Dopo il recente Vento di primavera (2010), la Francia torna a rappresentare nel cinema un episodio vergognoso del suo Novecento: il rastrellamento compiuto nel luglio del 1942 dalla polizia parigina a danno di più di 13000 ebrei, dei quali circa 8000 vennero rinchiusi in condizioni disumane per cinque giorni nel Velodromo d’inverno (il Vel d’hiv) per poi essere deportati prima in campi di raccolta francesi e poi nei campi di sterminio nazisti.
Tratto dal romanzo omonimo della scrittrice anglo-francese Tatiana de Rosnay, La chiave di Sara sceglie una strada diversa rispetto al melodramma di pura ricostruzione storica. Passato e presente si intersecano attraverso la vicenda di una giornalista franco-americana impegnata a scrivere oggi un articolo sull’episodio del Vel d’hiv. Nel periodo in cui sta svolgendo queste ricerche, la donna progetta di trasferirsi nell’appartamento parigino in cui è cresciuto il marito, nel Marais, e finisce per scoprire che i suoceri subentrarono in quella casa a una coppia di ebrei deportati e uccisi proprio nel 1942.
Quando viene a sapere che i due figli della coppia, Sarah e Michel, non furono deportati, la giornalista si lancia appassionatamente in un lavoro di ricostruzione dei loro destini attraverso archivi, incontri, viaggi intercontinentali. La sceneggiatura intreccia perciò la storia della donna con quella della piccola Sarah che il giorno del rastrellamento volle salvare il fratellino chiudendolo a chiave in un armadio a muro. Nelle sequenze storiche, la messa in scena evita didascalici eccessi di retorica adottando soprattutto il punto di vista della bambina interpretata in modo molto efficace da Mélusine Mayance.
Il film si spende però molto nel ritratto emotivo del personaggio interpretato da Kristin Scott-Thomas che con la sua bellezza da anti-diva interpreta sempre più spesso ruoli di donne dalla psiche complessa in pellicole che non di rado peccano per il ridondante intimismo (Ti amerò sempre, L’amante inglese, Contre toi). Il risultato è un film che sceglie la chiave sentimentale per testimoniare una vicenda del passato e per attrarre così anche un pubblico non interessato ai film d’ambientazione storica.
© CultFrame 01/2012
TRAMA
Il film segue le indagini di una giornalista che cerca di ricostruire il destino di Sarah, una bambina ebrea parigina che con i genitori e il fratellino subì le conseguenze del rastrellamento avvenuto a Parigi nel luglio del 1942.
CREDITI
Titolo: La chiave di Sara / Titolo originale: Elle s’appelait Sarah / Regìa: Gilles Paquet-Brenner / Sceneggiatura: Gilles Paquet-Brenner, Serge Joncour da un romanzo di Tatiana de Rosnay / Fotografia: Pascal Ridao / Montaggio: Hervé Schneid / Scenografia: Françoise Dupertuis / Musica: Max Richter / Interpreti principali: Kristin Scott-Thomas, Mélusine Mayance, Niels Arestrup, Frédéric Pierrot, Michel Duchaussoy, Dominique Frot, Aidan Quinn / Produzione: Hugo Productions / Distribuzione: Lucky Red / Paese: Francia, 2011 / Durata: 111 minuti
LINK
Sito ufficiale del film Elle s’appelait Sarah (La chiave di Sara) di Gilles Paquet-Brenner
Sito italiano del film La chiave di sara di Gilles Paquet-Brenner
Filmografia di Gilles Paquet-Brenner
Lucky Red