Dopo le caraibiche avventure dei pirati, Gore Verbinski – per la sua prima volta in un film d’animazione – abbandona i flutti del mare per concentrare l’azione nel selvaggio e assolato West. In una città chiamata Polvere, assediata dalla violenza e avvelenata dalla corruzione, sta per finire la risorsa vitale: l’acqua. Per un ultimo goccio si è disposti a tutto e anche nella banca stanno per terminare – letteralmente – le ultime risorse di “liquidi”. Lo straniero che viene da lontano, con la sua parlantina sciolta e la camicia hawaiana, deve fare uno strano effetto sulla gente del villaggio e per il piccolo camalente l’occasione è ghiotta per calarsi nei panni dell’eroe, in quel ruolo che da sempre vagheggiava quando guardava il mondo dalla sua teca di vetro. Eccolo, allora, diventare Rango, un pistolero dal sangue freddo e dalla mira infallibile che non teme alcun nemico e non esita ad accettare la stella di sceriffo.
Verbinski si balocca con il western e con il cinema e, mettendo al centro della storia un camaleonte, si prende bonariamente gioco del ruolo dell’attore che vive in un continuo alternarsi di identità, sentendosi – talvolta – un po’ troppo in parte. Rango è, così, l’eroe e la sua antitesi: l’impavido e il cialtrone, il seduttore e il giullare… Un logorroico, rumoroso cantastorie che cerca di incantare chi lo ascolta solo per ritornare a credere in se stesso. Mescolando spassosamente John Ford e Clint Eastwood, il regista de I pirati dei Caraibi, si ispira all’epopea del West e converte il suo fascino in puro gioco di intrattenimento.
Tartarughe e lucertole, armadilli e serpenti compongono il variegato mondo di Polvere dove ogni personaggio – dal buono al malvagio – possiede una propria peculiare bruttezza estetica che lo rende irresistibilmente buffo e, nel contempo, simbolicamente efficace. L’avventura e il romanticismo, l’umorismo e il grottesco – sapientemente shakerati – cadenzano il ritmo del film che, nei dialoghi frizzanti, non risparmia battute folgoranti e citazioni. Nella versione originale, infatti, il camaleonte ha la voce di Johnny Depp al quale il regista regala un simpatico riferimento all’inizio del film quando il protagonista sta per essere investito dall’auto su cui viaggiano il Dr. Gonzo e Raoul Duke che l’attore intepretò in Paura e delirio a Las Vegas.
Il mondo di Rango si colloca, così, al confine tra un passato che sta per essere consegnato al mito ed un futuro che, di questo mito, potrebbe perdere memoria. Una metafora in agrodolce sulle potenzialità e i pericoli della modernità che tende – nella vita come nel cinema – a dimenticare le radici antiche del presente che sta vivendo.
Una sferzata di realtà e uno spunto di riflessione che, forse, i più piccoli non coglieranno ma che al pubblico adulto non sfuggirà, per riuscire ad intravedere negli occhioni stralunati del Nostro, un nostalgio omaggio ad un genere che rese indimenticabili i suoi eroi.
© CultFrame 03/2011
TRAMA
Un piccolo camaleonte ha passato la vita in una teca di vetro, improvvisando spettacoli di grande drammaticità con i suoi muti compagni giocattoli. La vita domestica, però, gli sta stretta e quando, dopo un incidente, si ritrova da solo nel deserto del Mojave, avrà l’occasione per dimostrare lo spirito intrepido che è in lui. Arrivato in una cittadina chiamata Polvere, Rango si imbatterà in una serie di bizzarri personaggi e in una deliziosa lucertolina che gli farà battere il cuore. Nel villaggio, avvelenato dalla corruzione e terrorizzato dalle scorribande dei criminali, tutti aspettano un salvatore e al Nostro non resterà che diventare (non senza fatica) il loro eroe.
CREDITI
Titolo: Rango / Titolo originale: id. / Regia: Gore Verbinski / Sceneggiatura: Gore Verbinski, John Logan / Montaggio: Craig Wood / Musica: Hans Zimmer / Produzione: Blind Wink, GK Films / Distribuzione: Uip / Usa 2011 / Durata: 107 minuti
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Sito ufficiale del film Rango di Gore Verbinski
Sito italiano del film Rango di Gore Verbinski
Filmografia di Gore Verbinski
Universal Pictures Italia