Il ragazzo con la bicicletta ⋅ Un film di Jean-Pierre e Luc Dardenne

SCRITTO DA
Alessandra Pagliacci

C’è tutto il dolore dell’abbandono dentro ai gesti ripetitivi, quasi autistici, e ai lunghi silenzi di Cyril, che nell’ultimo film dei fratelli Dardenne, appena presentato a Cannes e uscito in contemporanea anche in Italia, è Il Ragazzo con la bicicletta. La storia del dodicenne che vive in un istituto per l’infanzia, ossessionato dal desiderio di ritrovare suo padre, è raccontata con ampie inquadrature fisse e lunghe scene girate con camera a mano che rimarcano il suo disagio consumato negli scorci di una banlieue belga. Ma Cyril è in primo luogo uno che corre, perché tutto sommato correre è l’unico espediente che lo aiuta a non sentirsi solo, visto che ora rincorre qualcuno, ora viene rincorso. Per questo la sua esistenza arriva a un punto di svolta quando la semi-sconosciuta Samantha, una energica Cécil de France reduce dal lavoro con Clint Eastwood come protagonista di Hereafter, riesce a recuperargli l’agognata bicicletta, feticcio di un passato ormai definitivamente perduto, ma al contempo prezioso strumento con cui il ragazzino può finalmente muoversi verso uno dei futuri possibili. Nel gesto spontaneo e pronto della donna, che segnerà l’inizio di un avvicinamento sempre più intenso e materno al giovane, c’è l’amore a cui Cyril aveva fino ad allora dovuto rinunciare. L’amore incondizionato che di solito si dovrebbe ricevere da un genitore, ma che ad alcuni è negato.

I Dardenne non pretendono dunque di svelare alcuna astrusa verità, ma prendono spunto dalla constatazione banale che un po’ di calore umano è l’unica arma per interrompere i meccanismi di degrado in cui la violenza genera violenza e mettono quest’arma nelle mani di una donna. A colpire è soprattutto il loro modo di raccontare la potenza di questa figura femminile insieme dolce, decisa e dura, nonché la possibilità che a plasmare il carattere di un ragazzo siano le situazioni che si trova ad affrontare e soprattutto le persone con cui interagisce. Non c’è spazio per una divisione netta tra buoni e cattivi in questo film, e anzi i ruoli, come i rapporti tra le persone, subiscono continui rovesciamenti in un meccanismo di inversione quanto mai simile al reale.

Con Il Ragazzo con la bicicletta, Jean-Pierre e Luc Dardenne aprono ancora uno squarcio su alcuni aspetti problematici del sociale muovendosi tra dolori individuali e preoccupazioni collettive, e mantengono il merito di rinunciare, nel pieno rispetto del loro stile, ai toni enfatici del melodramma. I dialoghi, scarni ma incisivi, danno la precedenza allo svolgersi dei fatti, mentre una fotografia luminosa e viva si fa già di per sé spiraglio di salvezza per i protagonisti lasciando spazio all’eventualità di una svolta positiva.

Grande punto di forza del lungometraggio, l’interpretazione ferrata e intensa del piccolo Thomas Doret, che sfreccia da un punto all’altro dello schermo passando con estrema credibilità dalla rabbia alla sofferenza. È nell’intensità del suo sguardo che sta la cifra di quella sensibilità salvifica con cui si può uscire dalle situazioni più disperate.

© CultFrame 05/2011


TRAMA

L’irrequieto Cyril, dodicenne affidato a un istituto per l’infanzia, non si arrende all’idea di non poter più vedere il padre e lo cerca con ostinazione. Si imbatte in Samantha, titolare di un negozio da parrucchiera, con la quale nasce un’immediata empatia. La donna accetta di tenere con sé il ragazzo nei fine settimana e lo aiuta nella sua ricerca, offrendogli l’affetto che gli manca anche quando il carattere controverso di lui e alcune contingenze esterne faranno precipitare gli eventi.

CREDITI
Titolo: Il ragazzo con la bicicletta / Titolo originale: Le Gamin au vélo / Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne / Soggetto e sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne / Fotografia: Alain Marcoen / Montaggio: Marie-Hélèn Dozon / Interpreti: Cécile de France, Thomas Doret / Produzione: Wild Bunch / Distribuzione: Lucky Red / Francia, 2011 / Durata: 87 minuti

SUL WEB
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