Recarsi alla Victoria Miro Gallery, nel cuore di Islington, per visitare la personale di Alex Hartley significa lasciarsi coinvolgere da un’esperienza suggestiva, caratterizzata dalla riflessione sensibile sulle dinamiche relazionali e percettive che l’intervento umano, in qualsiasi forma esso venga inteso, finisce per instaurare sull’ambiente naturale.
Hartley si serve di mezzi diversi, fotografia, scultura, installazione, per investigare le diverse inclinazioni del rapporto tra natura e intervento ambientale.
Per questa mostra si spinge oltre, abitando una cupola geodetica, di materiale riciclato, sul modello di quelle utilizzate dalle comunità hippie degli anni ’60, al di là del laghetto artificiale, sulla terrazza della galleria. In totale isolamento, fatta eccezione per qualche pollo che razzola nei paraggi, l’artista trasporta la riflessione su modalità abitative in aree selvatiche e la dicotomia tra senso di appartenenza e isolamento su un piano performativo. La permanenza nella cupola si protrarrà per tutta la durata dell’esposizione.
All’interno della galleria, The world is still big, scandisce le pareti tramite una serie di fotografie di grande formato, scattate in giro per il mondo, tra il Sud America, la California e la Sardegna.
Si tratta di paesaggi artici, panorami rocciosi, radure e macchie selvatiche, la cui quiete solitaria viene in qualche modo disturbata o resa inquietante dall’intervento dell’artista, mediante particolari che, a volte, non sono immediatamente percepibili ad una prima occhiata, altre volte, invece, costituiscono parte integrante della composizione I resti di un fuoco da campo, piccole croci, aperture scavate nella roccia, un bunker surreale dalle forme spaziali, una tenda rudimentate appesa ad un ramo, fino alla replica della capanna del Montana, in cui Unabomber aveva abitato per anni, in condizioni eremitiche ed estreme.
La fotografia documenta una situazione, l’intervento dell’artista sull’ambiente, ma costituisce anche una sorta di narrativa coinvolgente, che induce il visitatore non solo ad osservare, ma a pensare. Da un lato, le immagini ispirano sentimenti di fuga, la ricerca dell’essenziale e del primitivo, in un mondo sempre più alienato e artificiale; dall’altro, scatenano ansie segrete, la visione di una società fittizia e apocalittica, in cui vivere con scarsi e rudimentali mezzi, potrebbe rivelarsi necessario.
Dalle foto alle installazioni, isolata, quasi abbandonata nel vasto spazio della galleria, Bivvy è una struttura in fibra di vetro, che ha le fattezze di una tenda, semisommersa da un manto nevoso. Ci si domanda se rappresenti un palpito di vita ancora inviluppato, oppure se non sia piuttosto il simbolo di un relitto vuoto o di un tragico sepolcro.
Più oltre, sono esposte le foto delle due spedizioni nell’Artico, che Hartley ha effettuato per realizzare il suo progetto Nowhere Island. La controversa scultura, formata da sei tonnellare di morena estratta da Nymark, una piccola piattaforma rocciosa, messa a nudo dal dissolversi di un ghiacciaio nell’arcipelago norvegese delle Svalbard, è stata finanziata da Arts council in vista delle prossime Olimpiadi. Nowhere Island verrà presentato in diversi luoghi del Regno Unito e si propone di sensibilizzare l’attenzione del pubblico riguardo ai cambiamenti climatici ed il pericolo che essi costituiscono.
Oltre ai sedimenti e ai detriti itineranti di Nymark, il progetto partecipativo è già corredato da un’ambasciata vitrtuale a cui ci si può registrare, per ottenere la cittadinanza e contribuire così alla costituzione di Nowhereisland.
Al di là dei clamori suscitati da questa nuova avventura, le opere di Hartley costringono a ripensare la nozione di spazio, e interrogarsi su come un ambiente possa, al passaggio umano, tramutarsi, di volta in volta, in luogo ostile, rifugio abitabile, santuario distopico.
© CultFrame 12/2011
IMMAGINI
1 Alex Hartley. Waiting for Daylight to End (Kaczynski’s Cabin), 2011. Constructed mixed media on C-type photograph 150 x 120 x 5 cm
2 Alex Hartley. I’m tired of travelling, 2011. Constructed mixed media on C-type photograph. diptych left panel 90 x 81.4 cm, right panel 90 x 110 cm
3 Alex Hartley. Imagine there is a God, 2011. Constructed mixed media on C-type photograph. 100 x 125 cm
INFORMAZIONI
Alex Hartley: The World is still big
Dal 22 novembre 2011 al 21 gennaio 2012
Victoria Miro Gallery / 16 Wharf Road, Londra / Telefono: +44(0)20.73368109
Orario: martedì – sabato 10.00 – 18.00 / Ingresso libero
LINK
Il sito di Alex Hartley
Victoria Miro Gallery, Londra