L’individuo che decide di esprimersi attraverso un linguaggio artistico è da sempre stretto tra due campi di forza che sembrano contrastarsi a vicenda. Da una parte l’esigenza, anzi l’urgenza dello sviluppo libero della vena creativa soggettiva, dall’altra la questione del riconoscimento pubblico della propria opera, magari anche da parte della critica. Insomma, si tratta dell’eterno scontro tra espressione artistica anarchica e successo, scontro che solo raramente si può trasformare in un incontro. Presi tra le due ganasce di questa mortifera tenaglia, molti artisti finiscono per essere risucchiati nel buco nero del compromesso, nel tentativo disperato di piacere agli altri e ovviamente di ottenere riscontri di tipo economico.
Ebbene, tale problema non ha certamente riguardato una delle figure più singolari e appartate delle arti visive del Novecento e di questa prima parte di terzo millennio: Chris Marker.
Non v’è alcun dubbio sul fatto che Marker sia uno degli uomini di cinema più significativi della storia di un mezzo comunicativo come quello cinematografico fortemente caratterizzato dall’incombenza di un sistema industriale predatore ma ancora in grado però di generare soggetti che, fortunatamente, operano al di fuori del controllo del potere finanziario.
Il personaggio Marker è da sempre, e per sua scelta, fuori dal circuito produttivo internazionale dominante. Svolge il suo lavoro in maniera totalmente appartata. Non rilascia interviste, non partecipa ai festival, non si fa mai vedere in situazioni pubbliche, non ha rapporti con le grandi produzioni, non rispetta in alcun modo la logica del mercato, non intende avere alcuna relazione con le parole fama e successo. Questo suo atteggiamento ha fatto anche nascere delle leggende sulla sua reale esistenza, ma a parte ciò ha determinato anche una sostanziale distanza dalla critica che evidentemente non riesce a catalogarlo, a dargli una posizione precisa nel complesso mosaico della storia del cinema.
Proprio per tale motivo non potevamo che apprezzare il notevole sforzo effettuato da Ivelise Perniola, docente di Storia e Critica del Cinema presso l’Università di Roma Tre, la quale con Chris Marker o del film saggio (Lindau – 2011 seconda edizione) ci ha consegnato uno dei pochi testi realmente approfonditi e intensi sulla filmografia di un cineasta che da sempre ha rifiutato schemi, sovrastrutture, imposizioni e compromessi.
Ne viene fuori un ritratto critico che tiene incollato il lettore alle pagine, grazie ad analisi e riflessioni mai prevedibili che cercano di mettere a fuoco l’intero percorso creativo di Marker che in genere viene ridotto, in altri contesti, ai tre titoli più noti: La jetée (1962) , Loin di Vietnam (film collettivo – 1967) e Sans soleil (1982).
Dal volume di Ivelise Perniola emerge invece una figura di intellettuale e di cineasta di assoluta vivacità e grande eclettismo, dalle esperienze collettiviste alla sua ossessione per il viaggio e la conoscenza del mondo. Da questo percorso critico si evince che la statura culturale di Chris Marker è “altra” rispetto al panorama internazionale poiché possiede una sostanza filosofica non sempre rintracciabile nella cinematografia contemporanea. Così è possibile affermare come Marker non solo possa essere considerato il rappresentante più alto del film-saggio, ma possa essere a tutti gli effetti definito un “individuo-cineasta-saggio”.
© CultFrame 06/2011
CREDITI
Titolo: Chris Marker o del Film-Saggio / Autore: Ivelise Perniola / Editore: Lindau / Collana: Saggi / Pagine: 277 / Anno: 2003 – 2011 seconda edizione) / Prezzo: 24 euro / ISBN: 978-88-7180-781-2
LINK
CULTFRAME. L’immagine spezzata. Il cinema di Claude Lanzmann. Un libro di Ivelise Perniola
Edizioni LINDAU
INDICE DEL LIBRO
Premessa
1. Chris Marker o le ragioni di un silenzio / 1.1. Un duplice silenzio / 1.2 Turista e viaggiatore: Marker come Ulisse
2. Incontri, influenze, interazioni / 2.1 Chris Marker e Jean Giraudoux / 2.2 Chris Marker e Henri Michaux / 2.3 Le influenze cinematografiche
3. “Vi scrivo da un paese lontano”: l’epistola cinematografica / 3.1 Un’opera di difficile definizione: che cos’è “Lettre di Sibérie” / 3.2 Dialettica tra
immagine e suono: L’oggettività non è giusta / 3.3 Tra la terra e la luna: per una filosofia della Siberia / Un’epistola dal paese del ghiaccio
4. A cavallo tra memoria storica e memoria personale / 4.1 Alla scoperta di due paese “appena nati”: Cuba e Israele / 4.2 Un gioco al massacro: “Cuba sì” e
la censura / 4.3 Ritratto di una rivoluzione: temi e struttura di “Cuba sì” / 4.4 Descrizione di un segno: Chris in Israele
5. L’ossessione del ricordo: “La jetée” / 5.1 Tra fantascienza e fumetto: un esperimento anomalo / 5.2 Le ferite del tempo / 5.3 Simbologie temporali / 5.4
Ghiaccio e fuoco: fotografia e cinema / 5.5 Suono, infra-montaggio e pittogramma
6. Cinéma verité: “Le joli mai” / 6.1 La verità vista da Chris Marker / Il cinéma verité è una tecnica / 6.3 Il cinéma verité è il fine / 6.4 Il mondo attraverso
le sbarre: i temi / 6.5 Deus ex machina
7. Anonimato e impegno politico: l’esperienza SLON (1967-1977) / 7.1 Gruppo Medvedkin, SLON e ISKRA: tre facce di una stessa medaglia / Lontano dal
Vietnam / Guerre di casa nostra / Vertigine latinoamericana / Mani tagliate, mani fragili, mani ricresciute: “Le fond de l’air est rouge”
8. Ritratto d’artista / 8.1 Corpi d’attori / 8.2 Anatomia di un metodo: Kurosawa, Tarkovskij, Medvedkin / 8.3 Due postille artistiche e una possibile conclusione
9. Saggi sul Giappone / 9.1 L’astrazione sensibile: il Giappone negli occhi di una donna / 9.2 Diario di un ritorno: “Sans soleil” / 9.3 Barthes, Marker Wenders: alla ricerca del vuoto / 9.4 Le tre dimensioni del cinema
10. Lo scacco della memoria: “Level Five” / 10.1 Okinawa, mon amour / 10.2 La salutazione angelica / 10.3 Euridice e la Rete: la discesa nella multimedialità / 10.4 Lo sciamanesimo virtuale
11. Saggio di fine millennio: “Immemory” / 11.1 La ramificazione mnemonica: che cos’è “Immemory” / 11.2 Otto strade e un’infinità di percorsi: viaggio attraverso “Immemory”, terra di contrasti
12. Il cinema come nostalgia / 12.1 L’immagine enigmatica della necessità interiore: Kandinsky-Tarkovskij-Marker / 19.2 Ritratto dell’artista in esilio: “Une journée d’Andrei Arsenevitch”
13. Immagini dal Limbo (2004-2011)
Filmografia / Bibliografia / Indice dei nomi