Abbiamo già parlato del progetto discografico di David Lynch, e di come abbia affidato la realizzazione dei primi due video estratti dall’album Crazy Clown Time ai vincitori di un contest sul web. Se per il brano I Know, l’israeliana Tamar Drachli ha immaginato un perturbante rapporto di coppia, tra atmosfere noir e inquietudini fantascientifiche, in Good Day Today il francese ventiduenne Arnold de Parscau sceglie l’horror psicologico per trattare di aberrazioni tra le mura domestiche, mettendo in scena un quadro di disgregazione familiare dove il surreale diviene forse l’unico linguaggio possibile dell’incomunicabilità.
Estratto da un pluripremiato cortometraggio intitolato Tommy, che tuttavia ne ha seguito l’uscita ampliandone trama e prospettiva, il videoclip ha come protagonista un bambino di nove anni che, seduto a tavola per cena, affonda in un piatto di minestra per emergere in una dimensione allucinatoria. In esso, non solo e non tanto la condizione di vittima, quanto l’emblema di una fragile (e spaventosa) verginità rispetto alla corruzione e all’annebbiamento della società alienata, un candore inconsciamente violento e purificatorio.
All’interno della casa-prigione, in un’indefinita provincia rurale, l’appiglio al cliché – con il capofamiglia imbambolato davanti alla tv, la madre alcolizzata e depressa, la figlia adolescente completamente estraniata – risulta particolarmente efficace come immaginario sul quale innestare elementi metaforici fortemente disturbanti. Il movimento di evasione che il protagonista compie per fuggire dalla propria spaventosa realtà, infatti, fa parte di un impulso distruttivo (dai contorni probabilmente edipici) nel quale la richiesta di attenzione si compie attraverso un gesto estremo di rottura che non cerca comprensione ma legittimità.
Nel delirio del bambino, il padre non ha gli occhi e la moglie glieli cucina, mentre la figlia perde sangue dalle orecchie: il desolante squallore va progressivamente assumendo i contorni dell’incubo.
Il ritmo delle immagini è per contrasto di una lentezza torbida, rispondente più ai tempi del cortometraggio dal quale deriva, mentre la musica corre spedita lungo un’incessante pulsazione dance sovrapposta ad armonie e sonorità di ascendenza badalamentiana, con la voce deformata che – in questo brano come nel resto del disco – aumenta la distanza tra un autore spersonalizzato e l’opera, sospesa così nell’incertezza della fonte (chi sta parlando a chi?).
Proviene dal repertorio di Lynch il tema del rapporto perturbante tra i recessi dell’inconscio e la realtà intesa come binario trasversale a dimensioni multiple e ipotetiche; e d’altronde anche la grana e l’atmosfera di alcune immagini svelano una chiara attitudine derivativa, specialmente in una parte centrale in cui l’idea del passaggio al regno del subconscio è resa con espedienti formali e fotografici (citazioni, in almeno un caso) che molto devono, ad esempio, al Twin Peaks più orrorifico.
La regia scorre lineare, al servizio della trama, assecondando la forza espressiva delle immagini, attenta nel delinear i personaggi e il loro contesto attraverso un montaggio geometrico ed equilibrato, dove non compaiono movimenti di macchina né effetti visivi.
Ne risulta un interpretazione visuale che può richiamare il teatro di Kantor tanto quanto le ombre della pittura fiamminga, mostrando una riverenza forse eccessiva verso l’opera registica del maestro Lynch. Grande fascino e facile presa trovano dunque un perfetto equilibrio, anche se lo spettatore più navigato noterà i limiti di un certo girare intorno a sé stesso, battendo su tematiche ampliamente affrontate e bisognose forse di nuove strategie rappresentative.
© CultFrame 12/2011
CREDITI
Brano: Good Day Today / Artista: David Lynch / Regia videoclip: Arnold de Parscau / Album: Crazy Clown Time / Etichetta: Sunday Best Recordings / Anno: 2011
LINK
CULTFRAME. I Know. Videoclip di David Lynch diretto da Tamar Drachli (di Antonio Laudazi)
CULTFRAME. Inland Empire. Un film di David Lynch (di Nikola Roumeliotis)
CULTFRAME. Playstation 2. Spot diretto da David Lynch (di Maurizio G. De Bonis)
Arnold de Parscau su Vimeo