Parafrasando lo stesso Moretti possiamo dire “No, la conferenza stampa no!”. Nanni Moretti ha presentato in un’affollatissima sala del cinema Quattro Fontane di Roma (in fondo non poteva essere diversamente) il suo Habemus Papam.
Soddisfatto, sereno, (apprende durante la presentazione che il film è stato selezionato a Cannes “chi altro è in concorso?” chiede) e molto disponibile con i giornalisti, ha voglia di chiacchierare: “Quasi ogni lettura è lecita. Quasi”, dice.
Il regista romano è pronto a svelare molte curiosità intorno a questa pellicola che come al solito è stata avvolta nel mistero: “Ho lavorato molto a questo film e una decina di giorni fa, quando abbiamo iniziato a ragionare sulla presentazione, ero stanchissimo. Poi io sono uno di quei registi che quando parla dei suoi film fa confusione”.
Però, dice di averci pensato e di aver preferito di convocarla la conferenza stampa: “in fondo, faccio un film ogni…”. E scappa la battuta più o meno a tutti; “…morte di papa”. “Ecco, l’avete detto voi”.
Per Moretti si tratta di un ritorno alla regia a cinque anni da Il caimano, anni in cui si è anche dedicato alla direzione artistica di una festival cinematografico importante come quello di Torino. “Probabilmente se mi avessero tenuto avrei continuato per moltissimi anni a dirigerlo – ha spiegato -, ma ho preferito tornare al mio lavoro principale. Con Francesco (Piccolo) e Federica (Pontremoli) abbiamo iniziato a parlare e ci siamo fermati su questo spunto. Poi mi sono accorto che da solo non ce l’avrei mai fatta a produrlo e ho chiesto a Domenico Procacci se poteva produrlo con me”.
E poi risponde alla domanda “scontata” sul personaggio centrale. Che cosa voleva raccontare? “Volevo raccontare un personaggio fragile, che si sente inadeguato rispetto al ruolo che deve ricoprire, però all’interno di una commedia dove si muovono anche altri personaggi, altre situazioni. Il sentimento di sentirsi inadeguati penso capiti a tutti i cardinali quando vengono eletti Papa”. Non penso a nessun tipo di pubblico quando giro un film. Quando ho girato La stanza del figlio mica pensavo agli psicoanalisti, e dunque non ho pensato ai cardinali. Come lo giudicheranno non è tra i miei primi 500 problemi in questi giorni”.
Nanni Moretti è particolarmente brillante e si lascia andare ad osservazioni che lo coinvolgono personalmente “Non oso raccontare qualcosa di un mio film… tutti me lo dicono sempre… allora il protagonista sei tu. È una mia condanna”.
Allora qualcuno prova a cambiare un po’ la classica domanda: ma quanto c’è di Moretti nel suo personaggio? Risponde Moretti: “C’è un po’ di me in tutti e due: nel mio, quello dello psicoanalista, e anche in quello di Michel Piccoli. Però voglio chiarire che io, a differenza di quanto ipotizzato, non ho mai pensato di interpretare il Papa depresso. Mai stato neanche in discussione”.
Il regista conferma invece l’impressione, espressa da un giornalista polacco, che i riferimenti reali vadano ricondotti a Papa Wojtyla (il film inizia proprio con i funerali di Giovanni Paolo II). Tra l’altro Melville (questo il nome del cardinale interpretato da Piccoli, nome rubato a Jean Pierre Melville a cui Moretti dedicò una retrospettiva al TFF) è appassionato di teatro ed avrebbe voluto fare l’attore. “Chi vede in questo personaggio dei riferimenti a Papa Wojtyla, non posso dire che sbaglia”.
Sbaglia, invece, spiega Moretti, chi prova a leggere il film in chiave di attualità politica. Qualcuno, infatti, gli chiede che cosa potrebbero pensare i francesi dell’Italia. “Cosa penseranno i francesi dell’Italia vedendo il film? Non è che io attraverso i miei film mi prendo la responsabilità di raccontare l’Italia ai francesi o ai portoghesi. Racconto le storie che sento l’urgenza di raccontare. Per sapere di più sul nostro paese non serve il cinema. Ci sono i giornali, i telegiornali, internet. Dieci anni fa volevo raccontare la storia di una famiglia schiacciata dalla morte di un figlio. Cinque anni fa volevo raccontare di un produttore di film di serie B che da tanti anni non lavorava e che poi ha incontrato una regista esordiente che voleva fare un film su Berlusconi. Oggi voglio raccontare la storia di un personaggio come quello di Michel Piccoli.”.
E a proposito del suo protagonista Moretti non nasconde l’orgoglio di aver lavorato con Michel Piccoli, ma poi cita tutto il cast (almeno i presenti: Margherita Buy, Franco Graziosi, Renato Scarpa, il suo fedele Dario Cantarelli ). “Ho chiesto a Piccoli di fare un provino di sei scene il 14 agosto di due anni fa e subito gli ho detto che sarei stato felice se lui avesse accettato di fare il film. E poi quando ho visto il primo montaggio mi sono accorto di quanto fosse veramente bravo Piccoli e di quanto avesse dato al film”.
Un film che è una commedia? “Si, si è una commedia!”
© CultFrame 04/2011