla scoperta dei lavori di Morgan Fisher. Un tragitto ideato dallo stesso artista, ispirandosi all’architettura dell’edificio, che ha come punto di partenza (e fine) la proiezione del film Standard Gauge (1984). Questa è forse l’opera centrale di Fisher, in cui vari spezzoni di pellicola, collezionati nel tempo, vengono esaminati frammento per frammento mescolando connotati personali all’esame della produzione tecnica del film in formato 35 millimetri. Sono proprio i lavori realizzati da Fisher a partire dagli anni sessanta, tutti concentrati nell’esplorare le meccaniche dell’apparato filmico, così come i materiali e le modalità di produzione, a farne uno dei primi cineasti di corrente strutturalista.

Fisher mostra nei suoi lavori una fascinazione sia per la dualità del mezzo filmico che per i film di genere commerciale. Avvalendosi della sua esperienza di tecnico montatore, si dedica tanto con interesse quanto con idiosincrasia, al cinema avant-garde, rifiutando peraltro di esserne definito. () realizzato nel 2004, indica già dalle parentesi del titolo, l’azione di inserire qualcosa. Nel caso della narrativa cinematografica, si tratta spesso di scene brevi, che si concentrano su un dettaglio, a volte inosservato dallo spettatore. Estrapolati dal contesto originale, questi inserti narrativi ora esistono di per sé, nell’allocazione che l’artista conferisce loro, per caso e senza concatenazioni di causa ed effetto.
The Wilkinson Household Fire Alarm (1973), è un omaggio concettuale ai ready made di Duchamp, e consiste in un minuto e trenta secondi di girato, quanto basta a riprendere il mero funzionamento di un allarme rotante.
Color Balance (1980) esplora invece i principi di riproduzione del colore dei video proiettori. Tre punti di luce – rossa, verde e blu, – convergono sullo schermo per riprodurre l’immagine, ma qui le sequenze sono fuori registro, con il risultato di creare qualcosa che, se da un punto di vista tecnico è un fallimento, qui è una danza interattiva, senza inizio né fine.

morgan_fisher-untitled_1968Ma non ci sono solo i film in questa retrospettiva. L’altro aspetto dell’opera di Fisher è costituito da lavori su carta e dai dipinti. Opere che rompono il fluire di tempo e spazio, cornici che non sono poi tanto dissimili dalle cesure di un fotogramma. In Ultra Panavision 70 2.76:1, Cinemascope 2,35:1 e Todd-AO 2.20:1, tre lavori tratti dalla serie denominata Aspect Ratio (2004), Fisher decostruisce concettualmente l’apparato cinematografico, tagliando degli specchi in proporzione a vari formati di pellicola, dal cinema muto all’Ultra Panavision.
In questi lavori il visitatore guarda l’opera ma rivede se stesso, immagine riflessa, attore e spettatore, consapevole dei limiti delle cornici e dei formati.

Al piano superiore stencils e disegni, monocromie e aree colorate mediante nastro adesivo o gouache, si rifanno alla Pop Art e all’arte minimalista. Lo studio dei colori complementari si realizza nelle foto e nel filmato Polavision dal titolo Red Boxing Gloves/Orange Kitchen Gloves, dove guantoni da boxe e guanti da cucina, mani maschili e femminili, si affiancano in un dittico di colori e concetti posti in relazione contrastante.
In Fisher non sono tanto le immagini quanto le strutture materiali ad elicitare dinamismi e reazioni. La pellicola è un oggetto, fatto di cornici, dentellature, successioni regolari. Disegni, pitture e installazioni, nel contesto, nelle scelte e nei formati, finiscono per riassumere ed implementare il sistema filmico, translando la pratica artistica dalla sala di proiezione allo spazio espositivo.

CultFrame 03/2011


IMMAGINI

1 Morgan Fisher. Standard Gauge, 1984. 16mm, colour, sound, 35 minutes
2 Morgan Fisher. Untitled, 1968. Silkscreen on paper, 45 x 59.5 cm. Courtesy Galerie Daniel Buchholz, Cologne/Berlin

INFORMAZIONI
Dal 24 febbraio al 24 aprile 2011
Raven Row / 56 Artillery Lane, Londra
Orario: mercoledì – sabato 11.00 – 18.00 / Ingresso gratuit

LINK
Raven Row, Londra

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Claudia Colia

Claudia Colia si è laureata in Storia dell’Arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma e nel 2003 si è trasferita a Londra, dove ha conseguito un Master in Contemporary Art Theory presso il dipartimento di culture visive della Goldsmiths University. Si occupa di scrittura, critica e didattica dell’arte e collabora con diverse istituzioni museali londinesi. Ha recensito mostre per testate online e cartacee ed è corrispondente di attualità per la trasmissione di Rai Radio2, Caterpillar. Dal 2006 fa parte della redazione di CultFrame - Arti Visive.

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