Del nuovo film di Giuliano Montaldo restano impresse in modo particolare la prima e l’ultima sequenza: la prima colpisce per la fredda nettezza della fotografia di Arnaldo Catinari, che neutralizza quasi tutti i colori, e per la classica potenza della colonna sonora di Andrea Morricone (figlio d’arte), che accompagnano tutto il film e rappresentano alcune delle sue qualità più evidenti, richiamandosi a quel certo genere di noir “civile” che in Italia venne praticato soprattutto negli anni ’70; le ultime scene della pellicola sembrano invece rimandare a La règle du jeu (1939) di Jean Renoir, con i due protagonisti che si affrontano raggelati nel parco di una villa dove è in corso una festa che si rivela atroce… così è la regola del gioco, in una società senza scrupoli.
In mezzo a questi due momenti, costruiti in modo diverso ma con eguale efficacia visiva e drammaturgica, il film mette in scena soprattutto il tempo ciclico in cui si dibatte senza via d’uscita il suo personaggio principale, l’industriale Nicola Ranieri interpretato da Pierfancesco Favino: la sua vita è fatta di una ripetizione di abitudini quotidiane, come le serie di vasche in piscina, il lavoro in fabbrica e le cene con la bella moglie (Carolina Crescentini) nella loro villa in collina o in ristoranti esclusivi, location ben individuate nella Torino “benestante”.
Nicola si trova però sempre più stritolato da una corsa contro il tempo che gli impone nuove spiacevoli consuetudini, come quella di cercare finanziatori che gli evitino di chiudere la fabbrica ereditata dal padre: il protagonista de L’industriale è infatti un uomo sotto pressione, che lotta per salvarsi dalla crisi che minaccia la sua azienda e la sua posizione, logorando anche la relazione con la moglie e la suocera straordinariamente facoltosa, cinica e calcolatrice.
La finanziarizzazione dell’economia e il rinnovarsi dell’alleanza tra vecchi proprietari e nuovi banchieri sono temi ben ritratti sullo sfondo del film, attualizzando le riflessioni già contenute nel Manifesto del partito Comunista (1848) di Marx ed Engels secondo cui nella società borghese “coloro che lavorano, non guadagnano, e quelli che guadagnano, non lavorano? (e a Torino ne sanno qualcosa…). Montaldo ha però scelto di tenere in primo piano la vicenda privata del protagonista, a cui lo spettatore è portato sin dalle prime immagini della pellicola a concedere credito, in quanto portavoce di una visione etica e generosa del suo ruolo di proprietario industriale.
Invece, nel corso del film, il personaggio mostra crescenti fragilità e ambiguità, rivelandosi assai simile al protagonista di Una bella grinta (1964). In quel caso era Renato Salvatori a essersi indebitato ben oltre le sue possibilità per costruirsi quella “fabbrichetta” che nell’Italia del boom economico sembrava l’unica possibilità di arrampicarsi sui gradini più alti della scala sociale. I protagonisti del secondo e del più recente lungometraggio dell’autore genovese sono due figure figlie delle rispettive epoche, ma sono fortemente accomunate da una forma di possesso per il proprio, che si incarna anche nella gelosia più acuta per le rispettive compagne: in entrambe le storie è il rapporto con la moglie che porta a una svolta drammatica finale.
Può dispiacere che ne L’industriale il tema del lavoro, inizialmente centrale, diventi nella seconda parte solo uno sfondo. Si poteva forse esigere da Montaldo uno sforzo ulteriore e un ritratto dell’attuale crisi economica (e politica!) meno incentrato su di un solo personaggio. Invece, un regista ottuagenario e senz’altro coraggioso, che ha la possibilità di lavorare con un gruppo di collaboratori di cui fanno parte anche la moglie e la figlia, oltre a numerosi professionisti di prim’ordine, ha firmato un’opera le cui ragioni ultime sembrano essere per lo più interne a una sua visione del cinema di genere e, come si è detto, del cinema che lui stesso ha già realizzato in passato.
© CultFrame – Punto di Svista 01/2012
TRAMA
Non è facile per Nicola tirar fuori da una crisi sempre più grave le Officine Meccaniche Ranieri che ha ereditato dal padre, puntando negli ultimi anni sul fotovoltaico. L’unica via per evitare il fallimento sembra essere quella di accettare l’aiuto economico della moglie e della ricca suocera, ma Nicola Ranieri tenta con orgoglio di trovare un’altra soluzione, cercando il credito finanziario necessario per salvare la fabbrica e il lavoro dei suoi operai.
CREDITI
Titolo: L’industriale / Regia: Giuliano Montaldo / Sceneggiatura: Giuliano Montaldo, Andrea Purgatori da un soggetto di Giuliano Montaldo e Vera Pescarolo Montaldo / Fotografia: Arnaldo Catinari / Musica: Andrea Morricone / Scenografia: Francesco Frigeri / Montaggio: Consuelo Catucci / Costumi: Elisabetta Montaldo / Interpreti: Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini, Eduard Gabia, Francesco Scianna, Elena Di Cioccio, Gianni Bissaca / Produzione: Bibi Film con Rai Cinema / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Italia, 2011 / Durata: 94 minuti
SUL WEB
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Filmografia di Giuliano Montaldo
01 Distribution