“Io vedo tutto” dice Sherlock, e pure troppo diremmo noi: questo è il problema di Guy Ritchie. L’onniscenza del suo protagonista ed il suo sguardo sovraumano vanno di pari passo con la logorrea visiva del regista che mette in campo l’intero armamentario effettistico in suo possesso, provocando così una sorta di affabulazione visionaria che, alla lunga, risulta un po’ indigesta. Fantascienza archeologica al limite dello steampunk, brividi anarchici, macroeconomia e geopolitica, la storia piegata alle esigenze dello show in cui, mattatore assoluto, muore, risorge, lotta ed ama questo bizzarro Sherlock Holmes premoderno che da Conan Doyle prende il solo nome, ben potendo con un solo cambio d’abiti sostituire egregiamente un qualsiasi Jason Bourne. Come ogni action-hero degli ultimi 15 anni, anche il paludato investigatore vittoriano pratica un micidiale mix di arti marziali e boxe secondo le convenzioni estetiche imperanti che esigono coreografie impeccabili ed assenza di sangue (talmente volgare!).
Violenza fasulla e tono slapstick riportano quindi l’avventura nell’alveo del divertissement puerile, divertente, per carità, ma pure inutile. È la sensazione di spreco che infastidisce un po’, di fronte ad una pellicola ben diretta ed ottimamente interpretata, ricca nelle ricostruzioni, fantasiosa in alcune trovate, divertente nei dialoghi, adrenalinica nelle sequenze d’azione, non si poteva osare un po’ di più? Evidentemente Ritchie si accontenta di svolgere il compitino, con l’indubbio talento di cui è naturalmente dotato e circondandosi di collaboratori di eccellente livello che rendono comunque questo Sherlock Holmes godibilissimo, ma per nulla ambizioso. Carico di ogni orpello d’epoca, l’investigatore di Ritchie ha sostituito l’ineffabile rigore deduttivo di Holmes con l’iperativvità chimica di Downey Jr., protagonista/personaggio debordante ed assorbente che “si mangia” il film, lasciando poche briciole di emozione ad un pubblico stordito da cannonate e finte morti annunciate.
E “vedere tutto” non sempre è un bene, come nell’escamotage troppo meccanico della “previsione di scontro”: sorprendente la prima volta, prevedibile la seconda, insopportabile la terza. Forse in questo Gioco di Ombre, che in verità pare più un gioco si specchi che amplifica a dismisura la visione, per il protagonista sarebbe stato meglio “vedere meno”, per il regista “mostrare meno” e per il pubblico “immaginare di più”.
© CultFrame 12/2011
TRAMA
Il Principe d’Austria viene trovato morto e tutte le prove raccolte dall’Ispettore Lestrade indicano come causa della morte il suicidio. Sul caso decide di indagare anche Sherlock Holmes, convinto che il Principe sia stato vittima di un omicidio messo in atto da un genio del male: il Professor Moriarty. Nel tentativo di sventare il diabolico piano di morte e distruzione ideato da Moriarty, il grande detective affronterà un rocambolesco viaggio attraverso l’Europa in compagnia del fedele Watson e di Sim, una zingara cartomante cui Sherlock Holmes ha salvato la vita.
CREDITI
Titolo: Sherlock Holmes: Gioco di ombre / Titolo originale: Sherlock Holmes: A Game of Shadows / Regìa: Guy Ritchie / Sceneggiatura: Michele Mulroney, Kieran Mulroney / Fotografia: Philippe Rousselot / Montaggio: James Herbert / Scenografia: Sarah Greenwood / Musica: Hans Zimmer / Interpreti principali: Robert Downey Jr., Jude Law, Noomi Rapace, Jared Harris, Eddie Marsan, Rachel McAdams, Stephen Fry / Produzione: Silver Pictures, Wigram Productions / Distribuzione: Warner Bros. Picures Italia / Paese: U.S.A., 2011 / Durata: 129 minuti
LINK
CULTFRAME. Un Rendez Vous. Spot Dior Homme diretto da Guy Ritchie (di Luca Lampariello)
CULTFRAME. RocknRolla. Un film di Guy Ritchie (di Giovanni Romani)
Sito ufficiale del film Sherlock Holmes: A Game of Shadows (Sherlock Holmes: Gioco di ombre) di Guy Ritchie
Filmografia di Guy Ritchie
Warner Bros.