I Know Something About Love. Mostra di Shirin Neshat, Christodoulos Panayiotou, Yinka Shonibare MBE e Yang Fudong

SCRITTO DA
Claudia Colia

yinka_shonibare-jardin_damourParasol Unit è un’organizzazione no-profit che occupa i piani di un vecchio magazzino industriale, abilmente riconvertito in due gallerie e in un’area di lettura. Tre o quattro volte l’anno, offre visibilità ad artisti internazionali, ospitando spesso collettive, e segnalandosi come fucina di tendenze contemporanee e stimolanti. Fino al 22 maggio 2011 propone al pubblico una mostra multimediale dal titolo I Know Something About Love. L’amore è il tema che sottende alle opere, inteso variamente attraverso esperienze, culture e distanze non solo fisiche, ma mentali.

Il visitatore viene immediatamente accolto nel vasto spazio al pian terreno dall’imponente e labirintica installazione di Yinka Shonibare,  Jardin d’Amour, già presentata nel 2007 al Quai Branly di Parigi. Shonibare si è affermato al pubblico per la sua personale esplorazione del colonialismo e del post colonialismo nell’ambito delle pratiche contemporanee, osservando, in particolare, le commistioni culturali e la percezione dell’identità individuale e collettiva a cavallo tra Europa e Africa.
Nel Giardino d’Amore di Shonibare ci si perde in maniera giocosa tra corridoi angusti e cul de sac di tralicci verdi, ricoperti di edere, per raggiungere aree nascoste o semi-celate alla vista, in cui statue senza testa, meravigliosamente abbigliate con tessuti etnici, cuciti secondo la moda rococo, ricordano, nei loro gesti galanti e intimi, quadri famosi di Fragonard.

yang_fundong-flutterE se già il tema della globalizzazione si intravede tra corsetti e scarpine dai motivi sgargianti ed esotici, esso non può che farsi evidente nella video installazione di Yang Fudong,  Flutter, Flutter …Jasmine Jasmine (2002). Già segnalatosi per l’attenzione e la critica con cui i suoi lavori osservano i rapidi cambiamenti culturali della società cinese contemporanea, Fudong questa volta si insinua discreto nella casa di una giovanissima coppia, ritraendone fragilità e contraddizioni, e l’atteggiamento naïve in bilico tra tradizione e modernità, feng shui e mobili in serie, karaoke e panorami di grigio cemento. E i dubbi, che sono quelli di qualsiasi adolescente alle prese con la prima storia seria della sua vita.

Segue l’installazione video in due canali di Shirin Neshat, Fervor (2000). In un bianco e nero severo e nostalgico, Neshat esplora il significato dell’amore attraverso le divisioni tra sessi, drammaticamente accentuate dalla rivoluzione islamica in Iran. I protagonisti non si toccano e non si parlano mai, comunicano i loro sentimenti attraverso sguardi, corpi tesi e silenzi carichi di emozione. Gli incontri sono come strade parallele destinate a non incrociarsi mai: dal bivio polveroso al limitare della città, ai vicoli lastricati di una casbah deserta e disseminata di porte chiuse, fino alla moschea scalcinata, in cui il bianco degli uomini e il nero delle donne velate è accuratamente separato da una tenda, la cui trama scura non può tuttavia celare fino in fondo sguardi proibiti. E lo stesso velo, che avvolge impenetrabile il corpo delle donne, non può impedire loro gesti e movimenti di aperta ribellione alla visione negativa che il dogma della rivoluzione impone all’amore.
Il percorso espositivo si chiude con un video realizzato da Christodoulos Panayiotou, dal titolo Slow Dance Marathon (2005). Documento surreale di una maratona di ballo, il video segue l’alternarsi di infinite partecipanti, che scambiano un lento, sempre più impercettibile e stanco, con il protagonista della gara. L’amore è veicolato da famosi ritornelli pop e da un ballo della mattonella che diviene sempre più un pesante appoggiarsi l’uno all’altra.

Il visitatore lascia gli spazi bianchi delle ultime sale con la sensazione che c’è ancora molto da scoprire, che l’amore può essere complicato, proibito, diverso da come appare, ma nasce dovunque e comunque si rinnova.

© CultFrame 03/2011

IMMAGINI
1 Yang Fudong, Flutter, Flutter… Jasmine, Jasmine, 2002, Parasol unit installation shot. Photo Stephen White
2 Yinka Shonibare, Jardin d’amour, 2007, Parasol unit installation shot. Photo Stephen White

INFORMAZIONI
I Know Something About Love. Shirin Neshat, Christodoulos Panayiotou, Yinka Shonibare MBE e Yang Fudong
Dal 9 marzo al 22 maggio 2011
Parasol Unit / 14 Wharf Road / Telefono: +44(0)20.74907373
Orario: martedì – sabato 10.00 – 18.00 / domenica 10.00 – 17.00, lunedì aperto per appuntamento / Ingresso libero

LINK
Parasol Unit – Foundation for Contemporary Art, Londra

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Claudia Colia

Claudia Colia si è laureata in Storia dell’Arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma e nel 2003 si è trasferita a Londra, dove ha conseguito un Master in Contemporary Art Theory presso il dipartimento di culture visive della Goldsmiths University. Si occupa di scrittura, critica e didattica dell’arte e collabora con diverse istituzioni museali londinesi. Ha recensito mostre per testate online e cartacee ed è corrispondente di attualità per la trasmissione di Rai Radio2, Caterpillar. Dal 2006 fa parte della redazione di CultFrame - Arti Visive.

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