Magic Valley. Un film di Jaffe Zinn. Festival Internazionale del Film di Roma 2011. Concorso

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Quale differenza passa tra un film ispirato alle atmosfere espressive di un autore e un altro che si limita a riproporre stilemi e contenuti di altre opere in maniera scientifica e programmatica? Cosa mette su livelli differenti la citazione cinematografica “alta” e la clonazione di elementi formali e contenutistici?
Per riuscire a darsi le risposte a queste domande basta vedere e analizzare con attenzione il film di Jaffe Zinn: Magic Valley.

Fin dalla prima inquadratura si avverte la sensazione netta, e un po’ spiacevole specie per chi fa critica, del già visto, del già detto, del già fatto. Le prime impressioni si rafforzano poi in maniera imbarazzante man mano che la vicenda si evolve. In conclusione, lo spettatore (critico) non riesce più a capire se abbia assistito alla proiezione di un film di Jaffe Zinn oppure a un pregevole esercizio di stile basato su una replica fredda e meccanica delle poetiche visuali (e non) di alcuni registi molto conosciuti.

Cerchiamo di elencare tutti questi ingombranti fattori. Non possiamo evitare di deviare il nostro pensiero, dopo aver visto Magic Valley, verso Twin Peaks di David Lynch (la ragazza di provincia uccisa e abbandonata nei campi), così come è imbarazzante (per chi è costretto a farlo dal punto di vista analitico) l’inevitabile parallelo tra questo lungometraggio di Zinn e Elephant e Paranoid Park di Gus Van Sant. Questi ultimi due riferimenti sono poi così macroscopici (le continue inquadrature da dietro di uno dei protagonisti, gli ambienti giovanili e l’uso dello skateboard) che si ha l’impressione di essere passati dalla citazione alla clonazione. Potremmo ancora tirar fuori i nomi di Joel e Ethan Coen, di Robert Altman, finanche di Quentin Tarantino. E potremmo continuare a lungo.

Ebbene, la questione non è di poco conto. Il problema fondamentale è capire che la creatività cinematografica non consiste solo nel saper girare, montare, dirigere gli attori correttamente. È necessario trovare un proprio stile e una poetica autonoma per poter affermare di fare del cinema, e ancora di più del cinema d’autore. Per riuscire a passare dall’esercizio stilistico/scolastico alla confezione di un film personale c’è un lunghissimo e complesso percorso da effettuare. E fare del citazionismo il solo elemento cardine di un lungometraggio è una scelta sbagliata e controproducente. In tal senso, appare doveroso affermare come i danni maggiori negli ultimi anni li abbia provocati il cinema di Quentin Tarantino, autore di notevole intelligenza commerciale e sapienza comunicativa ma molto meno talentuoso di quanto si sia portati a credere.

Magic Valley è, dunque, un lungometraggio che da un punto di vista strettamente professionale non è attaccabile. È infatti correttamente girato, fotografato, montato, ma a ben guardare è un lavoro di pura superficie, una splendida e puntuale esercitazione che esaurisce il suo senso nella sua stessa prevedibilità.

© CultFrame 10/2011

 

TRAMA
La cittadina di Buhl è attorniata dalla campagna, da coltivazioni e allevamenti salmoni. Un giorno la placida vita del villaggio viene inquinata da ritrovamento del cadavere di una ragazza minorenne, la nipote dello sceriffo. A scoprire il corpo della ragazza sono due bambini molto piccoli, i quali inizialmene non si rendono conto della gravità della situazione

CREDITI
Titolo: Magic Valley / Sceneggiatura: Jaffe Zinn / Fotografia: Sean Kirby  / Montaggio: Jaffe Zinn  / Scenografia: Elizabeth J. Jones  / Musica: Steve Damstra – Mads Heldtberg  / Interpreti:  Scott Glenn Kyle Gallner Alison Elliott Matthew Gray Gubler Brad William Henke Will Estes / Produzione: Besito Films; Appaloosa Pictures / Paese: USA, 2011 / Durata: 80 minuti

LINK
Filmografia di Jaffe Zinn
Festival Internazionale del Film di Roma

 

Condividi
Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

Articoli correlati

Previous
Next

1

About

New CULTFRAME – Arti Visive rappresenta la naturale evoluzione della precedente rivista fondata nel 2000. Vuole proporre ai lettori un quadro approfondito della realtà creativa italiana e internazionale. L’intenzione è quella di cogliere ogni nuovo fattore che possa fornire sia agli appassionati che agli addetti ai lavori un affresco puntuale e moderno riguardo gli sviluppi odierni delle Arti Visive.

3

COPYRIGHT © 2024 CULTFRAME – ARTI VISIVE.
TUTTI I DIRITTI RISERVATI. AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI ROMA N. 152 DEL 4 MAGGIO 2009