L’ex giocatore talentuoso ma poco fortunato Billy Beane (Brad Pitt) è il General Manager della squadra di baseball degli Oakland Athletics. Pur militando nella Major League e riuscendo a raggiungere i playoff (le World Series), la squadra non può ambire alla vittoria finale per l’esiguità del suo budget e per le continue campagne acquisti dei club più ricchi, che le portano via i giocatori migliori. Billy si butta quindi a capofitto nell’unico progetto che gli sembra possa costituire una soluzione al suo problema: affidarsi agli algoritmi statistici del giovane Peter (Jonah Hill, già visto, lo scorso anno in Cyrus) e costruire una compagine senza stelle ma in grado di ribattere colpo su colpo a qualsiasi avversario.
L’arte di vincere – Moneyball porta nuovamente sul grande schermo una storia incentrata sullo sport più popolare degli Stati Uniti, in cui contano soprattutto i soldi e chi trionfa alla fine del campionato: come il protagonista dice esplicitamente all’inizio del film, il circo del baseball è “unfair”, ingiusto, e l’unico modo di affermare la propria diversità (legata alle ristrettezze finanziarie della società) è trovare un modo nuovo di giocarsi le proprie carte, anche a rischio di perdere tutto quanto conquistato sino a quel momento, anziché migliorarsi.
Un simile apologo ispirato a una vicenda reale (risalente al 2002) si prestava senz’altro a una trasposizione hollywoodiana, rappresentando alla perfezione quell’epica tutta americana che punta sulla intraprendenza dei singoli ma in fondo non prevede mai un’autentica ridefinizione del sistema: infatti nessuno si sogna di stabilire un tetto di budget uguale per tutte le squadre sportive, e analoghe disuguaglianze permangono in politica e in altri ambiti sociali (e non solo negli Usa).
La storia diretta dal regista di Truman Capote – A sangue freddo (2005) – e non a caso Philip Seymour Hoffman figura nel ruolo secondario dell’allenatore della squadra – presentava però anche altre insidie. Forse è per questo che il libro uscito a poca distanza dai fatti cui s’ispira (nel 2003), è stato trasformato in sceneggiatura da Steve Zaillian e Aaron Sorkin (già autore di The Social Network) solo dopo alcuni anni e vari rimaneggiamenti.
Non si poteva certamente convincere tutto il pubblico americano che il valore carismatico e il talento individuale dei grandi giocatori possa essere messo in discussione da semplici calcoli numerici. Ma nel film si dimostra anche come molti atleti non siano considerati per il loro reale valore, ma in base a considerazioni di carattere extra-sportivo, e questo argomento può rendere più digeribile la tesi precedente.
Un altro esempio: alimentando un tipico cliché di queste pellicole a stelle a strisce dedicate a un mondo quasi interamente maschile, un anziano selezionatore di giocatori esprime la sua diffidenza per quelli che si accompagnano con ragazze non proprio bellissime, sostenendo che mancano di autostima, e fa ridere la platea. Più avanti, il proprietario di un ricco club esibisce la propria dipendenza da una segretaria tuttofare, una delle poche comparse femminili del film, rendendosi anche per questo antipatico agli stessi spettatori di cui sopra.
La vicenda è insomma affrontata con la giusta furbizia e un’accorta retorica (e quindi con molta fiction), come per esempio nei flashback che ricostruiscono la carriera da giocatore del protagonista. Gli esperti sostengono che una miscela così attentamente dosata ha in sé tutti gli elementi per conquistare diverse statuette alla prossima edizione degli Oscar.
© CultFrame 12/2011
TRAMA
Grazie a un laureato in statistica esperto di baseball, il General Manager di una squadra di buon livello ma dallo scarso budget cerca di mettere assieme una formazione composta di seconde linee, le cui caratteristiche possono però essere quelle giuste per andare a punti e vincere le partite: un metodo rivoluzionario per uno sport tanto complicato quanto schiavo di media e sponsor.
CREDITI
Titolo: L’arte di vincere / Titolo originale: Moneyball / Regia: Bennett Miller / Sceneggiatura: Stan Chervin, Steven Zaillian e Aaron Sorkin, tratta dal romanzo di Michael Lewis “Moneyball – The Art of Winning an Unfair Game” / Fotografia: Wally Pfister / Montaggio: Christopher Tellefsen / Musica: Mychael Danna / Interpreti principali: Brad Pitt, Jonah Hill, Philip Seymour Hoffman, Robin Wright / Produzione: Columbia Pictures / Distribuzione: Warner Bros. / Paese: USA, 2011 / Durata: 133 minuti
LINK
Filmografia di Bennett Miller
Torino Film Festival – Il sito
Warner Bros.