Habemus Papam ⋅ Un film di Nanni Moretti

Frame del film "Habemus Papam" di Nanni Moretti

“La Bibbia: una lezione nella quale nulla è scritto per il cinema”. Raymond Chandler avrebbe probabilmente apprezzato la lettura che ne fa Moretti quando, leggendo passi dal libro sacro, lo definisce un testo “sulla depressione”, in una scena in cui il suo personaggio (uno psicanalista di chiara fama) tenta di dare una risposta “logica” al comportamento di un Pontefice che (s)fugge alla comprensione, nonché ai suoi doveri di Vescovo di Roma.

Il regista, tornato dietro la macchina da presa a 5 anni da Il Caimano, si cimenta con un’opera spiazzante e singolare, in cui l’ironia e la poesia, si fondono in un unicum di surreale bellezza.  Resteranno delusi coloro che si aspettavano una pellicola “critica” nei confronti della Chiesa o “scandalosamente” ispirata a certi eventi che l’hanno vista coinvolta. Habemus Papam non è nulla di tutto questo. E’, fondamentalmente, un film sulla coscienza. Quella straziata, confusa o vacillante di un qualsiasi essere umano. Fosse anche – sì – il Papa. Ma non solo…

All’indomani di un Conclave in cui ogni cardinale, nel profondo dei suoi pensieri che si addensano, rarefatti, nel silenzio della votazione, sembrerebbe voler allontanare da sè il Calice del papato, Melville – ora Pontefice – si ritrova schiacciato dal peso di un tale ruolo. Stretto tra il giubilo dei porporati e l’attesa fremente dei fedeli, il neo-Papa sente venire meno se stesso. E’ una crisi silenziosa la sua che, dopo l’urlo doloroso che gli ha impedito di mostrarsi al mondo, si dispiega in sgomenti silenzi e discorsi sussurrati, come dolorosi monologhi, ai suoi increduli interlocutori. Moretti è il medico che dovrebbe trovare la cura ma finisce per restare, suo malgrado, prigioniero in un universo altro, impossibilitato a varcare le mura vaticane che proteggono il segreto di quel Conclave incompiuto che diventa, per il mondo, un mistero.
L’assurdo prende, così, forma. In una Roma frenetica e distratta si aggira un uomo carico di mestizia. E’ uno sconosciuto, come tanti e, forte di questo, può essere “persona” e “personaggio”, dissimulare se stesso, fingersi un attore e, nella finzione di un ruolo, essere più vero del vero. Ricordare Cechov, rammentare brandelli della giovinezza e tentare, disperatamente, di dimenticare la responsabilità – enorme – del proprio presente.

Uno straordinario Michel Piccoli tocca di grazia e poesia una trama che sceglie la via dell’iperbole per raccontare l’umana debolezza e, senza rinunciare al grottesco, sa far esplodere la risata incastonandola,  ad arte, nelle inquadrature della dorata “prigionia”della residenza vaticana.  Questo è forse il film più immaginifico e, nel contempo, maturo di Moretti perché mai come in questo caso ha dovuto creare, escogitare… Si è documentato sulle modalità dell’elezione di un Pontefice ma ha dovuto ricostruire tutto, ricreando – con una perfetta scenografia che non svela mai il proprio artificio –  quel microcosmo all’ombra della Cupola michelangiolesca, tra gli studi di Cinecittà e i palazzi patrizi della Capitale. Ha catturato gli alti prelati come in uno scatto di Giacomelli, con le tonache al vento, intenti nel gioco, per poi metterli ad un tavolo di carte e stuzzicare la loro vanità tentandoli con l’ipotesi di una vittoria, tra il chiaroscuro della bella fotografia di Alessandro Pesci. E non ha risparmiato se stesso, lo psichiatra più bravo di tutti, “condannato” dalla sua abilità all’impossibilità di un confronto.
Una Chiesa umana – troppo umana – che non vuole essere né giudizio, né biasimo ma lo spaccato di un mondo che racchiude in sé altri mondi e, come l’inconscio, ne mostra, strato dopo strato, la fragilità e la forza del tessuto. La cappa magna e la tenda del balcone papale si fanno così sipario strappato nella sublime fantasia di un finale che, nella realtà, non vedremo mai.

© CultFrame 04/2011

TRAMA
Dopo la morte del vecchio Papa i vescovi si riuniscono in Conclave per eleggere il successore. La fumata bianca è per Melville che, prima dell’annuncio ufficiale, viene preso da una profonda crisi. Diagnosticato un perfetto stato di salute, si ricorre all’aiuto di un famoso psicanalista per aiutare il neo-Papa a superare questo momento. Melville, invece, sentendosi indegno di un tale ruolo e di una tale responsabilità, tenta in tutti i modi di sottrarvisi mentre il mondo intero è con il fiato sospeso.

CREDITI
Titolo: Habemus Papam / Regia: Nanni Moretti / Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Federica Pontremoli / Fotografia: Alessandro Pesci / Montaggio: Esmeralda Calabria / Musica: Franco Piersanti / Interpreti: Michel Piccoli, Nanni Moretti, Renato Scarpa, Jerzy Stuhr, Margherita Buy, Franco Graziosi, Camillo Milli, Roberto Nobile / Produzione: Sacher Film, Fandango, Le Pacte, France 3 Cinema / Distribuzione: O1 Distribution, Sacher Distribuzione / Paese: Italia, 2011 / Durata: 104 minuti

SUL WEB
Sito ufficiale del film Habemus Papam di Nanni Moretti
Filmografia di Nanni Moretti
01 Distribution
Sacher Distribuzione

Eleonora Saracino

Eleonora Saracino, giornalista, critico cinematografico e membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si è laureata in Storia e Critica del cinema con una tesi sul rapporto Letteratura & Cinema. Ha collaborato con Cinema.it e, attualmente, fa parte della redazione di CulfFrame Arti Visive e di CineCriticaWeb. Ha lavorato nell’industria cinematografica presso la Columbia Tri Star Pictures ed è stata caporedattore del mensile Matrix e della rivista Vox Roma. Autrice di saggi sul linguaggio cinematografico ha pubblicato, insieme a Daniel Montigiani, il libro “American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme” (Viola Editrice).

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