A prima vista si direbbe una versione sci-action di Ricomincio da Capo, laddove il loop esistenziale diviene strumento investigativo prima, incontro romantico e palingenesi “virtuale” poi. In realtà Source Code rende palesi e certamente più fruibili dal grande pubblico alcuni temi già ossessivamente presenti nel primo, straordinario lungometraggio di Duncan Jones, Moon, ma con una significativa inversione dei termini. Se nella stazione lunare il continuum spazio-temporale scorreva ininterrotto mentre si alternavano inconsciamente cloni intercambiabili, il treno di Source Code rappresenta invece un “falso movimento” spazio-temporale, suscettibile di modifiche da parte dello stesso protagonista, prigioniero di un’implacabile coazione a ripetere.
Duncan Jones, che già dal nome denuncia disagi identitari a causa della megalomania paterna (vero nome Zowie Bowie, figlio di), riprende dunque il suo personalissimo discorso sull’identità ed il tempo, mescolando abilmente fantascienza umanistica e action mainstream, grazie all’ottima e concisa sceneggiatura di Ben Ripley ed all’eccellente prova degli interpreti, tra cui emerge Gyllenhaal, convincente sia nella vesti di uomo d’azione che in quelle di soldato disorientato, prigioniero di una missione sempre uguale e sempre diversa. Jones riesce nella difficile impresa di sganciare il racconto dal meccanismo perverso della ripetizione grazie ad una perfetta alternanza tra i due piani narrativi, la vicenda action sul treno ed il ritorno alla coscienza dello sfortunato marine, sequenze quasi metafisiche, claustrofobiche, immerse nel ventre di metallo di una capsula spaziale che diviene rifugio e prigione al contempo. Prigione mentale, giacché Source Code riprende anche spunti tipicamente “nolaniani” già emersi nell’eccellente Memento e nel meno riuscito Inception, senza cadere però nella medesima logorrea narrativa e presunzione visiva: Jones si conferma così regista di grandissima sensibilità e cultura cinematografica, ottimo direttore di attori (basti ricordare la prova maiuscola di Sam Rockwell in Moon), nonché abile conoscitore del cinema “di genere”. Anche lui però è costretto a pagare dazio all’industria hollywoodiana, diluendo il film oltre il suo evidente finale naturale, il disvelamento della prigione “fisica”, con un gaio finalino che pare contraddire i presupposti stessi del racconto. Ma è un prezzo piccolo per un regista che si conferma davvero grande.
© CultFrame 04/2011
TRAMA
Il capitano Colter Stevens si risveglia in un treno di pendolari diretto a Chicago, senza sapere come sia arrivato lì. Di fronte a lui c’è una donna, Christina, che sostiene di conoscerlo anche se lo chiama con un altro nome. Improvvisamente, una bomba fa esplodere il treno uccidendo tutti i passeggeri. In realtà, il capitano Stevens è stato coinvolto a sua insaputa in un’operazione militare segreta – atta a scoprire un attentatore che si nasconde tra i pendolari del treno – ed ha assunto l’identità di uno dei passeggeri. Si ritroverà quindi a vivere più volte l’evento, finché non riuscirà a scoprire chi, tra le persone a bordo, è il responsabile dell’esplosione.
CREDITI
Titolo originale: Source Code / Regìa: Duncan Jones / Sceneggiatura: Ben Ripley / Fotografia: Don Burgess / Montaggio: Paul Hirsch / Scenografia: Barry Chusid / Musica: Chris P. Bacon / Interpreti principali: Jake Gyllenhaal, Michelle Monaghan, Vera Farmiga, Jeffrey Wright/ Produzione: The Mark Gordon Company, Vendome Pictures / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: U.S.A., Francia, 2011 / Durata: 93 minuti
LINK
Sito ufficiale del film Source Code di Duncan Jones
Filmografia di Duncan Jones
01 Distribution