I meccanismi dello star-system hollywoodiano sono molto chiari, perfettamente noti a chiunque si occupi di cinema. Più difficile da comprendere è il parallelo sistema di produzione di dive del cinema europeo, in particolar modo di quello francese. In sostanza vorremmo parlare sommessamente, e certamente con il dovuto rispetto verso la persona, dell’incomprensibile innamoramento del mondo del cinema transalpino per Monica Bellucci.
Ultimo, in ordine di tempo, ad essersi infatuato dell’attrice nativa di Città di Castello è l’ultra sofisticato autore Philippe Garrel. Ci riferiamo al film Un été brûlant, interpretato da un quartetto di protagonisti con un evidente punto debole: proprio la giunonica Monica Bellucci. Gli altri tre interpreti principali, Louis Garrel, Céline Sallette e Jérôme Robart rappresentano un trio perfettamente armonioso ed equilibrato, in grado di fornire ai loro personaggi assoluta credibilità. Al contrario, Monica Bellucci sembra costantemente fuori luogo, bloccata in un’immagine che è divenuta ormai uno stereotipo di una prevedibilità sconcertante. Sempre vestita di nero, sempre rigida nei movimenti, mai naturale. Sembra che gli sia stato chiesto di puntare tutto su un divismo usurato (e forse mai esistito) e privo di una profonda connessione con la complessa arte dell’interpretazione cinematografica.
A dire il vero la star italiana non è stata molto aiutata da Philippe Garrel, il quale l’ha evidentemente costretta a comunicare solo attraverso gli aspetti più superficiali relativi al muoversi a al parlare davanti a un dispositivo ottico. Nessuno può solo “apparire” davanti a una macchina da presa, a parte casi rarissimi (Louise Brooks, Greta Garbo, Marlene Dietrich, e forse Jean Seberg e Anna Karina). Un été brûlant è peraltro un lungometraggio di rara banalità che non fa altro che riproporre in maniera fin troppo semplicistica determinati schemi di un cinema d’autore (francese) un po’ logoro.
Esistenzialismo retrò, il comunismo e l’insurrezione, anime perse nella società cattiva, sofferenza individuale che rispecchia quella collettiva, angoscia della solitudine e incapacità di amare, difficoltà nelle relazioni interpersonali e sentimenti traditi, il possesso e l’amicizia, il suicidio e l’impossibilità di vivere. Il tutto organizzato narrativamente e visivamente grazie a un’architettura creativa che ormai ha ben poco da dire.
Philippe Garrel ha certamente il suo stile soggettivo e la sua poetica ormai consolidata, elementi che l’hanno fatto diventare un grande regista ma che allo stesso tempo lo stanno facendo precipitare nel baratro dell’ovvietà e della ripetitività. E certamente neanche Monica Bellucci potrà servire a rivitalizzare una vena creativa non in grado al momento di percorrere nuovi e più significativi territori.
© CultFrame 09/2011
TRAMA
Tra Frederic e Paul nasce un’amicizia molto profonda e intensa. Frederic è sposato con l’avvenente Angèle, mentre Paul è innamorato di Elisabeth. I quattro vanno per un periodo a vivere a Roma, poiché Angèle, che di mestiere fa l’attrice, deve girare un film in Italia. Sarà proprio a Roma che si verificheranno degli sconvolgimenti esistenziali che porteranno Frederic fino all’esasperazione.
CREDITI
Titolo: Un été brulant / Regia: Philippe Garrel / Un été brûlant di Philippe Garrel / Sceneggiatura: Philippe Garrel, Marc Cholodenko, Caroline Deruas-Garrel / Fotografia: Willy Kurant ASC-AFC / Montaggio: Yann Dedet / Musica ofiginale: John Cale / Interpreti: Monica Bellucci, Louis Garrel, Céline Sallette, Jérôme Robart /Produzione: Rectangle Productions / Distribuzione: Wave Distribution / Paese: Francia, Italia, Svizzera / Durata: 95 minuti
SUL WEB
Filmografia di Philippe Garrel
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
Wave Distribution