The Right Thing. Videoclip di Moby feat. Inyang Bassey diretto dal collettivo The Manship Society

SCRITTO DA
Antonella Carone

In The Right Thing, brano tratto dall’ultimo album di Moby Destroyed, la contaminazione musicale e le forti suggestioni visive indotte dal videoclip convergono in un unico punto: laddove l’eredità lasciata dal penultimo Wait for me portava verso un’indiscutibile tendenza malinconica, con questo brano l’artista di Harlem sembra infatti approfondire temi come lo spaesamento metropolitano e la solitudine. La regia del videoclip affidata al collettivo newyorkese The Manship Society oscilla tra gli estremi di una riflessione sul senso di non appartenenza e sul senso dell’arte che, ancora una volta nella musica di Moby, accarezzano evocazioni lynchiane.

Gli spazi sono quelli di una città indefinita esibita sullo sfondo della camminata del protagonista, ripreso tramite primi piani che lasciano intravedere architetture squadrate e un brulichio confuso di luci e persone. La scarsa profondità di campo accentua il senso di alienazione che avvolge ogni figura che attraversa il campo visivo, sfumandone i contorni e azzerandone la distinguibilità. 
Eppure le ambientazioni, benché sfocate, sembrano fagocitare l’uomo, protagonista “anestetizzato” del suo incedere solitario e spedito verso una meta che non rappresenta affatto il punto d’arrivo, il fine di un breve transito metropolitano, ma il luogo in cui quella solitudine viene declinata diversamente e con maggiore specificità. Un locale notturno, dove un cantante si sta esibendo dal vivo, diventa lo scenario in cui il protagonista, steso un velo di cerone bianco sul viso, si calerà in un luogo e in un tempo sospesi, esibendosi a sua volta, “vestendo la giubba” dell’artista (quest’ultimo preso a modello di una condizione di nomadismo esistenziale).

Le inquadrature sono regolari nella durata e nelle geometrie, privilegiano primi piani e dettagli con la macchina da presa ferma, mentre il montaggio alterna immagini che vedono protagonista l’uomo con altre che ritraggono la sua donna. A lei, la regia affida un’altra modalità per rappresentare il disagio e il tentativo di fuga da esso. Ma è solo il brano musicale a dare voce a tutto questo: dato che i dialoghi sono relegati in un’ostentata sottotitolazione che riduce la comunicazione al silenzio, il momento in cui il protagonista del video prende il microfono e canta diventa oltremodo significativo. Già, perché la fotografia che esalta le luci artificiali del locale, il rosso cangiante di un fondale paillettato, il manichino a mezzo busto su un lato, la forzatura artificiosa di un canto in playback davvero suggeriscono alla mente analogie col Club Silencio di Mulholland Drive. Se non altro perché, come nella celebre pellicola di Lynch dove il “no hay banda” esaspera il distinguo tra realtà e non-realtà fino alla perdita di coordinate percettive, anche qui il canto del protagonista rappresenta un’esperienza a livello più profondo.

Il night del videoclip è popolato da poche presenze; tra queste, una donna dalle forme e dai movimenti sinuosi che balla sullo sfondo di una foresta dipinta su cartone, mentre l’inquadratura fissa e in piano americano evidenzia l’attaccatura tra i due pannelli attraverso una ben visibile linea verticale. E, poco più in là, un’altra donna (la cantante Inyang Bassey) su uno schermo che la macchina da presa a sua volta inquadra. Sembrerebbe un duetto, dato che i due cantano in sincro, ma non lo è perché di fatto la donna non è reale; è, appunto, su uno schermo.

“No hay banda”. Non c’è un duetto. Richiamando un’altra frase della sequenza già citata del film, “è tutto registrato”.
E allora si comprende che l’alienazione esibita all’inizio del videoclip col protagonista per strada, si configura come una costante, un silenzio persistente, un disagio che porta a pensare di “lasciare tutto per il cielo”.
Similmente, la solitudine della compagna del protagonista si esprime in un ambiente domestico, in situazioni di convivialità negata, nel parallelismo del “rito” del trucco e infine nell’immersione solitaria in piscina. Al termine del brano il personaggio centrale esce dal night; la macchina da presa lo inquadra di spalle mentre percorre a ritroso la stessa periferia notturna; la figura femminile emerge a fior d’acqua circondata da foglie galleggianti. Il tempo è sospeso, gli uomini pure.

© CultFrame 11/2011

 


CREDITI

Brano: The Right Thing / Artista: Moby feat. Inyang Bassey / Regia videoclip: The Manship Society / Album: Destroyed / Etichetta: Little Idiot / Anno: 2011

LINK
Il sito di Moby
Vimeo. I video diretto dal collettivo The Manship Society

 

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