Fotografare gli spiriti. Il paranomale nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Un libro di John Harvey

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

john_harvey-fotografare_gli_spiritiUn uomo ben vestito è seduto con le gambe accavallate e un’espressione enigmatica davanti alla macchina fotografica. Sopra la sua spalla destra un’apparizione evanescente e impalbabile. Si tratta di una delicata figura femminile il cui sguardo appare perso nel vuoto.
Una nuvola bianca proveniente dal nulla riempie il centro di un’inquadratura quasi totalmente oscura. Si avverte una sensazione di minaccia e di angoscia. È una sorta di emersione fantasmatica che si rivela come presenza misteriosa e indecifrabile.
Tra queste due immagini passano esattamente centoventisei anni. La prima, infatti, è una fotografia realizzata nel 1871 da William Mumbler mentre la seconda, datata 1997, è un’inquadratura tratta da Lost Highway (Strade perdute), uno dei più significativi lungometraggi firmati dal cineasta americano David Lynch. Due elaborazioni visuali molto distanti tra loro per questioni temporali, linguistiche, tecnologiche, stilistiche e poetiche ma che possiedono sorprendentemente una medesima atmosfera, fatta di spaesamento nei riguardi della realtà, di inquietante stratificazione di senso e di mistero.
Sono le immagini che aprono e chiudono il volume di John Harvey intitolato Fotografare gli spiriti, il cui sottotitolo ci aiuta a comprendere ancora più esattamente il suo contenuto: Il paranormale nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.

Harvey insegna alla School of Art della University of Wales e si interessa in modo particolare di questioni connesse ai rapporti tra religiosità, paranormale ed espressione artistica. Era dunque inevitabile che questo studioso si occupasse anche delle problematiche relative a quella particolare pratica che di fatto ha attraversato la storia del medium fotografico dalla sua nascita fino a epoche recenti: la fotografia spiritica.
Parlare di questo aspetto della storia della disciplina fotografica con impostazione scientifica e razionale potrebbe sembrare curioso, soprattutto se si intende affermare con ridicola certezza l’esistenza della vita ultraterrena attraverso delle discutibili immagini. Ma l’impianto storico/critico di John Harvey, anche se contiene delle forzature evidenti, certamente non è così ingenuo e superficiale.
Ciò che si comprende da questo testo è l’esistenza chiara di quell’intreccio per nulla banale, forse kitsch e folcloristico, tra esistenza umana ed enigmi filosofico-esistenziali, intreccio che è possibile rintracciare anche in altre discipline intellettuali. In sostanza, vien fuori da questo studio l’ossessione del genere umano per la dimensione soprannaturale che trova sfogo in maniera copiosa proprio dentro la storia della fotografia.

Il libro di Harvey è corredato da decine di fotografie spiritiche scattate nei più diversi contesti e in periodi storici molto lontani tra loro. Le immagini in questione non sono in grado di comprovare un bel niente ma, oltre a dimostrare la già nominata ossessione per l’al di là degli esseri umani, permette di mettere a fuoco una delle caratteristiche centrali della fotografia, cioè la sua intima e potente natura evocativa.
Proprio la fotografia (ma potremmo anche parlare di cinema) diviene così territorio assolutamente libero dove ogni possibilità di composizione diviene presunta realtà e dove il termine reale perde il suo significato, si vaporizza, facendo emergere altre parole come fantasia, memoria, immaginazione, sogno, delirio.

© CultFrame 05/2011

 

TROVI IL LIBRO QUI:
Fotografare gli spiriti. Il paranormale nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Un libro di John Harvey (Nuova cultura)


CREDITI

Titolo: Fotografare gli spiriti / Sottotitolo: Il paranormale nell’epoca della sua riprodicibilità tecnica / Autore: John Harvey / Editore: Bollati Boringhieri / Collana: Nuova Cultura / Pagine: 201 / Prezzo: 34 euro / ISBN: 978-88-339-2092-4

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Bollati Boringhieri


INDICE DEL LIBRO

Introduzione / Fotografare gli spiriti

Religione
Lo spirito della religione / visioni e visitazioni / Reliquie e rappresentazione / Icononicità e continuità / Cross-over: dalla funzione religiosa alla seduta fotografica / Dopo l’immagine: trapasso e desiderio / Dopo la vita: destinazioni e demoni

Scienza
Il passo successivo: dalle sedute alla scienza / Esposizione: esperimenti con gli spiriti / Il medium fotografico

Arte
Lo spirito e l’arte / Il fotografo e lo spirito / Fantasmi e falsificazioni / Lo Spirito (del Natale) Futuro / Nuovi adepti: revisione e diversificazione

Bibliografia / Indice analitico / ringraziamenti e crediti fotografici

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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