Retrospettiva Alan Parker. 12° Sottodiciotto Filmfestival. Torino

SCRITTO DA
Silvia Nugara

Alan Parker si trova in questi giorni a Torino in occasione di una retrospettiva completa delle sue opere proiettate in parte nell’ambito dell’omaggio che gli dedica il Sottodiciotto Film Festival (fino al 17 dicembre 2011) e in parte presso la Sala tre del Cinema Massimo (dal 18 al 21 dicembre 2011, a cura di Stefano Boni e Massimo Quaglia, autori anche di una monografia edita da Cineforum). La parabola artistica di Parker è quella di un grande narratore di storie pienamente a suo agio con la comunicazione per immagini. Non a caso, l’inglese si fatto le ossa in un’agenzia pubblicitaria dove, dopo alcuni anni di gavetta, è diventato prima copywriter e poi regista di spot televisivi. Erano gli anni Sessanta e concentrare una storia in trenta secondi di pubblicità rappresentò una grande occasione creativa per lui come per altri futuri autori quali Ridley Scott e Adrian Lyne.

Ancora oggi il regista trae da quell’esperienza un insegnamento: “Se non hai qualcosa di chiaro da dire, evita di fare film. Pensa alla storia che vuoi raccontare, al messaggio che vuoi trasmettere, non sprecare neppure un minuto annoiando lo spettatore”. Quel che colpisce nei diversi lavori che Alan Parker ha scritto e diretto nell’arco della sua carriera è un’attenzione costante all’equilibrio tra storia narrata e ambientazione. Non è facile trovare un film in cui il contesto storico, l’aria del tempo non risulti presente come elemento determinante e non puramente estetico del film. Questo sin dai suoi primissimi lavori, difficili da reperire in Italia, come per esempio No Hard Feelings (1976), film televisivo sulle vicende di una famiglia proletaria londinese tra il 1939 e il 1940, o The Evacuees, sempre un lavoro per la tv, ambientato durante la Seconda Guerra mondiale.

Parker esordisce nel lungo con Bugsy Malone. Piccoli gangsters (1976): un folle omaggio alla Hollywood dei gangster movies e dei musical anni ’30 con un cast interamente costituito di bambini tra cui spicca Jodie Foster. Il successo arriva già con il secondo lavoro, Fuga di mezzanotte (1979), storia da incubo sull’infinita prigionia di un giovane turista americano in un carcere turco, che valse a Oliver Stone l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale e a Giorgio Moroder la statuetta per la colonna sonora. L’anno dopo è il momento di Fame (1980), che riesce a intercettare non solo lo spirito di un’epoca ma anche a segnare l’immaginario giovanile dei decenni a seguire.

A Torino Parker ha raccontato che in origine il film si sarebbe dovuto chiamare Hot lunch ma poi un giorno, durante le riprese, passeggiando per New York si trovò di fronte a un cinema porno che proiettava una pellicola intitolata proprio Hot lunch e – incredibile ma vero – il protagonista in cartellone si chiamava Alan Parker per cui decise di cambiare titolo: “Fama, quella parola voleva sintetizzare l’ossessione per il successo di un gruppo di giovani artisti newyorkesi, quella che ora appartiene a una generazione intera. In questo senso, il film ha un po’ prefigurato quello che sarebbe stato il futuro”.

La musica, la Storia e la ribellione giovanile si ritrovano in un altro lavoro che ha fatto storia, Pink Floyd The Wall (1982), tratto dall’omonimo concept album della band inglese. Attraverso invenzioni scenografiche e sequenze visionarie in cui le animazioni prendono il sopravvento sulla narrazione filmica, il regista ha dato vita a un modo di intendere il ritmo e la fusione tra musica e immagini che, in un’epoca immediatamente precedente l’avvento di MTV e dei videoclip, hanno avuto un’importanza decisiva. La musica è sicuramente un linguaggio con cui il cinema di Parker si è confrontato più volte e in modi sempre nuovi, per esempio scegliendo autori importanti per le colonne sonore, si pensi a Peter Gabriel per Birdy o a Moroder per Fuga di mezzanotte, ma anche facendo della musica stessa il perno narrativo ed espressivo di un lavoro. Forse l’esempio più felice è The Commitments (1991), commedia tratta da un racconto di Roddy Doyle sulla nascita e lo scioglimento di una band di scapestrati dublinesi: black music, personaggi ben scritti, comicità intelligente. Probabilmente l’esempio più ambizioso e discutibile è invece il melodramma Evita (1996) con Madonna nelle vesti della protagonista.

Nella sua fame di storie e di Storia, Parker si è spesso misurato con temi importanti e vicende drammatiche, come dimostrano Birdy (1984) ambientato tra i reduci della guerra del Vietnam, Mississippi Burning (1988) sulla violenza razzista negli Stati Uniti, Benvenuti in Paradiso (1990) sui nippo-americani negli anni della Seconda guerra mondiale, Le ceneri di Angela (1999) su una poverissima famiglia divisa tra Irlanda e America alla metà degli anni ’30 o il più recente The life of David Gale (2003) che si confronta con il tema della pena di morte attraverso la storia di un docente (Kevin Spacey) condannato per un presunto stupro e omicidio.

Nel ripercorrere le tappe della carriera di Alan Parker non si può non notare anche il ruolo fondamentale rivestito dagli attori nelle sue pellicole. Basta fare un elenco di alcuni dei nomi con cui ha lavorato: John Hurt, Nicolas Cage, Matthew Modine, Diane Keaton, Gene Hackman, Willem Dafoe, Dannis Quaid, Antony Hopkins, Laura Linney, Kate Winslet. Una delle sue  opere che più delle altre si regge proprio sulle spalle dei due protagonisti è Angel Heart – Ascensore per l’inferno, con Robert Ne Diro e Mickey Rourke, un thriller faustiano in cui Parker maneggia per la prima volta alcuni elementi horror. Pare che inizialmente il regista volesse Marlon Brando nella parte di Lucifero e De Niro per il personaggio di Harry Angel ma il rifiuto di Brando e la richiesta di De Niro di recitare il diavolo cambiarono le carte in tavola.

A Torino Alan Parker ha detto di non avere più voglia di tornare dietro la macchina da presa, salvo poi raccontare di essere alle prese con il progetto di una storia d’amore sullo sfondo dell’emigrazione portoricana negli Stati Uniti. Pare però che il film si farà solo se un “certo” attore accetterà la parte del protagonista. Speriamo che il film si realizzi e che Sir Parker trovi il modo di narrarci questa storia con la levità dei suoi lavori migliori.

© CultFrame 12/2011

 

IMMAGINI
1 Frame del film Saranno famosi di Alan Parker
2 Frame del film The Commitments di Alan Parker

LINK
PUNTO DI SVISTA. 12° Sottodiciotto Filmfestival. Anteprima
Filmografia di Alan Parker
Sottodiciotto Filmfestival – Il sito

 

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Silvia Nugara

Silvia Nugara ha un dottorato di Linguistica Francese e i suoi interessi ruotano attorno alle relazioni tra il linguaggio e la costruzione della realtà sociale, con particolare riferimento agli immaginari e ai discorsi relativi alle soggettività di genere. Attualmente è redattrice di Punto di Svista e Cultframe - Arti visive.

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